Ritratti: Fabio Grosso, la favola di tutti

Fabio Grosso immagine profilo Instagram

Eroe per caso di una incredibile estate italiana

Se me l’avessero raccontato probabilmente non ci avrei creduto. Mai e poi mai mi sarei potuto anche solamente immaginare una storia simile, una scalata partita dagli infimi campi dilettantistici abruzzesi e capace di culminare nell’olimpo del calcio.

Tra alti e bassi, tra sacrifici, e traguardi inimmaginabili.

D’altronde sono queste le storie che fanno grande il calcio, che emozionano e che vengono tramandate con cura dagli appassionati.

Come se non passassero mai di moda, come se riemergessero al solo bisbiglio del loro protagonista.

In questo caso, Fabio Grosso.

 

I primi passi

La favola del calciatore abruzzese inizia nel campionato di Eccellenza, più precisamente nella Renato Curi Angolana (piccola società di città Sant’Angelo, provincia di Pescara). Qui, tra i dilettanti, Fabio mostra tutto il suo talento segnando 47 reti in 100 partite (nel ruolo di trequartista), guadagnandosi le attenzioni di un club di Serie C2: il Chieti.

È l’opportunità giusta per entrare tra i professionisti, un’occasione che Grosso non si fa sfuggire.

Nella nuova squadra, infatti, il ragazzo classe ’77 non lesina grandi giocate, e nel giro di tre stagioni trascina i neroverdi alla promozione in Serie C1. Dominanza fisica e grande tecnica si dimostrano le armi vincenti del fantasista del Chieti, tanto che dopo il successo nei playoff di C2, un club di Serie A decide di puntare su di lui.

Ad attenderlo, ci sarebbe stato il Perugia del patron Luciano Gaucci.

 

La svolta

A 24 anni appena compiuti, quindi, Grosso si guadagna l’occasione di una vita: la massima serie finalmente lo attende. È Serse Cosmi (tecnico del Perugia all’epoca) a volerlo fortemente in rosa ma, a detta sua, a rivoluzionare la carriera di Fabio è un altro allenatore, o meglio un vice.

Al fianco di Cosmi sulla panchina dei grifoni, vi è il suo collaboratore (nonché secondo) Mario Palazzi: lui, sarà l’artefice della svolta nella carriera di Fabio.

Come? Proponendo di provarlo nel ruolo secondo lui più congeniale per le sue caratteristiche: il terzino sinistro.

Facilità di corsa e dimestichezza con la palla tra i piedi, infatti, rendono Grosso nei mesi un esterno difensivo affidabile e di grande qualità. Da quel momento, sarebbe iniziata la sua scalata.

 

La consacrazione

Dopo tre annate in Serie A con il Perugia (con 7 reti collezionate in 67 partite), il 30 gennaio 2004 Fabio decide di accettare una nuova avventura. Alle porte, c’è il Palermo di Maurizio Zamparini, guidato da mister Francesco Guidolin.

Nonostante i Rosanero militassero all’epoca nella serie cadetta, Grosso è sicuro: si tratta della piazza giusta al momento giusto.

Il tempo gli darà ragione.

Nel giro di due stagioni il Palermo raggiunge la promozione in Serie A, ottenendo, l’annata successiva, un traguardo prestigioso: la qualificazione in Coppa Uefa.

Grazie a giocatori del calibro di Luca Toni, Andrea Barzagli e dello stesso Grosso, infatti, le aquile rosanero si guadagnano subito il palcoscenico europeo. Riempendo di gioia una piazza calda e passionale come quella palermitana.

Fabio, però, la vittoria più grande la conquisterà con la maglia azzurra.

 

Nazionale

La convocazione in Nazionale, è il coronamento di un sogno. Il giusto premio per lo spirito e la tenacia di un ragazzo che ha saputo stringere i denti e farsi forza. Nonostante le difficoltà, nonostante un percorso lungo e tortuoso partito dalle serie minori.

La prima chiamata azzurra avviene sotto la guida di Giovanni Trapattoni, precisamente il 30 aprile 2003. Una data per Fabio indimenticabile, un’opportunità che gli permette di accumulare i primi minuti con l’Italia, ma che ancora non gli garantisce una stabilità nel gruppo azzurro.

Per quella, occorrerà aspettare il 2005.

