Boban e l’immortalità di quel calcio

Un gesto istintivo entrato dritto nella storia


Dopo la morte di Josip Broz – noto alla storia come 
Tito – nella Jugoslavia di fine anni ottanta e inizi anni novanta le tensioni etniche si fanno sempre più evidenti: il mondo dello sport, e soprattutto del calcio, non ne è esente. Anzi.

In una domenica di metà maggio del 1990, infatti, accade ciò che da molti (soprattutto dagli ultra nazionalisti croati) è considerato l’inizio ufficioso della disgregazione jugoslava.

Quella domenica di primavera inoltrata si gioca Dinamo Zagabria Stella Rossa Belgrado, “classico” dell’allora campionato federale. Tra le due squadre e i loro tifosi ci sono rivalità antiche, sentimenti che vanno oltre il calcio.

Tra i Bad Blue Boys, nome degli ultras della Dinamo, e i Delijie (eroi), gruppo organizzato della Stella Rossa (tra le cui fila milita Željko Ražnatović, futuro organizzatore delle celeberrime Tigri di Arkan) c’è odio profondo. La loro è una contrapposizione totale e non solo calcistica. Quella tra due popoli (croato e serbo), tra due religioni (cattolica e ortodossa) tra due idee politiche molto differenti (l’indipendenza croata e l’egemonia confederale serba di Milosevic). Ad alimentare il tutto, infatti, ci si mette anche la vittoria alle elezioni croate della settimana prima di un forte nazionalista, Franjo Tuđman, capo dell’Unione Democratica Croata (HDZ): ormai la Croazia, è per l’indipendenza, ad ogni costo.


Una cartina della ex Jugoslavia

 

La partita

I momenti di tensione cominciano già nelle ore precedenti al fischio d’inizio ma raggiungono il culmine quando, durante la partita (che non sembra interessare a nessuno), i tifosi serbi fanno a pezzi i seggiolini e li lanciano in campo al grido “Uccideremo Tuđman ”, da poco ufficialmente nuovo presidente della Croazia.

La polizia, la cui gestione sembra a forte influenza serba, non fa nulla.

Il tifo organizzato della Dinamo, così, non sentendosi tutelato, decide di farsi giustizia da solo.

Invadono il terreno di gioco, di conseguenza lo stesso fanno i serbi: e soltanto a quel punto la polizia decide di intervenire, ma quasi esclusivamente contro i croati. Una vera e propria guerriglia. La partita è sospesa, non verrà più ripresa.

Le scene sono intollerabili, così capitan Zvonimir Boban alla vista di un’ingiustizia perde le staffe e si avventa contro un poliziotto serbo che sta picchiando ferocemente un tifoso di casa disarmato.

Il numero 10, tra i più grandi talenti slavi del momento, sferra un calcio al tutore dell’ordine, e quell’immagine – dall’impatto mediatico così forte – fa il giro del mondo in poche ore: “Zorro” diventa così simbolo di lotta e resistenza per la gente.

“Quel calcio è stata una reazione normale, che avrebbe avuto qualsiasi essere umano, in nome della libertà” dirà senza troppi giri di parole e con un’onestà disarmante.

Da quel giorno, inconsapevolmente, Zvonimir Boban diventa vero e proprio eroe di un popolo intero.

Luigi Potacqui
Ho creato Romanzo Calcistico. Ho scritto per Sonzogno "La magia del numero 10", perché il 10 è davvero un numero magico. Poi, non contento, ho scritto “Settimo Cielo”, il romanzo dei numeri 7. Perché nel vedere giocare Garrincha, Meroni o George Best, per arrivare fino ai giorni nostri con CR7, non puoi che sentirti in paradiso.
https://www.romanzocalcistico.com

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