Romanzando con Luca Toni

Gigi Potacqui, fondatore di Romanzo Calcistico, in un’intervista esclusiva a Modena con un eroe azzurro del 2006: Luca Toni.

 

‹‹Quando hai iniziato a pensare che saresti potuto diventare un calciatore professionista?››

 

‹‹Da piccolo ci speravo tanto, come ogni bambino che si approccia al calcio. Quando poi iniziai a giocare nel Modena, la squadra della mia città, capii che avrei potuto far davvero qualcosa di importante››.

 

‹‹Qual è stato invece il tuo idolo da bambino?››

 

‹‹Sicuramente van Basten, essendo un attaccante mi ispiravo a lui. È stato uno degli attaccanti più forti che il calcio abbia mai visto››.

 

‹‹A proposito, ricordo che ti fece anche i complimenti quando era seduto sulla panchina dell’Olanda. Come ti sei sentito in quel momento?››

 

‹‹Esatto, affrontammo la nazionale olandese prima dei Mondiali e riuscimmo a vincere 3-1. Feci anche un gran gol così Marco, che era il ct dell’Olanda in quel momento, si congratulò con me a fine partita. Ricevere i complimenti dal mio idolo di infanzia fu sicuramente una grande soddisfazione››.

 

‹‹Da quella partita dentro di voi scattò la consapevolezza di poter disputare un grande Mondiale?››

 

‹‹Sicuramente. Vincemmo sia con la Germania che con l’Olanda nelle gare antecedenti il Mondiale, e nonostante lo scandalo di Calciopoli di quel periodo, il gruppo si dimostrò molto unito, soprattutto grazie alla mano di Mister Lippi››.

 

‹‹Al Mondiale fino ai quarti di finale non riuscisti a segnare, poi però una volta sbloccato si può dire che per te iniziò come una nuova competizione?››

 

‹‹Sì, nelle prime partite la palla sembrava non volesse entrare, poi grazie alla fiducia del mister e dei compagni mi sono sbloccato. Penso comunque che l’importante fosse andare avanti nella competizione. Prima deve sempre venire la squadra e il gruppo, poi record e gol››.

 

‹‹Una volta vinto il Mondiale, ho letto come tra di voi sia nata una chat di WhatsApp per mantenervi in contatto››.

 

‹‹Sì, bisogna dar merito a Cannavaro che ha creato il gruppo ed è sicuramente un modo per sentirci. Anche se non ci vediamo spesso, abbiamo condiviso due mesi di vita veramente intensi e soprattutto instaurato un legame incredibile››.

 

‹‹Se mi dovessi dire lo scherzo più bello a cui hai assistito?››

 

‹‹Quello più bello è stato sicuramente ai danni di Kahn. Durante il mio primo anno al Bayern Monaco Kahn era considerato da tutti intoccabile, in molti provavano soggezione nei suoi confronti. Io e Ribery decidemmo allora di fargli uno scherzo, Franck andò sopra il tetto del centro sportivo con un secchio e io attirai Oliver fuori dagli spogliatoi, a quel punto Franck gli versò l’acqua (ride ndr). Inizialmente si arrabbiò molto, poi anche lui si fece due risate. C’era molta stima tra di noi››.

 

‹‹Tornando al Mondiale, quando Lippi in finale comunicò i rigoristi ti sentisti sollevato per non essere stato chiamato o avresti voluto calciare dagli undici metri?››

 

‹‹Il mister si rivolse a chi in quel momento riuscì a trasmettergli probabilmente più fiducia, io nella lista ero il sesto. Fortunatamente non arrivò il mio turno perché se avessi sbagliato quel rigore sarebbe stato un errore molto complicato da digerire››.

 

‹‹Nel 2012 facesti invece una scelta importante per la tua carriera, decidendo di trasferirti a Dubai, com’è maturato il tutto?››

 

‹‹Fu una scelta influenzata in parte anche da Cannavaro che mi parlò molto bene della città e pensai di chiudere la carriera lì, poi però le cose cambiarono. Non mi trovai infatti a mio agio a livello calcistico: all’epoca non riscontrai una grande professionalità nell’ambiente, e decisi quindi di rientrare in Italia dopo soli 4 mesi. Ebbi poi la fortuna di ottenere un’altra possibilità alla Fiorentina sullo scadere del mercato e per me fu un ritorno a casa, ma anche una seconda giovinezza. Riuscii a giocare infatti ancora quattro anni di alto livello con i Viola e con il Verona, concludendo sicuramente al meglio la mia carriera››.

