Non dev’essere stata facile per il piccolo Raheem passare un’infanzia del genere.
La sua storia inizia lontano dall’Inghilterra, nel Mar dei Caraibi, Giamaica precisamente.
Quando aveva 2 anni, suo padre fu assassinato a colpi di pistola, i motivi non sono mai stati accertati.
Non molto tempo dopo così, la madre prese la decisione di andare in Inghilterra per dare a lui e a sua sorella una vita migliore.
Per 3 anni, ha vissuto con la nonna nella famosa isola delle grandi Antille, già casa del celebre Bob Marley, lontano dalla mamma.
“Nonna era fantastica, ma tutti vogliono la mamma a quell’età…”
Già. Quando Raheem ha compiuto 5 anni però, la mamma coraggiosamente riesce a portare lui e la sorella in Europa. Faceva le pulizie in alcuni hotel della capitale inglese, riusciva a tirar su un po’ di soldi per avere una umile casa in affitto e mantenerli. Con sacrificio, tanto sacrificio.
“Ho dei vaghi ma bei ricordi della Giamaica. Non dimenticherò mai invece quando ci trasferimmo a Londra, mi svegliavo alle 5 del mattino prima di andare a scuola per aiutare mia madre a pulire i bagni dell’hotel di Stonebridge…”
Sudore, forza di volontà, sforzo: la famiglia Sterling stenta ma non molla di un centimetro. E tutto d’un tratto, la sua vita cambia…
“È stato quando ho incontrato Clive Ellington. Era solito guidare i bambini del nostro vicinato che non avevano i loro padri. Nel fine settimana ci portava per Londra e ci mostrava un lato diverso della vita. Lui si è preso cura di noi. Avete presente gli angeli custodi? Così un giorno mi disse: “Raheem, cosa ti piace fare?”. Io risposi giocare a calcio. Mi portò a giocare in una scuola calcio, senza che mia mamma sborsasse un soldo. Quel momento ha cambiato la mia vita.”
Il passaggio al QPR, club londinese, i primi sogni di poter diventare veramente un calciatore professionista, anche se quel periodo, come continua a raccontare nella lettera a “The Player’s Tribune”, non è stato per niente facile.
“Mia mamma non mi avrebbe mai permesso di andare ad allenarmi da solo a quell’età, però lei doveva lavorare, quindi diede il compito a mia sorella più grande di accompagnarmi fino ad Heathrow. Prendevamo 3 autobus: partivo alle 2 del pomeriggio e tornavo a casa alle 10 di sera. E mia sorella con me, aspettandomi mentre finivo gli allenamenti. A quel tempo, non capivo quanto si stesse sacrificando. Lei e mia mamma mi hanno portato qui. Senza di loro, non sarei nessuno…”
Sterling, cresce, matura, segna. Lo sceglie il Liverpool che punta su di lui e lo porta nella sua Accademy. Il resto è storia, con Raheem che è diventato il calciatore inglese con la più alta valutazione (140 milioni per Transfermarkt) del momento e un punto fermo oltre che per il Manchester City di Guardiola, anche per la nazionale di Southgate.
Il tutto grazie ai sacrifici della valorosa mamma.
“Sono riuscito a permettere a mamma di non stressarsi più, con i primi soldi le ho comprato una casa. È arrivata qui senza nulla, ha pulito i bagni per mantenerci e se c’è una persona che merita di essere felice, questa è proprio lei…”.
La storia di Raheem Sterling, emozioni forti.