Il fenomeno della Kings League

Un torneo di calcio organizzato da Gerard Piqué

La Kings League, competizione creata dall’ex centrale del Barcellona Gerard Piqué, è destinata a lasciare un solco nella storia del calcio. La finale del torneo – disputata ieri sera al Camp Nou – ha registrato numeri record: 92mila spettatori e oltre 2 milioni di utenti sulle principali piattaforme di streaming.

La manifestazione

Numeri incredibili, che dovrebbero far riflettere i funzionari di FIFA e UEFA. L’impatto mediatico di questa gara ha avuto una risonanza fuori dall’ordinario. Un evento che, osservando i numeri, non ha nulla da invidiare ai big match di Champions League tanto per fare un esempio pratico.

Stando a quanto riportato da Streams Chart, dal giorno del debutto su Twitch, la Kings League è diventato il terzo programma più visto dagli utenti della nota piattaforma di streaming online. Numeri che hanno sorpreso la community, come rivelato da Iba Llanos, uno tra i più noti content creator del canale.

Ma di cosa si tratta realmente e perché ha riscosso tutto questo successo?

Le regole

Innanzitutto, si tratta di un comune calcio a sette, con due tempi da venti minuti. Ci sono poi delle regole ad hoc che contribuiscono ad aumentarne la spettacolarità, come ad esempio le sostituzioni illimitate, il VAR a chiamata o i rigori di movimento come nell’hockey.

La norme sono votate dai tifosi attraverso dei sondaggi indetti sui social. Una volta approvate, le proposte passano al vaglio dei dodici presidenti che, durante delle dirette, discutono della loro introduzione.

Gli allenatori e i presidenti hanno a disposizione una carta imprevisto. Una variabile che, se attivata, consente di ribaltare il risultato in favore di una o dell’altra squadra. Inoltre, è stato indetto il rigore presidenziale, un tiro dal dischetto che può essere calciato in qualunque momento della partita.

Un ulteriore elemento che ha catturato l’attenzione è stato il calciatore – poi ribattezzato Enigma – che ha giocato con il volto coperto da una maschera di wrestling. Sono nate le teorie più assurde sulla reale identità dell’uomo misterioso: si dice sia addirittura un professionista de La Liga, ma che non rivela il nome perché la società d’appartenenza non avrebbe accettato la sua partecipazione.

L’evento

Un’idea che alimenta la passione di migliaia di ragazzi amanti di sport e videogiochi. La Kings League ha messo in chiaro come la mera visione di un contenuto, ovvero la chat, non siano più sufficienti. Un fenomeno sportivo e videoludico su cui l’industria dell’intrattenimento è disposta a investire.

D’altra parte, Quentin Bordage – fondatore e amministratore delegato dell’impresa di influencer marketing Kolsquare – ha dichiarato che non si tratta del primo evento al quale hanno preso parte degli influncer di Twitch. Secondo lui le manifestazioni IRL – in real life o dal vivo – sono diventate un mezzo attraverso cui condividere con i propri fan un’esperienza irripetibile.

Nel 2022, ad esempio, Ibai Llanos ha organizzato un match di pugilato: La Velada del año II. Un incontro con 12mila spettatori come pubblico dal vivo e 3.3 milioni di utenti online. Nello stesso anno i Sidemen, youtubers inglesi di successo, hanno allestito una partita di beneficenza che ha registrato 27mila persone paganti e 2.6 milioni di video spettatori.

Una situazione alla quale ha contribuito la crisi pandemica del 2020. Durante il lockdown le persone si sono riavvicinate al mondo del gaming e hanno trovato nelle stream una valida fonte di intrattenimento. Su questo punto Bordage afferma: “Quando si è tornati alla normalità le persone erano eccitate dall’idea di potere condividere di nuovo le proprie passioni con altre persone”.

Sei elettrizzato dall’idea di andare a un concerto del tuo artista o band preferita, allo stesso modo puoi prendere parte a un evento organizzato dal tuo streamer favorito. Quello della Kings League non fa eccezione, specialmente laddove al torneo hanno preso parte anche ex leggende del gioco del pallone. La serata finale ha previsto gli incontri delle final four e esibizioni musicali, tra cui una rap battle tra due artisti spagnoli di hip hop.

Nonostante fosse un progetto indipendente, lo spirito d’iniziativa di Piqué ha reso possibile la realizzazione di una manifestazione stimolante e originale. Il format ha di recente lanciato il proprio merchandising e verrà esportato in America latina.

La provocazione

Il Presidente de La Liga, Javier Tebas, è stato pizzicato dai giornalisti, i quali gli hanno chiesto come mai le partite in pay per view del campionato spagnolo siano meno viste dei match di Kings League. Questi ha risposto seccato con una provocazione neanche troppo velata: “fatemi questa domanda tra sei mesi, vediamo se staremo ancora parlando di loro”.

Il guanto di sfida è stato lanciato e Piqué non se l’è lasciato sfuggire. Non è un caso che il torneo conti un numero di sponsor maggiore rispetto a quello della Davis Cup. D’altronde, stando a quanto sostiene il suo ideatore, in Spagna non si parla d’altro.

Un progetto ambizioso, che non ha la pretesa di rinnovare il gioco del pallone ma di renderlo una fonte di puro intrattenimento.

Le generazioni Z e X si stanno disaffezionando al calcio, i campi degli oratori diventano strutture private o peggio centri commerciali e, come ha detto Mancini in conferenza stampa, non si gioca più per strada. Si tratta di una fisiologica transizione verso altre fonti di intrattenimento? Ne hanno parlato quelli de L’ultimo Uomo, senza trovare una risposta univoca.

Nel frattempo, la prima edizione della Kings League l’ha vinta la squadra El Barrio, per la gioia immensa del suo “presidente” ventiseienne Andre Contreras, tiktoker tra i più celebri in Spagna.

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