Manuel Locatelli si sta prendendo la sua rivincita

Manuel Locatelli

Il metronomo neroverde continua a fornire prestazioni di alto livello, calamitando l’interesse di diversi club.

 

Ci sono immagini capaci di far riemergere emozioni, ricordi, brividi che si propagano lungo il corpo di un’intera tifoseria. Al solo bisbiglio di un nome, alla sola vista di una rete.

A disegnare quegli attimi sono sempre loro: quei giocatori baciati dal destino, anche solo per un istante. Anche solo per una singola partita, per poi dileguarsi nell’ombra. Per la “sponda rossoblù” di Genova per esempio, il nome più acclamato dopo l’irraggiungibile e inimitabile “Principe” Milito, è quello di un centravanti argentino che collezionò solamente 7 presenze e 2 gol: Mauro Boselli. Il motivo di tale sentimento nei suoi confronti? Una rete. Non una qualunque: quella siglata al minuto 96’ nel derby contro i blucerchiati, quella che condannò gli acerrimi nemici alla Serie B. Ma questa è un’altra storia.

Il nostro viaggio inizia infatti a più di 100 km da Genova, precisamente a Milano: il 22 ottobre 2016. In quella data, il Milan di mister Vincenzo Montella ospita a San Siro la Juventus guidata da Massimiliano Allegri, che proprio al termine di quella stagione avrebbe poi raggiunto la finale di Uefa Champions League, persa con il Real Madrid di Cristiano Ronaldo.

È una partita tattica, equilibrata, priva di grandi emozioni. A metà secondo tempo però, come spesso accade in gare così sentite, il match viene sbloccato da una giocata di un singolo. È il minuto 65 quando Abate serve Suso in profondità che, pedinato da Benatia, riesce a girarsi sul sinistro e scaricare a rimorchio per l’accorrente Locatelli. Il ragazzo, allora appena diciottenne, non ci pensa su due volte: stop a seguire verso l’area di rigore e siluro sotto la traversa. È un gol meraviglioso, una rete che vale la vittoria, un sigillo che l’avrebbe posto di diritto nel cuore di ogni tifoso rossonero.

Da quella notte però, in un Milan lontano anni luce da quello visto nei trent’anni precedenti, privo di talento e voglioso di aggrapparsi a nuovi campioni (ancora meglio se cresciuti in casa), su Manuel cadono gli occhi di tutti i tifosi rossoneri: un gol così importante, si sa, è un’arma a doppio taglio a quell’età.

Tutti si aspettano da lui che si ripeta, che “tolga le castagne dal fuoco” ad un Milan così malinconico ormai da anni, che diriga il centrocampo e trascini il diavolo a vittorie e posizioni migliori. È un po’ il prezzo da pagare quando ci si prende la scena così presto. Ma la realtà è che il 73 rossonero è solo un ragazzino, con talento certo, ma ragazzino. Con il passare dei mesi infatti, pressioni e critiche impostegli dai media, finiranno per mettere in evidenza in campo le fragilità e le lacune per un ragazzo della sua età, costandogli la fiducia di tecnico (era arrivato nel frattempo Rino Gattuso), società, e infine la stessa maglia del Milan.

 

“Quel gol è stato un’arma a doppio taglio. Mi ha dato una gioia immensa: segnare a quel portiere, a quel campione, è stato sicuramente qualcosa di incredibile. Poi però è stato difficile da gestire perché mi si chiedeva sempre di fare gol spettacolari, le aspettative sono balzate alle stelle e quindi è stato complicato. Non ero pronto, sicuramente per demeriti miei. Ma ora vedo le cose in maniera differente e sono cosciente che quel gol rimarrà nella storia, sicuramente nel mio cuore”. Locatelli a “La Gazzetta dello Sport”

 

Una nuova pagina

Il centrocampista classe 98’ ha bisogno quindi di ripartire, di poter sbagliare e crescere, di riacquistare una buona dose di fiducia. E il 13 agosto 2018 è una delle date più importanti per la sua carriera. Dopo settimane di voci e trattative, Locatelli saluta ufficialmente il Milan per trasferirsi in Emilia, direzione Sassuolo. Dopo un percorso altalenante con la maglia rossonera, contrassegnato da un rapido e prematuro cambio di opinione della società nei suoi confronti, Manuel decide di abbracciare una nuova avventura. Ad accoglierlo dall’altra parte c’è una famiglia e – come raccontato dallo stesso giocatore in svariate interviste – ad accoglierlo c’è soprattutto la “cura De Zerbi”.

Il matrimonio tra Locatelli e il Sassuolo avviene però in un periodo per niente roseo per i neroverdi che, dopo la favola Di Francesco culminata con il raggiungimento dei gironi d’Europa League, si ritrovano a cambiare due volte allenatore in una solo annata, per poi esonerare Iachini a fine stagione a favore di Roberto De Zerbi. È tempo di rivoluzione quindi per il club, è tempo di costruire un nuovo progetto. Ovviamente, in perfetto stile Sassuolo, incentrato sull’acquisto di tante giovani promesse: Boga e Locatelli su tutte.

