Il giorno in cui la leggenda del Boca trascinò l’Argentina ai mondiali
10 ottobre 2009.
Sopra all’Estadio Monumental di Buenos Aires un temporale di proporzioni clamorose sta sfogando tutta la sua potenza.
Il manto erboso, appesantito dalla pioggia incessante, si è ormai trasformato in un vero e proprio campo di battaglia: sì, perché Argentina-Perù, gara valevole per le qualificazioni a Sudafrica 2010, lo è veramente, sportivamente parlando.
La Seleccíon, guidata da un commissario tecnico alquanto speciale – Diego Armando Maradona – viene da tre sconfitte consecutive nel girone di qualificazione. Deve innanzitutto vincere contro i peruviani, per poi all’ultima giornata giocarsi tutto nello scontro diretto contro l’Uruguay.
Al minuto 47 Gonzalo Higuain, servito dal “Pajaso” Pablo Aimar, porta in vantaggio l’Albiceleste, ma al 90° il Perù fa 1-1: è una tragedia!
Dovesse finire così, l’Argentina è fuori dal Mondiale.
Messi e compagni si gettano disperatamente in avanti, ma nessuno sembra crederci veramente.
Tutti tranne lui
Il cronometro indica ormai il minuto 93.
La squadra di casa batte un corner dalla destra: tra confusione, stanchezza e tensione, il pallone sembra una pallina di un flipper. Sbatte da una parte all’altra, impazzita, incontrollabile. Le condizioni del campo non fanno altro che peggiorare la situazione.
Fino a quando non arriva sul secondo palo…
Lì sbuca lui, entrato in campo solo qualche minuto prima, come se avesse sempre saputo che in quel punto preciso si sarebbe compiuto il suo destino.
2-1!
A segnarlo è proprio lui, l’uomo dei record per i tre rigori falliti in una partita, contro la Colombia nel 1999, al termine della quale leggenda vuole che l’addetto all’antidoping si sia impietosito a tal punto da rinunciare a ritirare il suo campione di urine, perché “questo oggi non centra nemmeno la provetta”.
Lui, che solo qualche giorno prima aveva segnato contro il Velez Sarsfield un altro gol da record da quaranta metri… di testa.
Lui, lo stesso della doppietta in finale di Coppa Intercontinentale contro il Real Madrid e che del suo Boca Juniors è il miglior marcatore della storia.
Lui, “El loco”, che prima dell’avvento sulla panchina di Maradona, erano più di nove anni che non indossava l’albiceleste. Ci voleva uno ancora più “matto” per riportarlo in Nazionale…
Lui, che di nome fa Martín e di cognome Palermo. Lo chiamano “hombre de la Película”: forse perché anche se “la vita non è un film”, a volte capita di viverne uno.
Di quelli che non si dimenticano.