Dopo una breve carriera da calciatore nelle serie minori francesi – iniziata nel Cannes di Zinedine Zidane (“ma lui non ricorderà nemmeno di aver condiviso con me lo spogliatoio” ammetterà ridendo) e conclusa a soli trent’anni in quarta divisione, nel Draguignan – per campare è costretto ad aprirsi un’impresa di pulizie. «Ho passato otto anni ad alzarmi alle 3 del mattino, tutti i giorni, per svuotare dei cassonetti» dirà.
Il suo sogno, però, è quello di diventare allenatore professionista, anche se imporsi inizialmente non è affatto semplice.
Le delusioni e le problematiche durante il percorso sono molte… finché non conosce Claude Le Roy.
Già ct di Camerun (con cui ha vinto la Coppa d’Africa 1988) e Senegal oltre che osservatore nel Milan di Arrigo Sacchi, dopo averlo conosciuto tramite un’amicizia in comune nel 2002, Le Roy lo vuole con sé come assistente in Cina, visto che lo Shanghai Cosco gli ha appena proposto la panchina.
Renard accetta all’istante.
Lo segue in Cina, in Ghana e infine in Inghilterra, prima di approdare in Zambia in solitaria: da qui, il resto è storia. Storia di un selezionatore europeo capace di diventare grande nel continente nero, di un commissario tecnico capace di diventare idolo di tanti popoli africani.
Dopo essere diventato commissario tecnico dello Zambia, infatti, è riuscito nella storica impresa di vincere la Coppa d’Africa con i “Chipolopolo” (letteralmente “proiettili di rame”) nel 2012, per poi ripetersi nel 2015 con la nazionale della Costa d’Avorio.
Sarà il primo, e finora unico, commissario tecnico ad esserci riuscito con due Nazionali diverse.
Non contento, ha poi riportato nel 2018 il Marocco ad una Coppa del mondo a cui mancava da vent’anni. Lì, in un girone di ferro con Portogallo e Spagna, con i “Leoni dell’Atlante” nonostante un solo punto conquistato in classifica, non sfigura affatto, anzi.
Pareggia 2-2 con la Spagna e perde le due restanti partite 1-0 in maniera davvero sfortunata contro Iran e, appunto, Portogallo.
Oggi, alla sua prima esperienza su una panchina di una nazionale asiatica, ha condotto l’Arabia Saudita ad una vittoria storica (1-2) contro l’Argentina di Lionel Messi, imbattuta da 36 partite. Per capire la portata dell’impresa, nel regno saudito è stata proclamata “festa nazionale” per la giornata di mercoledì 23.
Questa è la storia di Hervé Renard, l’allenatore dei miracoli che non vuole smettere di stupire il mondo del calcio.