Nonostante diversi giocatori interessanti in rosa, tra cui un Boateng in versione centravanti, l’allenatore bresciano alla sua prima stagione fatica a ingranare, cambiando spesso modulo, ma soprattutto individuando con difficoltà gli interpreti giusti per la sua idea di gioco. Occorre trovare equilibrio e sinergia tra i giocatori, un obiettivo raggiungibile solamente con tempo e pazienza. Nel mentre, si vedono comunque sprazzi di grande gioco, con il raggiungimento dell’11° posto in classifica al termine del campionato. Locatelli il primo anno invece si conquista passo dopo passo la titolarità, interpretando tutti i ruoli del centrocampo: da mezz’ala a vertice basso, finendo presto nelle preferenze di De Zerbi per le sue abilità di palleggio e per la sua grinta.

È solo questione di tempo…. Prima che il ragazzo prenda per mano la squadra, prima che il suo talento sbocci definitivamente.

 

“ De Zerbi mi ha cambiato la vita. Ora sono visto come un altro giocatore e come un’altra persona, migliore. Ho dovuto staccarmi di dosso l’etichetta che avevo e ci sono riuscito, grazie a lui. Lo ringrazierò sempre perché mi ha fatto rendere al meglio e maturare, in campo e fuori. Devo ancora crescere tanto, ne sono cosciente. Però la squadra ed io abbiamo raggiunto ottimi risultati, insieme. E questo è in primo luogo, merito suo”. Intervista a “La Gazzetta dello Sport”

 

L’evoluzione

Il secondo anno in neroverde è quello del definitivo salto di qualità, in campo Manuel è un giocatore diverso, maturo e pieno di fiducia. La “cura De Zerbi” sta dando i suoi primi frutti, la crescita del ragazzo è sulla bocca di tutti, ma soprattutto il suo nome inizia a comparire sul taccuino di diversi direttori sportivi.

A convincere tutti, o quasi, è la sua personalità: si abbassa a prendere palla sulla linea dei difensori, a volte anche da ultimo uomo, per poi verticalizzare dove le linee di passaggio sembrano inesistenti. Movimenti provati e riprovati in allenamento, replicati alla perfezione in partita, qualunque squadra incontri.

L’unica nota dolente paradossalmente sono le reti, le stesse che l’avevano lanciato al Milan, le stesse che ora appaiono solamente un lontano ricordo. Nonostante i numeri realizzativi non esaltanti, e qualche ammonizione di troppo, Manuel sembra pronto per il grande salto. A impedirgli di partire in estate è però la richiesta del Sassuolo, accompagnata da una situazione economica complicata dei club dovuta alla pandemia. Tutti fattori che costringono quindi il mediano a vestire ancora neroverde, almeno un’altra stagione.

Dopo l’8° posto dell’annata precedente, il Sassuolo anche quest’anno si ritrova protagonista nella lotta per le posizioni subito dopo le sei/sette grandi del campionato. Nell’attuale stagione infatti, Locatelli e compagni stanno dimostrando di saper mantenere le aspettative create lo scorso anno, con fame, grinta e qualità. Manuel su tutti, è sempre di più guida e pilastro di questa squadra, riuscendo a mettere a segno numeri impressionanti in mezzo al campo. In Serie A infatti, è il giocatore ad aver effettuato il maggior numero di passaggi totali (1846) e il calciatore a realizzare più passaggi nell’arco dei 90 minuti (con una media di 75.76), seguito dal bianconero Arthur.

Numeri e prestazioni che hanno attirato l’attenzione di Juventus e Manchester City, oltre che da qualche mese anche quella del commissario tecnico della nostra nazionale Roberto Mancini, il quale non ci ha pensato due volte a buttarlo subito nella mischia nel delicato match di Amsterdam contro l’Olanda (dove risulterà tra l’altro uno dei migliori in campo), e che è sempre più convinto di inserirlo nella lista per gli Europei di quest’estate.

Tutti gli indizi portano quindi ad un suo probabile addio a fine stagione. Le pretendenti ci sono, il dubbio è se sia pronto per il doppio salto direttamente in un top club, o se fare un ulteriore step formativo in un club di medio alto livello dove avrebbe più continuità di rendimento.

Manuel Locatelli però è sicuro: si sente pronto di avanzare ancora, non vede l’ora di dimostrarlo.

A se stesso, e a chi non ha creduto del tutto in lui.

 

 

 

 

 

 

 

Pietro Caneva
Mi sono occupato dell'intera stesura di "Domenica alle 15. Il calcio al tempo dei social" di Luca Diddi (ex Match Analyst dell'Hellas Verona e CEO di Calciatoriignoranti)

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