Diego Forlan, El Cachavacha

La storia del “Cacha”, tra i più grandi attaccanti degli ultimi vent'anni

Diego Forlan è uno di quei giocatori iconici, ricordati sia per le prestazioni (e i tanti gol) che per la sua folta chioma bionda.

Soprannominato Cachavacha, per via della somiglianza con una strega dei cartoni animati chiamata così, Diego è stato per molti un idolo nei suoi anni migliori.

Un’adolescenza particolare

Inizialmente ad appassionarlo di più come sport da praticare è il tennis. Nonostante infatti fosse figlio e nipote d’arte (suo padre Pablo ha giocato nel Peñarol e nel San Paolo, giocando pure i mondiali 1966 e 1974, mentre suo nonno Juan Carlo Corrazzo fu portiere nell’Independiente degli anni Trenta), è con una racchetta in mano che sembra dare il meglio di sé. Diversi suoi allenatori hanno spesso ammesso negli anni che potenzialmente poteva diventare un grande tennista.

Poi, però, la vita lo mette di fronte ad una difficile situazione famigliare.

Sua sorella Alejandra rimane paralizzata dopo un incidente stradale in cui perde la vita il fidanzato. I medici, dopo aver valutato la gravità della situazione, avvisano la famiglia delle cure molto costose. Diego, sapendo che con il tennis difficilmente avrebbe guadagnato abbastanza per pagarle, si ripromette di abbandonare il tennis per diventare un calciatore professionista.

Così sarà.

Prime esperienze

Comincia nella sua Montevideo nelle giovanili del Danubio, per poi passare in quelle del più quotato e blasonato Peñarol.

Appena diciottenne fa un provino con il Nancy (club francese di Ligue1), non convincendo però del tutto il club transalpino e rimandando di qualche anno il suo trasferimento in Europa.

Viene così acquistato dall’Independiente di Avellaneda, con cui in tre stagioni mette a segno ben 37 gol in 80 partite. In tanti ci mettono poco a capire che, per Diego, la Primera Argentina va un po’ stretta.

Finalmente Europa

A notarlo è il Manchester United di Sir Alex Ferguson, che lo acquista nel gennaio 2002 per circa 11 milioni di euro, realizzando il suo sogno di giocare nel vecchio continente.

Nei primi sei mesi, però, non segna neanche una rete e l’anno seguente festeggia da comprimario la prima e unica Premier League della sua carriera.

Dopo due anni e mezzo, tra alti e bassi e poche presenze da titolare, termina la sua esperienza nei Red Devils: lui vuole giocare, essere protagonista.

La chiamata della Spagna

Nell’agosto del 2004 viene ingaggiato dal piccolo ma ambizioso Villarreal, allora allenato da Manuel Pellegrini: mai scelta fu più azzeccata.
Al suo primo anno, con il Sottomarino Giallo realizza 25 reti in 36 presenze, sfornando soprattutto prestazioni di altissimo livello. Grazie a questo lauto bottino, El Cacha vince titolo Pichichi ne La Liga e Scarpa d’Oro ex aequo con Thierry Henry.

Storica, poi, la corsa in Champions League 2005/2006: qui il cammino di Forlán e compagni si interrompe soltanto nelle semifinali del torneo, dopo avere perso contro l’Arsenal di Arsene Wenger. Nella stessa stagione l’uruguaiano mette e referto 19 reti in 36 partite in campionato.

Dopo due anni di permanenza al Villarreal, Diego si trasferisce all’Atletico Madrid per 21 milioni di euro, andando a formare con Sergio Aguero una coppia d’attacco formidabile.

Segna 23 gol in campionato tra campionato e coppe il primo anno, 35 il secondo (32 in 33 partite ne La Liga, vincendo nuovamente titolo di Pichichi e Scarpa d’Oro): El cacha è un rullo compressore sotto porta. I tifosi dell’Atleti sognano ad occhi aperti con i suoi gol.

Classifica marcatori Liga 2008/09

Nel 2009/2010, nonostante un inizio stentato in campionato, l’Atleti cambia allenatore e, sotto l’egida guida di Quique Sánchez Flores, giunge sino alla finale di Europa League contro il Fulham.

Finalissima

Nell’atto decisivo, giocato all’Imtech Arena di Amburgo, a deciderla è proprio lui, Diego Forlán, con una doppietta indimenticabile.

Il numero 7 biancorosso sblocca il risultato al 32’, servito da un assist involontario del Kun Aguero. Bastano cinque minuti, però, ai “cottagers” per pareggiare la contesa, grazie ad un bel gol di Davies in girata.
La partita rimane in equilibrio fino ai tempi supplementari, merito anche delle parate di un giovanissimo De Gea e del suo collega Schwarzer.

A quattro minuti dai calci di rigore, poi, il gol che vale il trofeo.

Sergio Aguero lavora bene un pallone sulla fascia e stavolta serve volontariamente il suo compagno in area di rigore con un rasoterra perfetto. L’uruguagio si avventa sul pallone come un falco in picchiata, beffando difensore e portiere avversario. 2-1! È il delirio tra i tifosi colchoneros!
Di lì a poco la gara termina e l’Atletico Madrid vince la sua prima Europa League della storia, secondo alloro continentale dopo la Coppa delle Coppe del 1962. Grazie soprattutto al suo centravanti sudamericano, MVP della finale e ancora una volta miglior marcatore stagionale con 28 centri.

Mondiali 2010

A Sudafrica 2010, quindi, Diego ci arriva con un trofeo europeo sulle spalle e la voglia matta di conquistare il mondo.
L’Uruguay, infatti, oltre al suo capitano Forlán può far affidamento su una nuova generazione di talenti straordinari, tra cui Luis Suarez, Diego Godin, Martin Cáceres ed Edinson Cavani.
Dopo aver superato agevolmente il girone con Francia (0-0), Sudafrica (0-3) e Messico (0-1), e gli ottavi battendo la Corea del Sud (1-2), la Celeste trova davanti a sé un super Ghana, tra le squadre più in forma del torneo.

Ancora una volta ci penserà lui, prima segnando in partita il gol del momentaneo vantaggio, poi realizzando uno dei rigori nella lotteria, guadagnata grazie al sacrificio di Suarez in partita. Il Pistolero, infatti, “parerà” un tiro a botta sicura verso la propria porta a tempo scaduto, meritandosi rosso e gloria eterna, visto che poi Muslera ai calci di rigore respingerà il tiro decisivo di Asamoah Gyan. La corsa dell’Uruguay si ferma soltanto in semifinale contro l’Olanda, che passa il turno grazie a un gol di Van Bronckhorst.

Forlan segna cinque reti, conquistando il titolo di capocannoniere della competizione a pari merito con Wesley Sneijder e David Villa oltre che il “Pallone d’Oro” dei Mondiali.

Finale di carriera

L’anno successivo, nonostante una stagione in chiaroscuro nel club, riesce comunque a vincere il suo primo e unico titolo con la nazionale, la Copa America 2011 giocata in Argentina e vinta in finale contro il Paraguay grazie ad una sua memorabile doppietta.

Da lì, però, le sue prestazioni andranno sempre in calando. Inter, Internacional, Osaka e un romantico ritorno al Peñarol, fino ad arrivare a giocare in India e Hong Kong: saranno tappe fugaci, prima di chiudere la carriera nel 2018.

Il cerchio, quello, Diego lo aveva già chiuso in Argentina, con la tanto sognata Copa America che lo ha spedito dritto nella storia del calcio uruguaiano.

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