Eric Cantona è diverso

Eric Cantona

Quella volta che Eric Cantona fece un “regalo” ai giovani Scholes e Butt

È il calciatore più amato dai tifosi red devils dai tempi di George Best e Bobby Charlton, nonostante sia di nazionalità francese. È considerato colui che ha ridato vita al Manchester United al pari di Sir Alex Ferguson dopo decenni e decenni di anonimato. Lo stesso tecnico scozzese, insieme a tutti i suoi compagni dell’epoca, erano distrutti il giorno del suo precoce addio al calcio (a soli 31 anni), in quell’ormai lontano West Ham – Man United dell’11 maggio 1997.

 

 

Perché? Perché da quelle parti Eric Cantona è stato (e per tanti ancora è) tutto questo? Solo per le sue doti (eccellenti) calcistiche?

Forse l’aneddoto di Roy Keane – riportato nella sua autobiografia The second half – può aiutare a comprendere meglio cos’è stato e quanto fosse importante Eric all’interno di uno spogliatoio.

«Dovevamo spartirci 15.000 sterline nello spogliatoio per dei diritti e dato che non avevamo voglia di dividerci in parti uguali la somma, decidemmo di fare una sorta di lotteria: al fortunato estratto sarebbe andata l’intera cifra. I giocatori più giovani però, preferirono ritirare la loro percentuale (800 sterline) senza partecipare, poiché non avevano ancora un “grande stipendio”. Tranne Nicky Butt e Paul Scholes, che tentarono la sorte.

A vincere fu Cantona.

Il giorno dopo Eric si presenta con due assegni con cui girava l’intera cifra a Butt e Scholes. “È il loro premio per aver avuto il coraggio di scommettere”…».

Capite il personaggio? Leader, trascinatore, controverso, particolare, irascibile, diretto, trasparente, carismatico… iconico. Unico nel suo genere. Anche per gesti di questo tipo, che possono sembrare banali, ma che invece non lo sono affatto.

Eric Cantona dalle parti di Old Trafford è stato il re. Per molti lo è ancora.

Luigi Potacqui
Ho creato Romanzo Calcistico. Ho scritto per Sonzogno "La magia del numero 10", perché il 10 è davvero un numero magico. Poi, non contento, ho scritto “Settimo Cielo”, il romanzo dei numeri 7. Perché nel vedere giocare Garrincha, Meroni o George Best, per arrivare fino ai giorni nostri con CR7, non puoi che sentirti in paradiso.
https://www.romanzocalcistico.com

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