 

‹‹Qual è stato invece il partner d’attacco con cui ti sei trovato meglio?››

 

‹‹Ho avuto la fortuna di giocare con i numeri dieci più forti al mondo: Baggio, Totti e Del Piero su tutti, ma anche Ribery che è un dieci mascherato dal numero sette. È impossibile sceglierne uno››.

 

‹‹Con Baggio in particolare hai avuto modo di crescere e apprendere molto da lui immagino››.

 

‹‹Certo, Roberto oltre a esser stato un campione indiscusso, è una persona eccezionale e di grande umiltà. Ricordo i miei primi passi a Brescia e come sia lui che Guardiola mi dessero sempre grande disponibilità a fine allenamento. Entrambi mi hanno fatto capire come prima di diventare campione occorra essere un grande uomo››.

 

‹‹Ti aspettavi un percorso da allenatore così ricco di successi da parte di Guardiola?››

 

‹‹Sì, si vedeva già quando giocava la sua mentalità da allenatore. È sempre stato bravo e intelligente: aveva tutte le carte in regola per diventare un grande tecnico, e così è stato››.

 

‹‹C’è stato un momento della tua vita da adolescente in cui hai pensato che non saresti riuscito a diventare un calciatore professionista?››

 

‹‹È chiaro che quando si inizia a giocare a calcio è difficile avere la certezza del traguardo durante il percorso, ma sicuramente se non fossi diventato un professionista avrei giocato nelle serie minori o nei dilettanti perché amo follemente questo sport. A livello lavorativo invece avrei cercato un’occupazione che mi permettesse di stare a contatto con le persone››.

 

‹‹Qual è, balisticamente parlando, il tuo gol preferito?››

 

‹‹I gol sono tutti belli e credo vadano valutati anche per la loro importanza, ma se dovessi sceglierne uno probabilmente sceglierei quello che realizzai contro il Bologna con la maglia del Vicenza. Segnai un gol in rovesciata e sinceramente non so nemmeno io come feci a farlo (ride ndr).››

 

‹‹Mentre qual è stato secondo te il tuo anno migliore?››

 

‹‹Secondo me feci quattro anni molto bene tra Palermo, Fiorentina e Bayern dove segnai molto: dai venti ai quaranta gol a stagione. Credo siano stati i miei anni più prolifici e nei quali possedetti la mia miglior condizione fisica. Anche a Verona però mi tolsi grandi soddisfazioni, riuscendo a vincere anche la classifica dei marcatori di Serie A a 38 anni››.

 

‹‹Se mi dovessi dire invece il tuo più grande rammarico?››

‹‹Sicuramente il mancato scudetto con la Roma, ci arrivammo molto vicino. Furono sei mesi stupendi quelli nella capitale››.

 

‹‹Passando invece al calcio attuale, quale giocatore vedi in rampa di lancio?››

 

‹‹Vedo bene Chiesa, mi piace molto. Credo che in prospettiva possa veramente diventare un campione e questo si nota anche dal suo carattere e dalla dedizione che mostra in campo››.

 

‹‹Noti grandi differenze tra i giovani di prima e quelli di adesso?››

 

‹‹Sì, soprattutto a livello di spogliatoio. Questo l’ho notato nella mia avventura al Verona dove vedevo molti ragazzi distaccati, spesso con il cellulare in mano. Per me è stato sicuramente difficile confrontarmi con una nuova generazione. Il calcio è cambiato, anche in questo aspetto››.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Pietro Caneva
Mi sono occupato dell'intera stesura di "Domenica alle 15. Il calcio al tempo dei social" di Luca Diddi (ex Match Analyst dell'Hellas Verona e CEO di Calciatoriignoranti)

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