Riccardo Calafiori sta crescendo

Il centrale rossoblù è una delle sorprese di questo campionato

Questione di sguardi, istanti, centimetri che ti avvicinano o separano da quello che per generazioni è stato etichettato come il tuo uomo. Senza se e senza ma: tra un intervento per dare il benvenuto al proprio dirimpettaio, e una trattenuta di troppo a palla lontana.

Marcature asfissianti rigorosamente a uomo, cura maniacale del posizionamento, e un po’ di sfacciataggine. In gergo, lavorare di mestiere.

Sì – sperando di non essere risultato prolisso – questa a lungo è stata la disamina perfetta per descrivere il ruolo del difensore centrale.

O meglio, quello che era sino a pochi anni fa.

Nuove idee

Cambiato il calcio, è cambiata anche l’interpretazione del ruolo.

Certo, la marcatura rimane un comandamento nel manuale del difensore (non fraintendetemi), ma le richieste sono cambiate. Dal proporsi all’interno del campo per offrire un’opzione in più ai compagni, sino al lanciarsi in avanti per creare superiorità in fase offensiva.

Per questo, nell’attuale panorama europeo, giocatori come Calafiori sono una rarità.

Pezzi pregiati di un calcio moderno agli antipodi- o quasi – dell’ormai anacronistica vecchia scuola.

Crescita

Riccardo nasce terzino, muovendo i primi passi nelle giovanili della Roma. Undici anni nella Magica, poi, prestito al Genoa e passaggio a titolo definitivo al Basilea. Nel mezzo, l’infortunio ai legamenti del ginocchio sinistro a sedici primavere appena compiute, l’esordio tra i professionisti sotto la guida di Fonseca nel 2020 e, ovviamente, quella perla contro lo Young Boys in Europa League che ha fatto emozionare l’intero popolo giallorosso.

Sinistro di controbalzo da fuori area che si insacca sotto il sette accarezzando la rete, poi, bacio liberatorio allo stemma.

Difficile immaginare un primo gol più bello di questo. Ho coronato il mio sogno, ora spero di continuare” dirà ai microfoni nel post partita.

Una speranza – complice qualche acciacco di troppo – che nei mesi si trasforma in poco spazio a disposizione, e tanta delusione. Alimentando, e non poco, le voci di mercato che lo vedrebbero lontano dalla capitale.

 Difficoltà

È il Genoa a prenderlo in prestito il 14 gennaio 2022. La società ligure, però, nonostante promesse e buoni propositi, gli riserva presto un’altra bocciatura. I soliti problemi fisici – abbinati a un rapporto professionale tutt’altro che idilliaco con Blessin- non gli permettono di esprimersi. I rossoblù, dal canto loro, sprofondano in Serie B.

Nel Belpaese nessuno sembrerebbe disposto a dargli continuità nella massima serie. Ad accoglierlo, allora, ci pensa la Svizzera.

Più precisamente, il Basilea di Alexander Frei.

Un nuovo inizio

Mi trovo molto bene, professionalmente è il posto perfetto per lavorare. È totalmente diverso, è un campionato in cui ti lasciano esprimere, non sono neanche il più giovane. Non c’è nonnismo come può esserci in Italia. Per me è normalità, ma ti accorgi che quando vai fuori è totalmente diverso” dirà pochi mesi dopo il suo arrivo.

Alla corte dei Bebbi, infatti, la musica cambia. Il classe 2002 si ritrova al centro del progetto, e soprattutto ottiene il minutaggio sperato.

La svolta, però, avviene dopo il cambio di ruolo.

Heiko Vogel (subentrato a stagione in corso a Frei) riflette, e gli disegna l’abito perfetto: braccetto di sinistra in una difesa a tre.

Un’intuizione, condivisa quest’anno dallo stesso Thiago Motta che -nonostante lo impieghi anche da terzino- accentra ancor più la sua posizione lanciandolo da centrale in una difesa a 4.

Sì, difensore centrale, anche se (senza cadere in troppe smancerie) definirlo tale oggi appare riduttivo, visto il suo apporto alla manovra.

Lo stesso Giuseppe Bergomi (uno che di difensori può decisamente dir la sua) a precisa domanda su un possibile sostituto di Gleison Bremer alla Juventus, ha fatto il suo nome senza lesinare elogi.

Il carattere non gli manca: la sua breve, ma intensa carriera insegna.

Just make sure to notice the collateral beauty” recita il tatuaggio sulla sua mano.

Riccardo, quella bellezza, sembrerebbe averla trovata a Bologna. In una favola, a tinte rossoblù.

Pietro Caneva
Mi sono occupato dell'intera stesura di "Domenica alle 15. Il calcio al tempo dei social" di Luca Diddi (ex Match Analyst dell'Hellas Verona e CEO di Calciatoriignoranti)

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