Partite memorabili: Juventus – Real Madrid

Racconto di una semifinale d’andata di Champions League al cardiopalma. 

 

4 maggio 2015, sera di vigilia. Il tecnico Massimiliano Allegri e l’argentino Carlos Tevez, si dirigono verso la sala stampa per la conferenza pre partita. Ad attenderli come di rito, le più classiche delle domande di avvicinamento alla gara del giorno successivo. Il numero dieci bianconero ai microfoni è convinto: “Sarà una semifinale difficile, passerà la squadra che commetterà meno errori”. Il tecnico toscano invece si limita a richiedere attenzione e consapevolezza ai suoi, con la solita serenità che lo contraddistinguerà per tutta la sua avventura bianconera.

Sullo sfondo c’è il sogno di Berlino, all’orizzonte una finale di Champions League che manca ormai da dodici anni.

Come ci arriva la Juventus

A inizio stagione anche solamente sognare di poter raggiungere un traguardo del genere sarebbe stato folle: impronosticabile, per usare un eufemismo. I bianconeri, sotto la precedente guida di Antonio Conte, arrivano infatti da due cocenti eliminazioni nelle ultime altrettante edizioni della coppa dalle grandi orecchie. La prima, contro i “giganti” del Bayern Monaco ai quarti di finale (i tedeschi avrebbero poi vinto la coppa); l’altra, addirittura ai gironi per mano del Galatasaray di Didier Drogba e Wesley Sneijder (su un terreno di gioco al limite del praticabile). Nonostante i trofei nazionali raggiunti – tre scudetti consecutivi e due supercoppe italiane – la Vecchia Signora in due anni di Champions League non si mostra all’altezza delle altre big europee.

C’è chi pensa che sia dovuto alla mancanza di grandi campioni – celebre la frase dello stesso Antonio Conte “Non ci si può sedere a un ristorante da 100 euro con 10 euro in tasca” – chi invece crede sia per una mancanza di mentalità “europea”. Probabilmente un mix di entrambe.

Il 15 luglio 2014 però, in casa Juve succede l’inimmaginabile: Antonio Conte, condottiero di mille battaglie in campo e in panchina con la casacca bianconera, divorzia improvvisamente dalla società. Un duro colpo, una conclusione che nemmeno i migliori bookmakers avrebbero mai potuto immaginare. E tra l’incredulità di tifosi e opinione pubblica, la società deve trovare in fretta una nuova guida all’altezza del tecnico leccese.

La scelta ricade su un allenatore di esperienza ma non troppo “stimato” dal popolo juventino: Massimiliano Allegri.

Col senno di poi, mai scelta risultò più azzeccata.

Sì, perché nonostante un’accoglienza non delle migliori da parte dei tifosi bianconeri – le polemiche di quando sedeva sulla panchina del Milan erano ancora fresche – il nuovo tecnico non si lascia intimorire e si mette subito al lavoro. Presto sarebbero stati i risultati a parlare per lui.

Allegri si conquista l’amore dell’ambiente passo dopo passo, vittoria dopo vittoria. Mette in cassaforte lo scudetto, conquista la finale di Coppa Italia (vinta poi il 20 maggio), e compie una meravigliosa cavalcata europea che non si vedeva da anni.

Dopo essersi qualificata come seconda nel girone dietro all’Atletico Madrid, eliminato agli ottavi in maniera agevole il Borussia Dortmund e ai quarti, con non poche difficoltà, il Monaco, la Juventus non vuole smettere di sognare.

Sul suo cammino però ci sono i campioni in carica, un ostacolo che sembra insormontabile: il Real Madrid.

Come ci arriva il Real Madrid

A Madrid sulla panchina in quel periodo risiede una vecchia conoscenza bianconera e del calcio italiano: Carlo Ancelotti.

Il tecnico emiliano, a quasi due anni dal suo arrivo nella capitale spagnola, è visto da tutti i tifosi dei Blancos come un eroe, l’allenatore capace al suo primo anno di riportare nella bacheca delle Merengues la Champions League, la “Decima” per il club.

La stagione precedente infatti, nonostante il terzo posto nella Liga, il Real in Champions League risulterà l’assoluta protagonista: dopo aver eliminato ben tre tedesche tra ottavi, quarti e semifinale (Schalke 04, Borussia Dortmund e Bayern Monaco), i Galacticos battono in finale anche l’Atletico Madrid, in un derby tutto madrileno.

A poco meno di un anno da quell’incredibile traguardo, Ancelotti e i suoi sognano di conquistare un’altra finalissima. Il pronostico è dalla loro parte, ma una semifinale contro la Juventus è sempre impresa ardua, anche per la squadra più titolata al mondo.

Il primo tempo

5 maggio 2015. Semifinale d’andata allo Juventus Stadium tra Juventus e Real Madrid.

