Quella meraviglia di Marco Van Basten

“Dove troveremo un altro cosi?”
Scriveva così, il giorno dopo l’annuncio del suo ritiro, la Gazzetta dello sport sulle sue colonne dedicate proprio all’addio al calcio giocato dell’olandese.
In 85 partite in cui ha segnato in rossonero, il Milan non ha mai perso. Mai. Ci fosse una gara per la statistica più impressionante di sempre, questa sarebbe in corsa sicuramente.
Fa il suo esordio tra i professionisti con una delle sostituzioni più famose mai ricordate: fuori Johan Cruyff, dentro lui, come a dire: se proprio devi prendere il posto di qualcuno, prendi il suo.

The star is a born

Nell’Ajax, tra il 1983 e il 1986, Marco fa cose strabilianti: regala titoli su titoli ai lanceri oltre che gol straordinari, attirando su di sé le lusinghe del nuovo ambizioso Milan di Silvio Berlusconi.
Il presidente, innamoratosi follemente di quel leggiadro ed elegantissimo centravanti, riesce a vincere l’agguerrita concorrenza di altri grandi club europei portandolo nella sponda rossonera di Milano: è l’inizio di una meravigliosa storia d’amore.
Con il Diavolo, insieme ad una squadra di assoluto livello, il “Cigno di Utrecht” vince tutto. Scudetti (4), Coppe Campioni (2), Palloni d’oro (3): l’olandese è un rullo compressore. Ma soprattutto è una meraviglia per gli occhi.
Nel bel mezzo della parentesi italiana, però, non si accontenta di vincere “solo” a livello personale e di Club.

Europeo ed Eurogol

Nel 1988, in Germania, Marco trascina la nazionale olandese a vincere la sua prima e unica competizione importante, l’Europeo, grazie anche al leggendario gol al volo in finale realizzato all’Urss, tra i più belli della storia per difficoltà d’esecuzione.
Quella è l’Olanda di Ruud Gullit e Frank Rijkaard, di Rinuus Michel in panchina, e di tanti altri campioni che hanno contribuito a scrivere quella meravigliosa storia orange. Ma è soprattutto la sua, di Marco Van Basten, la vera stella del gruppo, in quel momento indubbiamente il centravanti più forte del pianeta.
In quei campionati europei segna 5 gol in 4 presenze: una tripletta nel 3-1 all’Inghilterra, un gol decisivo allo scadere nel 2-1 alla Germania Ovest padrone di casa, e quello già descritto precedentemente nel 2-0 all’Urss in finale. La classifica Marcatori non può che essere sua.
Purtroppo, però, come tutti i supereroi, anche Marco ha il suo punto debole.

Maledetta caviglia

I problemi alla cartilagine della caviglia lo tormentano per gran parte della sua carriera, limitandogli la possibilità di diventare ancora più grande. Gira il mondo tra chirurghi e specialisti ritenuti tra i più competenti del mondo, ma le cose non fanno che peggiorare.
A 29 anni, senza nemmeno saperlo, gioca la sua ultima partita, quella triste finale di Monaco persa contro il Marsiglia: lì, Marco, fatica addirittura a correre.
Ha voluto giocarla a tutti i costi, per poi rendersi conto di aver bisogno di un’altra operazione, l’ennesima della sua carriera.
Dopo quasi due anni di convalescenza, nel ’95 prova ad aggregarsi nuovamente ai compagni. Pochi giorni dopo, però, convoca una conferenza stampa e, tra lo stupore generale, annuncia: “La notizia è breve. Semplicemente ho deciso di smettere di fare il calciatore”.
Un brivido percorre la schiena di tutti i giornalisti presenti e di tutti i tifosi davanti alla tv. Incredulità, sconcerto e tanta tristezza.
Il “Cigno di Utrecht” non avrebbe mai più riaperto le sue ali, Il tulipano si era ormai appassito sotto il peso della sua “maledizione”.
Nel giorno del suo addio piange persino Fabio Capello, non uno dal fazzoletto facile.
Anni dopo il suo ritiro, lo scrittore e poeta, nonché appassionato di calcio, Carmelo Bene dirà: “Il lutto in me per il suo precoce ritiro non si estingue ancora e mai si estinguerà”.
Caro Carmelo, ovunque tu sia, credo che in molti la pensino esattamente come te.
Luigi Potacqui
Ho creato Romanzo Calcistico. Ho scritto per Sonzogno "La magia del numero 10", perché il 10 è davvero un numero magico. Poi, non contento, ho scritto “Settimo Cielo”, il romanzo dei numeri 7. Perché nel vedere giocare Garrincha, Meroni o George Best, per arrivare fino ai giorni nostri con CR7, non puoi che sentirti in paradiso.
https://www.romanzocalcistico.com

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