Pelé, impossibile da spiegare

Quello che ha rappresentato O rei va oltre il calcio, oltre lo sport.

 

Te ne sei andato a 82 anni, dopo aver lottato per anni contro un tumore al Colon.

Ma soprattutto dopo aver fissato una linea tra due epoche nel calcio, lo sport che ti ha reso celebre in tutto il mondo.

Cosa sei stato è difficile da spiegare. Forse impossibile.

Ogni volta che ti spostavi, in qualsiasi parte del mondo, si bloccava tutto: città in fermento, strade intasate, negozi chiusi, stadi stracolmi. Bastava che toccassi la palla, o anche solo che camminassi per il campo perché la folla si scatenasse e ti dedicasse cori e canzoni: l’unico, fino a quel momento, capace di muovere le masse da solo.

Come quando ti recasti in Nigeria per disputare alcuni incontri amichevoli e le fazioni che si stavano fronteggiando in una sanguinaria guerra civile sottoscrissero una tregua di quarantott’ore per seguire le tue gesta. Oppure quando in Colombia gli spettatori inferociti invasero il campo strattonando e minacciando l’arbitro, reo di averti espulso. Come andò a finire? Il direttore di gara dovette abbandonare la partita e tu, O rei, venisti riammesso. Quando si è più importanti delle regole stesse…

Nella tua vita hai viaggiato in oltre ottanta paesi, sei stato ricevuto da premier, capi di stato, papi: sei stato e sarai un idolo per miliardi di persone.
E nonostante tu abbia smesso di giocare nel 1977, il tuo nome ha continuato a evocare stupore per le tue imprese, ammirazione per il tuo infinito talento e rispetto per l’uomo che eri, che sapeva lanciarsi oltre il limite dell’umano. Continuerai a farlo, senza ombra di dubbio.

Molti si avventurano nel paragonarti ad altri campioni dello sport: è più grande lui, no è più grande l’altro, e così via.
Ma la realtà è che, quelli come te, non si possono paragonare.
Quelli come te sono unici, anche se non abbiamo vissuto il tuo apice e abbiamo ammirato, per ragioni anagrafiche o fedi calcistiche personali, di più altri che fanno o hanno fatto il suo stesso mestiere.

Ciò che ti rende speciale, O rei, è l’eredità.
L’eredità che hai lasciato al calcio, allo sport, al mondo. E quelli come te no, non possono morire.

Quelli come te, le leggende, si sa, sono senza tempo, sono eterni… immortali.

Adeus, rei.

Luigi Potacqui
Ho creato Romanzo Calcistico. Ho scritto per Sonzogno "La magia del numero 10", perché il 10 è davvero un numero magico. Poi, non contento, ho scritto “Settimo Cielo”, il romanzo dei numeri 7. Perché nel vedere giocare Garrincha, Meroni o George Best, per arrivare fino ai giorni nostri con CR7, non puoi che sentirti in paradiso.
https://www.romanzocalcistico.com

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