Partite memorabili: Bayern Monaco-Chelsea

Racconto di una finale di Champions League da brividi.

4 marzo 2012, arriva l’annuncio. Il magnate russo Roman Abramovic (presidente del Chelsea dal 2003) decide di allontanare André Villas-Boas dalla guida tecnica dei Blues.  È un duro colpo, un chiaro segnale di emergenza, per molti addirittura una bandiera bianca anticipata.

Lo “Special Two” – soprannominato così dalla stampa per la sua somiglianza a José Mourinho e per essere stato suo assistente –  si ritrova quindi senza panchina a poco più di otto mesi dal suo arrivo a Londra, dovendo dire addio al club dopo aver ottenuto una momentanea e deludente quinta posizione nella classifica di Premier League. Troppo poco viste le aspettative, troppo poco considerando le ambizioni europee del Chelsea.

Da quel giorno per la dirigenza l’obiettivo diventa più che mai chiaro: individuare l’allenatore giusto, e tentare di raggiungere il quarto gradino della classifica per guadagnarsi un posto in Champions League. Impresa non da poco considerando il cammino delle squadre davanti ai Blues.

Impresa, però, che sarebbe potuta diventare realtà il 19 maggio, all’Allianz Arena. Come? Cercando di battere i “giganti” del Bayern Monaco nella finalissima di Champions League, raggiunta contro ogni pronostico in quella stagione così travagliata.

 

Come ci arriva il Chelsea

A quattro anni dalla cocente sconfitta di Mosca contro il Manchester United di Cristiano Ronaldo e Sir Alex Ferguson, il Chelsea si ritrova nuovamente a un passo dalla vittoria della prima Champions League della sua storia. Nel momento che nessuno si aspettava, nell’anno che vedeva salutare Carlo Ancelotti per favorire l’approdo della scommessa Villas-Boas. In una stagione priva di certezze, ma che avrebbe potuto segnare per sempre la storia dei Blues.

Sotto la guida del tecnico portoghese però i risultati scarseggiano, tra i tifosi cresce il malumore, e la sconfitta del San Paolo nella gara d’andata degli ottavi di Champions League contro il Napoli, firma l’inizio della fine. A poco più di una settimana infatti, sarebbe arrivato l’annuncio del nuovo allenatore: Roberto Di Matteo. L’italiano – ex giocatore del Chelsea e assistente di Villas-Boas dall’inizio della stagione – si ritrova quindi nelle mani il destino del club che l’aveva visto salutare il calcio giocato.

 

Un nuovo allenatore

È evidente come occorra risollevare la squadra, e per farlo, il nuovo tecnico si affida ai senatori. Quei giocatori pronti a dare l’anima per riportare il sorriso a Stamford Bridge, quelli che nel club londinese avevano costruito gran parte della loro carriera: da John Terry a Didier Drogba, passando per Frank Lampard e Petr Čech. Nelle settimane esce fuori il carattere di una squadra vogliosa di rivalsa: i Blues conquistano i quarti di finale di Champions League rimontando contro il Napoli, e si proiettano in una cavalcata europea che avrebbe potuto cambiare il destino di una stagione, o meglio di un intero club.

In Premier League la situazione non migliora, la squadra scivola addirittura al sesto posto in classifica e da lì non riesce più a rialzarsi.

Ma in Champions League la storia è diversa.

Dopo aver battuto però il Benfica ai quarti e incredibilmente il Barcellona di Pep Guardiola in semifinale, Di Matteo e i suoi si guadagnano un’ultima possibilità: quella di potersi qualificare alla prossima edizione e vincere contemporaneamente per la prima volta l’ambito trofeo.

Tutto o niente, in una partita che avrebbe potuto segnare per sempre i loro nomi nell’albo d’oro del club.

Come ci arriva il Bayern Monaco

Se per i londinesi la finale dell’Allianz Arena rappresentava un’opportunità inimmaginabile a inizio stagione, per i bavaresi si trattava di una conferma: l’ennesima sotto la presidenza di Uli Hoeness. A due anni dal passo falso di Madrid in finale contro l’Inter di Josè Mourinho, i tedeschi si guadagnano infatti un altro lascia passare verso l’ultimo atto della competizione, questa volta davanti al proprio pubblico.

Tutti i pronostici sono per il Bayern, nonostante i padroni di casa arrivino all’appuntamento a secco di trofei, complice una stagione incredibile del Borussia Dortmund di Jurgen Klopp. Sotto la guida tecnica di Jupp Heynckes i “Die Roten” (i rossi) si ritrovano quindi secondi in Bundesliga e perdono la finale di Coppa di Germania contro il BVB, riuscendo però a incantare in Champions League. Basilea, Marsiglia e Real Madrid: le vittime dei bavaresi nella fase ad eliminazione diretta.