Iker Casillas e Gianluigi Buffon, due tra i portieri più forti di sempre nonché capitani delle rispettive squadre, si scambiano i gagliardetti e, con un filo tensione in volto, si dirigono verso la propria porta. L’atmosfera è quella delle grandi occasioni, quella delle grandi notti europee. Pollice in su per i portieri, e ci siamo. Si comincia!

Dopo appena 50 secondi, subito una grande occasione per i padroni di casa: Claudio Marchisio sfrutta un rinvio sbagliato di Casillas per recuperare palla e lanciare Vidal da solo davanti al portiere. Il cileno, forse ancora freddo, si fa però rimontare da Pepe, protagonista nell’occasione di una meravigliosa diagonale difensiva. L’avvio bianconero è di quelli promettenti…

Sette minuti dopo l’occasione di Vidal, Marchisio imbuca di nuovo, questa volta Carlitos Tevez. L’Apache si gira con un controllo orientato e calcia immediatamente: è un tiro insidioso, una rasoiata che passa sotto le gambe di Varane e che Casillas devia come può. Fortunatamente per i bianconeri, sul sinistro di Morata: impossibile sbagliare per lo spagnolo, che in tap-in porta in vantaggio la Juventus.

Non si sarebbe potuto desiderare avvio migliore, ma con il passare dei minuti, il Real si fa sempre più pericoloso. Prima con un bellissimo tiro di Kroos parato da un Buffon in stato di grazia, poi con una meravigliosa azione corale che porta al gol del pareggio di Cristiano Ronaldo, con il fenomeno portoghese che deve solamente appoggiare di testa a porta sguarnita. Le Merengues prendono fiducia, la partita torna in equilibrio.

Al minuto 41, azione da playstation per il Real, con il pallone che finisce a James Rodriguez, al quale basterebbe solamente appoggiare di testa in rete, ancora una volta a porta libera. A salvare il risultato in diretta sembrerebbe solamente la traversa, ma dal replay, ci si accorge del  il recupero pazzesco di Stefano Sturaro: l’uomo che non ti aspetti, il sostituto dell’infortunato Paul Pogba. Il numero 27 bianconero infatti, riesce a deviare con la punta del piede destro il colpo di testa a botta sicura del colombiano, con un salvataggio che risulterà decisivo per il risultato.

Il secondo tempo

La prima frazione di gioco termina con un pareggio e tanto equilibrio. Nella ripresa però, il parziale cambia dopo appena 10 minuti.

I bianconeri entrano in campo con ferocia e voglia di stupire. A due minuti dal fischio dell’arbitro, Tevez prova a mettersi la squadra sulle spalle: riceve palla, si gira in un fazzoletto al limite dell’area, e calcia di sinistro. È un tiro non irresistibile, bloccato facilmente da Casillas, ma è un segnale importante: l’Apache è rientrato con il piglio giusto. E quando l’argentino è in serata, difficilmente lesina grandi giocate.

Al minuto 55 Carlitos si ritrova il pallone nei piedi dopo una respinta di Bonucci su tiro di Marcelo. Il Real è scoperto, l’argentino parte in contropiede accompagnato da Morata: è un due contro due con la difesa spagnola. Tevez entra in area, si defila, e infine viene atterrato ingenuamente da Carvajal. È calcio di rigore!

Dagli undici metri, ovviamente, non può che andare l’Apache. Buffon non vuole guardare, mostra le spalle alla porta avversaria, Tevez invece è concentrato e sa di non poter sbagliare un’occasione così ghiotta. L’argentino prende la ricorsa e scarica il pallone al centro della porta, appena dopo il tuffo di Casillas. La Juventus ripassa in vantaggio.

Nei minuti seguenti il Real tenta invano di premere sull’acceleratore. I bianconeri resistono e concedono poco, sfiorando addirittura il terzo gol con il nuovo entrato Llorente. Dopo tre minuti di recupero, il popolo juventino può gioire: la Vecchia Signora ha battuto la regina d’Europa.

Al ritorno i bianconeri usciranno da finalisti dal Santiago Bernabeu (finirà 1-1), per poi arrendersi nell’atto successivo contro un incredibile Barcellona trascinato da Lionel Messi, Luis Suarez e Neymar.

Un’altra amara delusione, l’ennesima in finale nella storia europea bianconera.

Ma il ricordo di quell’eroica semifinale d’andata contro i Galacticos allo Stadium, rimarrà sicuramente nella memoria di molti appassionati.

 

 

Pietro Caneva
Mi sono occupato dell'intera stesura di "Domenica alle 15. Il calcio al tempo dei social" di Luca Diddi (ex Match Analyst dell'Hellas Verona e CEO di Calciatoriignoranti)

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