L’abbiamo sognato da bambini, quando nei giardini sotto casa – appena prima dell’immancabile urlo di mamma per convincerci a rientrare – si tentava l’ultima decisiva giocata per il famoso e spietato “chi fa gol vince“.
Niente da fare, neanche due puntate inedite di Inazuma Eleven accompagnate da manciate di goleador, sarebbero bastate per interrompere quel momento.
Nessuna esitazione, una sola parola d’ordine: segnare.
Sì, non nascondiamoci, è una sensazione vissuta da molti. Forse tutti.
Anche da chi si è solamente avvicinato a questo sport, anche da chi, ne ha fatto un lavoro. Dai giardinetti sotto casa ai campi del professionismo, da una piccola città mercato inglese (Newton Abbott) al Westfalenstadion in un Campionato Europeo.
Parola di Ollie Watkins.
Un sogno che diventa realtà
Entra al minuto 82 tra malcontento e stupore di tutti i tifosi inglesi. Fuori Kane e Foden, dentro Watkins e Palmer (ennesima scelta forte di Southgate).
Otto minuti dopo, però, è proprio il gioiello del Chelsea a premiare un taglio del centravanti dei villans.
Stop ad allargarsi per liberarsi della marcatura di De Vrij, e tiro a incrociare che non lascia scampo a Verbruggen.
Una sassata che si incastra a pochi centimetri dal palo, una benedizione, che si traduce in biglietto per la finale di Berlino contro la Spagna.
Percorso
Se il gol decisivo contro gli Oranje è un coronamento alla carriera: questa, è stata sino adesso un’odissea di emozioni.
Dai campi della “League Two” (quarta divisione inglese) con le maglie di Exeter City e Weston-Super-Mare, al trampolino di lancio rappresentato dal Brentford in Championship, sino all’esordio in Premier League a venticinque anni compiuti.
Una scalata a suon di gol che l’ha portato (oltre a essere stato nel 2020 l’allora acquisto più costoso della storia dell’Aston Villa) a segnare nelle ultime quattro stagioni rispettivamente 14, 11, 15 e 19 reti.
Evidenziare ancora le sue doti sotto porta risulterebbe pleonastico, ma i numeri di questo ragazzo sono davvero sorprendenti, compresi quelli in nazionale (sono 4 le reti con i tre leoni in 460 minuti giocati). Un gol ogni 115 minuti, un feeling con la porta che quest’anno sotto la guida di Unai Emery è diventato indissolubile.
“Un mio amico sente che segnerò anche nella finale dell’Europeo. L’ho fatto una partita prima, ma non si sa mai, potrei conservarne un altro per domenica” dirà ai microfoni.
Chissà quindi se anche stasera riuscirà a essere decisivo. Il talento non gli manca: il destino, sembrerebbe averne premiato resilienza e gavetta.