
Lo ha accompagnato per diversi anni dopo l’incidente in campo che stava per compromettere la sua carriera.
Il casco protettivo per Petr Cech è stato inizialmente un peso grande da sopportare psicologicamente, poi, col tempo, ha iniziato ad abituarcisi e a ironizzarci su. “Mi hanno proibito di togliere il casco. E poi se giocassi senza e mi infortunassi di nuovo così non avrei neppure la copertura dell’assicurazione…”.
Gli inizi
L’estremo difensore esordisce a diciassette anni nel Chmel Blsany, piccolo club di cui diventa presto titolare. Dopo un paio di stagioni passa allo Sparta Praga, una delle squadre più importanti del suo paese, con la quale raggiunge il record d’imbattibilità di 855 minuti, mantenendo la porta inviolata in 17 incontri su 27 match disputati.
Prende parte agli Europei U21 del 2002 con la sua Repubblica Ceca, con cui, ai tiri dal dischetto, si laurea campione della competizione contro la Francia. Petr verrà premiato “Miglior giocatore del torneo”: è qui che inizia a far parlare di sé tra gli addetti ai lavori di tutta Europa.
Così, nell’estate dello stesso anno, passa a titolo definitivo al Rennes, club di Ligue 1 francese, il quale anticipa la concorrenza di tante altre compagini europee.
Il grande salto
Due anni più tardi gioca titolare nella Nazionale maggiore agli Europei di categoria. Il sogno della Repubblica Ceca si infrange soltanto nelle semifinali del torneo contro la sorpresa Grecia, che si laureerà campione nell’atto decisivo contro il Portogallo.
Tuttavia, nonostante la delusione, viene comunque inserito nella Top11 della competizione: il momento per fare il grande salto sembra ormai arrivato.
E ad affidargli la propria porta è l’ambizioso Chelsea del nuovo patrón Román Abramovich, che versa nelle tasche del club francese la bellezza di 13 milioni di euro. Una cifra molto importante, che ne fa il portiere più caro della storia dei Blues.
Sotto l’egida guida di Josè Mourinho, il portiere ceco dà subito il meglio di sé, tra ottime prestazioni e strisce di imbattibilità: saranno 1025 minuti senza subire gol dal 12 dicembre 2004 fino al 5 marzo 2005, stabilendo un nuovo record per la Premier League.
L’incidente
Petr è ormai tra i migliori portieri del continente, il suo rendimento cresce partita dopo partita insieme all’appeal del club, che continua ad acquistare grandi giocatori a cifre esorbitanti in giro per il mondo. Niente e nessuno sembra poter fermare la sua ascesa. Fino a quel maledetto giorno…
14 maggio 2006. A Stamford Bridge si gioca Chelsea – Reading di Premier League.
Sono passati appena 16 secondi quando Petr esce al limite dell’area di rigore per intervenire su un pallone lungo. Hunt, sprezzante del pericolo, si avventa sulla sfera tirando una ginocchiata involontaria alla sua tempia.
Il numero uno del Chelsea perde i sensi e cade a terra esamine: cala il silenzio sullo stadio.
La paura prende il sopravvento, il ceco viene trasportato d’urgenza in ospedale e le notizie confortanti arrivano soltanto dopo qualche ora.
Un incidente, che avrebbe potuto costargli addirittura la vita, e che gli cambia di conseguenza la carriera.
Torna in campo 98 giorni dopo, con indosso quel caschetto protettivo da cui non si separerà più fino al termine della carriera.
I successi
Nonostante l’incidente, nella stagione 2007-2008 disputa una stagione di alto livello, tanto che al termine della competizione, viene nominato miglior portiere della Champions League, pur perdendo la finale contro il Manchester United. Nel maggio di qualche anno, però, si prenderà la sua rivincita…
Nella stagione 2011-12, infatti, i blues arrivano nuovamente in finale di UCL: stavolta davanti a loro ci sono i tedeschi del Bayern Monaco. Qui Cech risulterà decisivo, parando un rigore nei tempi supplementari a Arjen Robben e neutralizzandone altri due nella lotteria dal dischetto a Olic e Schweinsteiger. Quella coppa, per i tifosi del Chelsea, porterà sempre anche il suo nome.
Nell’annata successiva si porta a casa un altro trofeo europeo, l’Europa League, vinta battendo in finale i portoghesi del Benfica. Sarà l’ultimo alloro continentale per l’estremo difensore ceco (farà in tempo a vincere un’altra Premier): nell’estate del 2015, Petr lascia il club dopo undici stagioni e quindici trofei conquistati.
Non fa molta strada, visto che approda in u altro club di Londra, l’Arsenal. Sotto la corte di Arsene Wenger il portiere dei Gunners disputa 140 partite in tutte le competizioni, vincendo una FA Cup, una Coppa di Lega e una Community Shield. Quattro anni intensi anche nel North London, prima della decisione di lasciare il calcio giocato a 37 anni.
“Sento che è arrivato il momento giusto per annunciare il mio ritiro al termine di questa stagione. Dopo aver giocato 15 anni in Premier League, e aver vinto ogni singolo trofeo possibile, sento di aver raggiunto tutto ciò che potevo conquistare”.
Lasciava il calcio giocato uno dei migliori portieri della sua generazione e della storia della Premier League, ma anche uno dei personaggi più iconici nel calcio degli ultimi vent’anni.