Dopo il meraviglioso cammino con il Palermo, infatti, il nuovo ct Marcello Lippi (succeduto a Trappattoni nel 2004) inizia a puntare fortemente su di lui e, da quel momento, Grosso risponde presente sul campo.

Prima, sfornando prestazioni di alto livello, poi, mettendo anche a segno il primo gol con la maglia della nazionale, nella gara valevole per le qualificazioni Mondiali contro la Scozia.

Mondiali

A poco meno di un anno da quella rete, Fabio riesce a raggiungere il proprio obiettivo: il suo nome è nella lista dei 23 convocati da Lippi per il Campionato del Mondo 2006.

Da quel momento, la sua vita sarebbe cambiata per sempre.

Dopo un inizio di Mondiale in panchina (che vedeva giocare nel ruolo di terzino sinistro rispettivamente Zambrotta e Zaccardo), Grosso si ritaglia un posto da titolare nello scacchiere azzurro. L’ottima prestazione fornita nell’ultima gara del girone contro la Repubblica Ceca, infatti, è la scintilla che convince Lippi ad affidarsi completamente a lui in quella zona di campo.

Fabio, come sempre, ripagherà la fiducia sul campo.

Nell’infernale sfida contro l’Australia agli ottavi di finale (complicatasi con l’espulsione di Marco Materazzi), sarà proprio lui a decidere il passaggio del turno degli azzurri. Con un’incursione sulla sinistra, con un rigore procurato, che nei piedi di Francesco Totti diventa sentenza: 1-0 Italia!

È solo l’inizio, presto, sarebbero arrivati anche i gol.

Quelli che abbiamo visto centinaia e centinaia di volte con le lacrime agli occhi, quelli che non necessitano di parole per essere descritti.

Prima, il sigillo al minuto 119 in semifinale contro la Germania su assist di Andrea Pirlo, poi, l’ultimo calcio di rigore nella memorabile finale vinta contro la Francia. E chi se la scorda…

Post Mondiale

Le incredibili prestazioni fornite da protagonista nel Campionato del Mondo, si traducono per Fabio in un trampolino di lancio. L’Inter di Moratti, infatti, ha tutte le intenzioni di investire sul terzino azzurro e, il 13 luglio 2006, arriva l’ufficialità: Grosso vestirà la maglia nerazzurra.

Le aspettative di tifosi e ambiente sono tante, sfortunatamente, però, non saranno mantenute. L’allora ventinovenne, infatti, nella nuova piazza non trova continuità, faticando a mostrare il suo potenziale, e a trovare il feeling con l’allenatore Roberto Mancini.

Così, dopo una sola stagione a Milano, l’esterno difensivo decide di cambiare aria e paese. Ad attenderlo, c’è il Lione.

È proprio con Les Gones che Grosso ritrova la migliore condizione, riacquistando la consapevolezza nei propri mezzi e abbracciando una piazza pronta a credere di nuovo in lui. In due anni, vince da titolare Ligue 1, Coppa, e Supercoppa di Francia.

I trofei parlano per lui, ma, dopo due stagioni in terra francese, la mancanza del Belpaese inizia a farsi sentire.

La Juventus guidata da Ciro Ferrara è pronta a garantirgli una nuova avventura, Fabio, non può mai dire di no.

 

Le ultime stagioni

L’esperienza con la Vecchia Signora, sarà per Grosso l’ultimo capitolo di un’avvincente e inaspettata favola calcistica.

A Torino, dopo aver dimostrato sempre in carriera qualità e professionalità, si rende protagonista dell’ennesima stagione di livello. Indossando, tra l’altro, la storica maglia numero 6 bianconera, appartenente a un mostro sacro come Gaetano Scirea.

Dopo un’annata di buon livello, però, i piani di ringiovanimento della società finiscono per scontrarsi con le ambizioni del campione del mondo. Da lì, inizierà un lento declino che lo porterà, il 5 dicembre 2012, alla scelta del ritiro.

Dai campi d’Eccellenza al tetto del mondo: la romantica favola di Fabio Grosso, l’eroe di Germania 2006.

 

 

Pietro Caneva
Mi sono occupato dell'intera stesura di "Domenica alle 15. Il calcio al tempo dei social" di Luca Diddi (ex Match Analyst dell'Hellas Verona e CEO di Calciatoriignoranti)

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