Romanzando con Alessandro Matri

Alessandro Matri

Romanzando con Alessandro Matri

Gigi Potacqui, fondatore di Romanzo Calcistico, in una chiacchierata esclusiva in diretta sul canale Instagram della community con l’ex bomber di Cagliari, Juventus, Milan, Lazio, Sassuolo e Brescia: Alessandro “Mitra” Matri.

Alessandro Matri
Foto profilo Instagram Alessandro Matri

‹‹Qual è stato il difensore più forte che hai incontrato?››

‹‹Ne ho incontrati tanti, i più forti credo siano stati Nesta e Chiellini, ma posso dire di aver giocato contro tanti altri difensori di spessore, tra questi Cannavaro e Samuel sicuramente, con quest’ultimo che non ci andava per il sottile.

Io dico sempre che il difensore più difficile da affrontare è quello che ti mena più di tutti (ride ndr). Nesta invece era unico: entrava pulito e non ti faceva vedere palla.››

‹‹Per quanto riguarda gli allenatori invece, hai avuto sia Conte che Allegri, mi parli delle differenze tra i due?››

‹‹Sono due tecnici totalmente diversi, stiamo parlando di due tra gli allenatori più forti e vincenti d’Italia, come ci dimostrano i risultati. Conte è più metodico, sul campo vuole il massimo, lavora sui minimi particolari e vuole vedere schematizzate le giocate, in più la parte atletica è abbastanza pesante.

Ricorderò sempre quando andammo in tournèe a Philadelphia, ci saranno stati 40 gradi accompagnati da non so quanta umidità, arrivammo in serata e Antonio ci fece comunque allenare. Non si riusciva, c’era davvero troppa umidità, il mister subito si arrabbiò parecchio perché andavamo a rilento, poi provò a correre al termine della seduta con i suoi collaboratori e dovette ricredersi. Se non avevamo detto una parola in quell’occasione, era chiaro che grinta e cattiveria non mancassero, lo spirito era quello giusto per provare a vincere qualcosa.

Allegri invece è l’allenatore a cui sono più affezionato, l’ho avuto sia con il Cagliari che con Milan e Juve, per me è come un padre calcistico. Credo sia tra i più bravi a tirar fuori le migliori qualità dai propri giocatori, lasciava libertà tecnica e tattica permettendo al calciatore di esprimersi al meglio, inoltre ha il pregio di essere sempre solare, è in grado di trasmettere questa sua serenità a tutto l’ambiente››.

‹‹È a Cagliari che hai dato il meglio di te? Hai segnato tra l’altro il millesimo gol del club ed eguagliato una leggenda come Gigi Riva a livello di reti consecutive (sette di fila)››

‹‹Cagliari è stata la piazza che mi ha lanciato nel calcio che conta, il luogo dove sono riuscito a crescere e affermarmi. Ho sempre detto che sono stato benissimo, l’unico rimpianto è stato l’addio con i tifosi, non hanno accettato la mia partenza a gennaio e mi dispiace.

Per me era troppo importante cambiare club, ero un ragazzo di ventisei anni con tante ambizioni, volevo solo migliorarmi e mettermi alla prova, nonostante ciò Cagliari rimarrà sempre nel mio cuore, avrò sempre dei bei ricordi››.

Qual è invece il gol a cui sei più legato?››

‹‹Dirtene uno sarebbe riduttivo, sicuramente non posso non ricordare il mio primo gol in Serie A, il primo in Nazionale, forse quello a cui sono più legato però è quello in finale di Coppa Italia contro la Lazio, quando vestivo la maglia bianconera.

È stato il gol decisivo per la conquista di un trofeo quindi forse è quello che ricordo con più piacere››.

‹‹Mi sapresti dire il giocatore più sottovalutato con cui hai giocato?››

‹‹Mi metti in difficoltà, ma credo che Andrea Lazzari, con cui ho giocato a Cagliari, avesse delle qualità incredibili.