Il Chelsea: l’ultimo ostacolo, per raggiungere la gloria.

 

Primo tempo

19 maggio 2012, l’attesa è finita. Petr Čech e Philipp Lahm si apprestano a scambiare i gagliardetti, sullo sfondo c’è il boato dell’Allianz Arena. Una manciata di secondi e ci siamo. Si comincia!

I tedeschi partono subito forte: impongono il proprio gioco e chiudono il Chelsea nella propria metà campo. E al minuto 21 avviene il primo vero squillo: Robben entra in area e, dopo aver evitato Bosingwa con un tunnel, calcia verso la porta. Čech si supera, e salva in spaccata.

Nei minuti seguenti aumenta la pressione bavarese, con i Blues che faticano a creare problemi alla retroguardia avversaria. Sullo scadere è infatti ancora occasione Bayern: dopo un’azione fortuita Gomez si ritrova il pallone del possibile vantaggio sul piede sinistro, a pochi metri dalla porta inglese, ma incredibilmente spara alto.

 

Secondo tempo

Nella ripresa la gara appare la fotocopia della prima frazione di gioco. I tedeschi spingono a testa bassa accumulando occasioni su occasioni, per poi concretizzare al minuto 82. Toni Kroos illumina con un traversone dalla trequarti e Müller, dopo esser sfuggito dalla marcatura di Ashley Cole, insacca in rete con un colpo di testa che beffa Čech sotto la traversa. È 1-0 Bayern a otto minuti dal termine. Sembra fatta.

Sembra…

Si tratta di una rete che sulla carta sancisce apparentemente il vincitore, ma nel calcio si sa: non esistono certezze, non esiste vittoria sicura sino al fatidico triplice fischio. Soprattutto se nella squadra avversaria gioca un certo Didier Drogba

L’ivoriano infatti al minuto 87 sfrutta il calcio d’angolo disperato di Juan Mata: salta più in alto di tutti in mezzo all’area, e con il tempo giusto colpisce di testa, punendo Manuel Neuer con un’incornata che finisce in rete. È un gol di pura determinazione e cattiveria agonistica, la rete che riporta in vita il Chelsea.

Tempi supplementari

Nonostante una partita quasi a senso unico, che aveva visto dominare sino a quel momento il Bayern, i novanta minuti regolamentari non bastano a decretare i Campioni d’Europa.

Dopo appena tre minuti dall’inizio del primo tempo supplementare però, Drogba si rende di nuovo protagonista: questa volta in negativo, sgambettando ingenuamente Franck Ribery in area e concedendo l’inevitabile calcio di rigore. Dal dischetto si presenta Arjen Robben, il prescelto per vincere il gioco di sguardi con Petr Čech. Il direttore di gara Pedro Proença fischia, è il momento della verità.

Rincorsa breve, tiro incrociato e… Parata! Čech intuisce l’angolo e in due tempi trattiene. Il Chelsea, nonostante le difficoltà, rimane in partita.

Si resta quindi sul risultato di 1-1, e con il passare dei minuti crescono gli attimi di tensione e stanchezza, con l’ombra dei rigori che si avvicina inesorabilmente.

Dopo 120 minuti totali, il destino delle due squadre è chiaro. Sarà una lotteria ai calci di rigore.

 

Calci di rigore

Il primo a battere per il Bayern è il capitano Lahm che, nonostante un rigore non impeccabile, riesce ad andare a segno dopo il tocco di Čech. Una volta aperte le danze, è il turno del Chelsea.

Per i londinesi si presenta Juan Mata, prendendosi la responsabilità di calciare per primo. Il fantasista spagnolo però, si fa ipnotizzare da Neuer. Questa volta più che mai, sembra sfumare definitivamente il sogno dei Blues.

Di seguito segnano Gomez, David Luiz, Neuer e Lampard. Poi, ancora una volta, un eroe con il caschetto in testa decide di consegnare ai suoi l’ennesima opportunità, parando con la mano di richiamo il rigore a Olic. Appena dopo Ashley Cole mette dentro, è tutto da rifare.

Arrivati al quinto rigore sono Bastian Schweinsteiger e Didier Drogba a calciare dagli undici metri: il tedesco colpisce il palo, mentre l’ivoriano spiazza Neuer e gonfia la rete.

È finita, questa volta per davvero.

Grazie a undici leoni, grazie a un uomo che ha segnato per sempre la storia di un club.

Straordinariamente, meravigliosamente, Didier Drogba.

 

 

 

Pietro Caneva
Mi sono occupato dell'intera stesura di "Domenica alle 15. Il calcio al tempo dei social" di Luca Diddi (ex Match Analyst dell'Hellas Verona e CEO di Calciatoriignoranti)

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