
In molti lo pensano: Giuseppe Rossi sarebbe potuto diventare uno dei migliori attaccanti al mondo se la sfortuna non lo avesse perseguitato.
La sua carriera è stata colpita da tanti, troppi infortuni, che ne hanno compromesso integrità fisica e continuità.
Il battesimo sportivo
Giuseppe è figlio di immigrati italiani trasferitosi negli Stati Uniti. Papà Fernando, originario di Fraine (piccolo paesino abruzzese), a inizi anni ottanta decide di trasferirsi negli States insieme alla fidanzata Clonilde, nativa di Acquaviva d’Isernia, nel vicino Molise.
Entrambi insegnano lingue, con papà Fernando che però coltiva un’altra grande passione: il calcio. In seguito, infatti, diventerà coach della squadra di Soccer dell’istituto.
Ed è sempre lui a trasmettere a suo figlio Giuseppe l’amore per il calcio, sport che pratica durante i suoi primi anni scolastici. Una bizzarria per i compagni di classe, i quali preferiscono la pallacanestro o lo sport della palla ovale.
Gli inizi
Giuseppe mostra da subito un grande talento per il gioco del pallone, tanto che nel 2000, all’età di 14 anni, si trasferisce in Italia, al Parma. Poco più tardi Rossi sarà la stella degli Allievi che vinceranno il titolo italiano, tanto da attirare l’attenzione di tanti club europei.
Dopo il crack di Tanzi, è il Manchester United ad approfittarne, lo sceglie direttamente Sir Alex Ferguson.
Con la maglia dei Red Devils accumula le prime apparizioni ufficiali, ma la concorrenza è molta e Rossi non riesce a ritagliarsi lo spazio che merita.
Newcastle e Parma
Nel 2006 la punta si trasferisce in prestito al Newcastle United. La sua esperienza con i Magpies si interrompe però dopo appena sei mesi a causa di alcuni problemi di adattamento. L’attaccante vuole fare esperienza e viene così ceduto a titolo temporaneo al Parma.
I gialloblù, però, sono penultimi in classifica e sembrano incapaci di reagire. È il nuovo allenatore Claudio Ranieri, che ha sostituito l’esonerato Pioli, a trovare la chiave: sì, proprio Giuseppe Rossi.
Il tecnico Romano, dopo le prime sfortunate partite, ha l’intuizione in allenamento: capisce che deve aggrapparsi alle giocate di Giuseppe per fare il miracolo.
E miracolo sarà perché Pepito” – come verrà chiamato in futuro – segna 9 gol importantissimi, che permettono al Parma di raggiungere l’insperata salvezza.
A fine stagione il presidente Ghirardi vorrebbe trattenerlo, ma costa troppo per le sue tasche e lo United non ha alcuna intenzione di svenderlo.
Il sottomarino giallo
Così, nell’estate del 2007, viene ceduto al Villarreal di Manuel Pellegrini per 11 milioni di euro più bonus.
Nel suo primo anno spagnolo, Giuseppe segna ben 11 reti in 27 presenze e il club conquista uno storico secondo posto in classifica. L’anno seguente fa il suo esordio in Champions League, raggiungendo i quarti di finale del torneo.
Ma è la stagione 2010-2011 quella della sua consacrazione.
Rossi diventa una macchina da gol – ne fa 32 in 56 presenze, di cui 11 in Europa League dove il Villarreal arriva sino alle semifinali – alzando definitivamente il suo livello.
I tempi sono maturi per il suo passaggio in una grande del calcio. Rossi sembra destinato a completare il tridente d’attacco del Barcellona, insieme a nientemeno che Lionel Messi e David Villa. La trattativa purtroppo sfuma sul più bello e i blaugrana virano su Alexis Sanchez.
Un colpo al morale che Rossi accusa, a cui se ne aggiunge un altro, fisico, il 26 ottobre del 2011, nella trasferta contro il Real Madrid, dove si rompe il legamento crociato. È l’inizio del calvario.
Il 13 aprile dell’anno seguente, quando sembra ristabilito, in una seduta di allenamento riporta un’altra lesione. I tempi si allungano e Rossi resta indisponibile tutta la stagione. Il Villarreal, però, sembra risentire pesantemente della sua assenza, tanto che retrocede addirittura in Segunda División.
Di nuovo Italia
La Fiorentina, approfittando dell’amara retrocessione, va a fare larga spesa in casa amarilla. Borja Valero, Gonzalo Rodriguez e Giuseppe Rossi passano alla corte dei Della Valle. Pepito sceglie la maglia numero 49 in onore dell’anno di nascita del padre.
Nel maggio del 2013 fa il suo esordio con la maglia viola e nell’agosto dello stesso anno mette a referto, alla prima giornata del campionato, la sua prima marcatura.
Il 20 ottobre del 2013 all’Artemio Franchi si gioca la partita di andata contro la Juventus di Antonio Conte. I bianconeri si portano in vantaggio di due reti e la gara sembra indirizzata verso un esito già scritto. Nondimeno, i padroni di casa reagiscono e rimontano il risultato. Grazie a una strepitosa tripletta di Rossi e al gol di Joaquin la Fiorentina vince incredibilmente in rimonta. Una vittoria che mancava da 16 anni a Firenze e una delle più belle ed emozionanti partite della storia recente del calcio italiano.
Pepito sembra tornato ai suoi livelli una volta per tutte! I tifosi fiorentini se lo godono e i top club italiani ed europei tornano ad osservarlo.
Destino beffardo
Il destino, però, sembra avercela con lui. Il 5 gennaio del 2014, Pepito subisce l’ennesimo pesante infortunio. È l’anno dei Mondiali, l’anno in cui sarebbe probabilmente stato protagonista. Prova in tutti i modi a rientrare in tempo, lavora parecchio e a maggio torna disponibile.
Prandelli gli concede una possibilità contro l’Irlanda in amichevole. Tuttavia, le gerarchie in attacco sono ormai delineate e il commissario tecnico della Nazionale non se la sente di convocarlo.
Si fa male nuovamente, resta fuori parecchio, fa fatica a ritrovare la migliore condizione. Va in prestito al Levante e l’anno seguente si trasferisce al Celta Vigo.
Nel dicembre 2017 viene tesserato dal Genoa, ma nel settembre del 2018 risulta positivo alla dorzolamide. Nonostante l’accusa della Procura Antidoping il tribunale sportivo assolve il calciatore e l’attaccante se la cava con un semplice ammonimento.
Torna negli Stati Uniti per giocare con il Real Salt Lake, ma anche lì dura poco. L’anno scorso accetta la Serie B con la SPAL, squadra con cui si è accordato nuovamente pochi giorni fa e con cui terminerà la stagione.
L’ennesima sfida di un talento tormentato in carriera dai tanti, troppi infortuni. L’importante, ora, è che torni ad essere felice, facendo ciò che più ama fare: giocare a calcio.