Dimitar Berbatov, un aristocratico del calcio

Nei suoi anni migliori, il bulgaro è stato uno dei migliori attaccanti della Premier League

Screenshot Instagram Berbatov

Dimitar Berbatov è stato una sorta di eroe omerico. Come il combattente acheo Diomede, un guerriero valoroso. In campo, coniugava un tocco di palla raffinato a una stazza fisica degna di uno sprinter.

Da giovane Dimitar eccelle in tutte le discipline sportive, ma sceglie il gioco del calcio per ostentare la sua classe. Negli anni adolescenziali è un patito del Newcastle United, ma il suo idolo è Marco Van Basten. Nelle movenze ricorda un po’ il cigno di Utrecht e anche lui ogni tanto fa sfoggio di giocate immaginifiche. “Ricorda un po’” e “ogni tanto”, è bene specificarlo: l’olandese, si sa, è impareggiabile per il 99% dei centravanti di ogni epoca.

Gli inizi

Dimitar non è sempre un attaccante implacabile, ma sa fare divertire il suo pubblico. In campo, è leggiadro come una piuma e lo dà a vedere sin dagli esordi in Bulgaria, prima nel piccolo club della sua città, il Pirin Blagoevgrad, poi nel più quotato CSKA Sofia: lì, ci mette poco a dimostrare di essere il migliore giocatore della squadra.

Il centravanti bulgaro lascia il club della sua città per fare il grande salto in Bundesliga. Semplicemente i suoi compagni di squadra non sono al suo livello.

Il Bayer Leverkusen

Si trasferisce al Bayer Leverkusen, con cui sfiora la vittoria della finale di Champions League. A negargli la gioia di alzare la Coppa dei Campioni (nella competizione segnerà anche due gol quell’anno) è la prodezza di Zinedine Zidane: un gol tra i più belli della storia della competizione. Con il club tedesco Dimitar, in 202 presenze mette a segno 91 gol e 34 assist.

La Premier League lo aspetta!

L’esperienza in Inghilterra

Dopo quattro anni alle “Aspirine” si trasferisce così al Tottenham. Agli Spurs fa sfoggio della sua classe, tra il 2006 e il 2008 segna quasi 50 gol e, qualche stagione più tardi, passa al Manchester United di Sir Alex Ferguson per la considerevole cifra di 38 milioni di euro (più il prestito del giovane attaccante Campbell).

Con i Red Devils forma prima un super tridente con Cristiano Ronaldo e Wayne Rooney, poi, con l’addio di CR7, un altro di tutto rispetto insieme al portoghese Nani e allo stesso “Wazza”. Negli anni con i red devils, porta a casa due Premier League, due Community Shield e una coppa del mondo per club. Nel settembre del 2010 segna persino una tripletta nella sfida contro il Liverpool,  entrando a fare parte dei recordman dei match contro gli odiati rivali del Merseyside.

Come si legge in un articolo di Rivista Contrasti, “se fate attenzione, Berbatov non scava mai davvero il suolo coi tacchetti. Il suo ‘calcare’ è illusorio”. Tutto vero: la sua più che una corsa sembra una danza leggiadra

Qualche anno dopo sfiora il trasferimento in Italia, alla Fiorentina prima e alla Juventus poi. Una storia davvero sorprendente: il bulgaro aveva l’accordo con la Viola e sembrava imminente il suo passaggio alla Fiesole. In seguito, i bianconeri formulano un’offerta economica più alta. Berbatov è pronto a prendere un aereo con destinazione Torino, ma alla fine rimane sull’Isola e sposa la causa del Fulham, scatenando non poche polemiche.

Fine carriera

In seguito, Berbatov va a vivere nel principato di Monaco e firma un contratto con il club monegasco. Infine, dopo la parentesi al Paok Salonicco in Grecia, termina la sua carriera al Kerala Blasters in India.
Una carriera, tra l’irreale e il romanzo, che sembra tratta dai racconti di Bulkanov. Un viandante errante, un attaccante nomade. Un aristocratico con la passione per il gioco del pallone.

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