Ci capivamo al volo, c’era tanta intesa in campo, per me poteva spiccare molto di più nella sua carriera, viste le potenzialità. Ha cambiato tante squadre proprio come me, spesso non è facile ambientarsi sempre al meglio, questo è stato forse un fattore che ha influito sul suo percorso››.

‹‹Se mi dovessi dire chi è più forte tra Totti e Del Piero cosa risponderesti?››

‹‹Ho avuto la fortuna di giocare con Alex, con Francesco purtroppo no. È sempre difficile dare un giudizio, sono giocatori di un altro pianeta, lo dimostra anche il fatto che abbiano smesso entrambi intorno ai 40 anni ad alti livelli, non è da tutti››.

‹‹Chi è stato il tuo partner d’attacco ideale in tutti questi anni?››

‹‹Mi trovavo veramente bene con Quagliarella e Vucinic, erano entrambi attaccanti che giocavano molto a servizio del proprio compagno di reparto. Essendo poi io un finalizzatore avevo bisogno di giocatori tecnici a fianco e con loro due mi sono trovato benissimo, devo dire che le palle che mi arrivavano erano parecchio belle (ride ndr)››.

‹‹Ci racconti la doppietta siglata con la maglia della Juve sotto la neve contro l’Udinese?››

‹‹È stata una delle partite più belle che abbiamo fatto, in quel momento l’Udinese era una delle prime tre lì davanti quindi si trattava di uno scontro al vertice, ricordo lo stesso Conte in conferenza che disse come quella partita valesse 6 punti per la sua importanza. Fortunatamente riuscii a fare una doppietta, il primo gol fu un tap-in dopo una respinta di Handanovic, mentre nel secondo riuscii a smarcarmi per poi metterla dentro di sinistro››.

‹‹Ricordo un aneddoto di Pirlo, all’interno del suo libro, dove parlava in modo scherzoso della tua ipocondria, è tutto vero?››

‹‹In un periodo della mia vita purtroppo ero davvero molto ipocondriaco, fortunatamente sono migliorato nel tempo. Andrea ha un po’accentuato il tutto, ma è vero mi era entrata questa paura nella testa, poi abbiamo iniziato a metterla sul ridere, è stato un siparietto divertente con il mio compagno di stanza Pirlo››.

‹‹Quali sensazioni hai provato quando nell’annata di Delneri alla Juve, in un anno complicato, sei riuscito a segnare all’Inter bucando Julio Cesar di testa?››

‹‹Anche questo è stato sicuramente uno dei gol che ricordo con più piacere, quello fu un anno molto difficile, quasi stregato, seppur per me magico poiché il primo con i bianconeri. In quell’annata arrivò anche la chiamata della nazionale e riuscimmo a strappare i tre punti all’Inter dopo tanto tempo, insomma una bella soddisfazione››.

‹‹Per quanto riguarda invece la tua parentesi a Sassuolo, so che hai avuto modo di conoscere Di Francesco, io giocavo con il figlio, come ti sei trovato?››

‹‹È un mister molto preparato, come ha dimostrato anche alla Roma. Eusebio è riuscito sicuramente a lavorare benissimo a Sassuolo, in un ambiente sereno che gli ha permesso di compiere i suoi primi veri passi, ha fatto sicuramente grandi cose. Nonostante la disavventura con la Sampdoria, sono certo che avrà altre opportunità perché si tratta di un grande allenatore, molto competente››.

‹‹Avresti intenzione di iniziare una carriera da allenatore in futuro?››

‹‹Non credo. Non mi ci vedo, non penso di avere un carattere idoneo per diventare allenatore, forse sono troppo buono, non amo lo scontro e per quel mestiere serve una grande personalità. Probabilmente però seguirò comunque il corso e mi aggiornerò, in caso dovesse venirmi l’aspirazione per quel ruolo. Ad oggi quindi ti direi di no, ma tutto può succedere in futuro››.

‹‹A proposito di rapporto con i giocatori, che rapporto hai con Mario Balotelli?››

‹‹Con Mario ho un bellissimo rapporto, ci siamo conosciuti al Lumezzane quando lui aveva 15 anni e io giocavo in prima squadra, esordì in quell’anno e avevo già allora un ottimo rapporto, spesso mi capitava di portarlo a casa in macchina, poi ci siamo rincontrati al Milan e tuttora ci sentiamo.

