Il giorno uno di un numero uno: Gianluigi Buffon

Buffon
In quel freddo pomeriggio di novembre di ventisei anni fa, l’esordio di un portiere leggendario

È il 19 novembre 1995, quando Nevio Scala, allenatore del Parma, si decide a mandare in campo un diciassettenne debuttante, in un match, quello contro il Milan di mister Fabio Capello, complicatissimo.

Il nome del ragazzino è Gianluigi Buffon, nipote di secondo grado del grande Lorenzo Buffon, portiere del Milan negli anni cinquanta e sessanta. E, come dice il famoso proverbio, buon sangue non mente, perché Gigi, come lo chiamano gli amici, non solo parerà bene e terrà la porta inviolata, ma lo farà per tanti anni ancora…

Il famoso colloquio

Dopo l’infortunio di Luca Bucci, portiere titolare, mister Scala deve scegliere il sostituto. Sembrerebbe ovvia la scelta di Alessandro Nista, secondo portiere dichiarato in rosa.

Ma, man mano che passano giorni e allenamenti, Scala rimane sempre più impressionato dal ragazzino aggregato dalla Primavera.

Così, dopo un confronto con il preparatore dei portieri Enzo Di Palma, la scelta del tecnico: quella domenica, contro il Diavolo, avrebbe esordito il giovane Buffon.

È sabato sera, giorno della vigilia. Il giorno dopo giochiamo contro il Milan e insomma penso, ripenso, ma dentro di me probabilmente avevo già deciso. Il martedì di quella settimana si fa male Bucci: da quel momento fino all’ultimo allenamento, io e il preparatore dei portieri Di Palma facciamo le stesse cose di sempre, ma guardando con un occhio diverso Buffon. E vediamo che nessuno riesce a segnargli. Sa nessuno? Nessuno. Così, dopo la rifinitura, vado da lui e gli dico: «hai visto anche tu quello che ho visto io?» E lui: «non devi nemmeno dirlo»…

Nevio Scala alla Gazzetta dello Sport

Il tecnico, in cuor suo, probabilmente ha già deciso di lanciare il giovane portiere della Primavera, ma, la sera precedente alla partita, cerca comunque il modo di convincersi una volta per tutte a prendere quella decisione che gli avrebbe potuto costare caro.

In ritiro, il sabato sera, vado a fare il solito giro delle camere. Entro in camera sua e gli chiedo:«e se domani ti facessi entrare?». Mi risponde:«Mister, che problema c’è?». Una risposta secca che mi ha trasmesso una sicurezza disarmante per uno della sua età, così lo feci giocare. E ho rischiato di farmi mandare a casa per far debuttare un ragazzino di 17 anni contro il Milan…

Nevio Scala a Fanpage.it

La partita

È la decima giornata del campionato di serie A 1995-96, Parma e Milan sono appaiate in testa alla classifica.

In campo ci sono tanti campioni, tra cui gli azzurri Gianfranco Zola, Dino Baggio, Franco Baresi e Paolo Maldini, oltre che ben tre Palloni d’oro consecutivi: Hristo Stoichkov (1994) da una parte, e Roberto Baggio (1993) e George Weah (lo avrebbe vinto di lì a poco, nel 1995) dall’altra. Il match è di quelli che promettono spettacolo.

Il Milan è più in palla, soprattutto in zona gol, ma Buffon quel giorno ha deciso di non far passare nessuno.

Ci provano Eranio, Baggio e Weah con ottime incursioni, ma l’estremo difensore emiliano è insuperabile. Anticipa sempre l’avversario con un tempismo incredibile e il coraggio di chi non ha paura di niente. La parata sul neo entrato Marco Simone, poi, è da campione vero.

Dopo un calcio d’angolo battuto da destra da Zvone Boban, la palla carambola sui piedi dell’attaccante italiano che, una volta controllata, calcia di destro a botta sicura. Ma, dalla linea di porta, si fionda in avanti con un balzo felino un impavido Buffon, che con grande reattività e senso della posizione respinge il pallone, sigillando definitivamente il risultato.

A fine gara, Fabio Capello ai microfoni della RAI dirà: «Buffon è stato il migliore in campo del Parma. Almeno in tre occasioni è stato splendido per tempismo nelle uscite e nella parata sul tiro di Simone».

Al termine della stagione, a vincere lo scudetto sarà un’altra volta il Milan di Don Fabio, al quarto titolo in cinque anni.
A Parma, però, era ufficialmente nata una stella, che ancora oggi, a 43 anni, non sembra voler smettere di brillare: quella di Gianluigi Buffon.

 

 

Luigi Potacqui
Ho creato Romanzo Calcistico. Ho scritto per Sonzogno "La magia del numero 10", perché il 10 è davvero un numero magico. Poi, non contento, ho scritto “Settimo Cielo”, il romanzo dei numeri 7. Perché nel vedere giocare Garrincha, Meroni o George Best, per arrivare fino ai giorni nostri con CR7, non puoi che sentirti in paradiso.
https://www.romanzocalcistico.com

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