Memphis cuor di leone

Compie 27 anni Memphis Depay: la sua è una di quelle storie di rivalsa che fanno bene al calcio

 

 

Quando ha appena quattro anni, suo padre Dennis lascia la famiglia per tornare nel suo paese nativo, il Ghana. La madre, dalla sua, cerca di rifarsi una vita e pochi anni dopo trova un nuovo compagno.

Ma sarà un ulteriore trauma per il piccolo Memphis, perché – come lui stesso racconta in un video girato da Adidas – l’uomo è violento e ha problemi con l’alcol, oltre ad avere già ben dieci figli sul groppone che prendono di mira Memphis, bullizzandolo spesso.

Un’infanzia difficile che lo porta a rifugiarsi fuori dal contesto famigliare, giocando a calcio con i ragazzi del suo quartiere ovunque  capitasse e appassionandosi al Rap, vero e proprio catalizzatore della sua rabbia.

La strada diventa la sua casa e il suo enorme tatuaggio che copre totalmente la schiena, lo sguardo di un leone, ne è la prova.

«Rappresenta me. Ho sempre sentito di essere cresciuto nella giungla. Ero sempre fuori, mi sono trovato in strade molto pericolose e ho dovuto affrontare situazioni difficili. Per me il leone rappresenta il re della giungla che riesce a cavarsela sempre, e io sono sempre uscito da tutte le situazioni. Anche se a volte è stato davvero difficile».

Sì, perché Memphis ha rischiato di ritrovarsi in un vortice, quello dello spaccio di droga che nelle sue frequentazioni era ormai abitudine. Lui stesso ha ammesso di aver dovuto farlo per guadagnarsi qualcosa. Ma la perdita dell’unica figura maschile che lo ha amato e cresciuto, il nonno Kees, spinge Memphis a mettere da parte brutte intenzioni e il rap per concentrarsi esclusivamente sul calcio: «È stato l’unico uomo che mi ha amato e che si è preso cura di me. Quel giorno pensai: “Devo farcela, devo diventare un grande calciatore anche per lui”…».

Sì, nonostante tutto ce l’hai fatta Memphis. Nonno Kees sarebbe sicuramente fiero di te.

Luigi Potacqui
Ho creato Romanzo Calcistico. Ho scritto per Sonzogno "La magia del numero 10", perché il 10 è davvero un numero magico. Poi, non contento, ho scritto “Settimo Cielo”, il romanzo dei numeri 7. Perché nel vedere giocare Garrincha, Meroni o George Best, per arrivare fino ai giorni nostri con CR7, non puoi che sentirti in paradiso.
https://www.romanzocalcistico.com

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