Posso solo dire che Mario è un bravissimo ragazzo, a volte cade in qualche tentazione, ma negli ultimi anni ha dimostrato di essere maturato tanto, è un ragazzo di cuore››.

‹‹Qual è invece il portiere più forte che hai incontrato, e quello con cui facevi più fatica a segnare?››

‹‹Ho avuto la fortuna di giocare con un monumento come Gigi Buffon, è il migliore in assoluto. Se devo dirti un altro nome, ti dico Marchetti, in quell’anno al Cagliari era davvero quasi insuperabile››.

‹‹In quale squadra estera avresti voluto giocare?››

‹‹Mi ha sempre affascinato ovviamente il Real Madrid, si tratta di un club con qualcosa di magico. Visti gli ultimi tempi però anche l’esperienza negli Stati Uniti, come ha fatto lo stesso Andrea, la ritengo un’avventura unica, sia di vita che calcistica››.

‹‹Come mai al Milan non è andata come tutti si aspettavano?››

‹‹Mi ero forse creato anche io troppe aspettative, per me era come tornare a casa visto che avevo fatto tutto il settore giovanile in rossonero, tornarci da giocatore affermato era sicuramente un grande traguardo, ma anche una grande responsabilità.

Queste responsabilità non mi hanno forse permesso di vivere al meglio l’opportunità, è stato uno dei miei più grandi rimpianti, indossare la maglia numero 9 poi era un onore immenso, peccato non sia andata come avrei voluto››.

‹‹Qual era il significato della tua esultanza?››

‹‹Era un’esultanza che usavo scherzosamente con Lazzari, poi l’ho riportata in campo e da lì, nonostante le nostre strade poi si divisero, continuai a portarla con me. Era una sorta di scaramanzia, mi portava fortuna››.

‹‹Hai avuto modo di avere in squadra un giovane talento come Tonali, cosa pensi di questo ragazzo?››

‹‹Sandro è molto forte e, alla sua prima esperienza in Serie A, ha dimostrato sicuramente di essere all’altezza, seppur giocando in una squadra che lottava per la salvezza, è un ragazzo di talento››.

‹‹Come ti sei trovato a Genova con la maglia rossoblù?››

‹‹Mi sono trovato benissimo, mister Gasperini mi ha voluto fortemente nonostante venissi da una stagione non esaltante, è stato un anno di ripartenza. In sei mesi oltre ad aver realizzato 7 gol in 15 partite, arrivò la chiamata della nazionale e a gennaio della Juve, devo tanto a Gasperini››.

‹‹A tal proposito, che tipo di allenatore è Gasperini?››

‹Innanzitutto quando si viene allenati da Giampiero bisogna mettersi in testa che si farà fatica, in settimana infatti il lavoro è duro, si corre tanto e si fa tanta forza. Le sue idee di gioco inoltre ti permettono di affrontare gli avversari uno contro uno in entrambe le fasi, il mister è bravissimo a farsi capire e a mettere in pratica le sue idee, i risultati stanno ripagando››.

‹‹Mi piacerebbe concludere l’intervista chiedendoti un ricordo di Astori››

‹‹Certo, si tratta sicuramente di un ricordo indelebile, è stato un ragazzo che ho visto crescere, conosco anche la sua famiglia, per me la sua scomparsa è stato un pugno nello stomaco.

Ogni sabato sera quando eravamo entrambi nel Cagliari, ci chiudevamo in camera io lui e Canini, scherzavamo sempre, era un ragazzo di una bontà immensa, una persona fantastica. Stiamo parlando di una mancanza che si sente tuttora, tutti gli hanno dato omaggio, si meritava solo il meglio…››.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Pietro Caneva
Mi sono occupato dell'intera stesura di "Domenica alle 15. Il calcio al tempo dei social" di Luca Diddi (ex Match Analyst dell'Hellas Verona e CEO di Calciatoriignoranti)

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