La storia contemporanea degli inglesi del Manchester United è stata scritta in gran parte, anzi possiamo tranquillamente dire in toto, da un signorotto arrivato nella seconda metà degli anni ottanta dalla vicina Scozia, Govan precisamente: sir Alex Ferguson.
E il più grande merito che viene riconosciuto al tecnico scozzese è sicuramente quello di aver portato alla ribalta una generazione di fenomeni dalle giovanili, la cosiddetta “classe del ’92”, capace poi insieme di vincere innumerevoli trofei con i red devils.
Paul Scholes, David Beckham, Ryan Giggs, Nicky Butt, Gary e Phil Neville: tutti venuti su dall’Accademy, a dimostrazione che si può crescere direttamente dei grandi calciatori se lo si vuole e se ci si crede.
Lo sa bene l’attuale tecnico dello United Ole Gunnar Solskjaer – che quel periodo leggendario del club lo ha vissuto in prima persona – il quale non ci ha pensato due volte a promuovere in prima squadra un talento cristallino come Mason Greenwood.
L’ex attaccante norvegese lo ha lanciato ad appena diciassette anni tra i grandi lo scorso anno, e lui si presentò entrando in un complicatissimo match di Europa League contro l’Astana fermo sullo 0-0, sbloccandolo con un gol da predestinato.
Basta poi vedere una partita dello United di quest’anno per capire il talento smisurato del giovane attaccante di Bradford, cresciuto nelle giovanili dello United.
17 gol totali in stagione, 10 in Premier, l’adolescente che ha segnato più goal in una sola stagione con la maglia dello United dopo George Best e Wayne Rooney. Non proprio due qualunque insomma…
Anche perché alla sua età, così forti e completi difficilmente se ne vedono. E Solskjaer lo sa bene…
“Non riesco a ricordare giocatori come Mason. Ha una tecnica incredibile e una forza pazzesca in entrambe le gambe. E poi calcia ottimamente con entrambi i piedi.
Ho giocato anche con Cristiano Ronaldo che calcia ottimamente con entrambi i piedi, ma Mason lo fa in modo speciale: sa controllare, gestire la palla e colpire con tutti e due i piedi in egual modo. Ha davvero tutto ciò di cui ha bisogno.
Certo, è giovane e ha molto da imparare, lo sa. Deve prendersi anche qualche responsabilità in più. Ma all’età di 18 anni, io non ero nemmeno lontanamente vicino al livello che sta mostrando lui ora. Anzi credo che in pochi lo siano stati…”
Classe 2001, appena diciotto anni, diciannove ad ottobre: ma Mason Greenwood non lo sa e continua a far sognare, continua a stupire, continua a segnare.