Storia e memoria di Arpad Weisz: impossibile dimenticare

Nel giorno della memoria, è bene ricordare la storia dell’allenatore ebreo, ammazzato dalla follia umana


Europa, fine anni venti.

La fine della prima guerra mondiale ha portato con sé strascichi tra le nazioni vincenti e la perdente Germania – che vive momenti di grandi tumulti anche e soprattutto a causa dell’ormai sfiducia del popolo nei confronti della Repubblica di Weimar – la quale non riesce a risollevare le sorti del paese. Nel paese teutonico, come già accaduto in Italia da qualche anno, aleggia sempre più l’ombra di un profondo cambiamento politico.

Nel frattempo, nel calcio europeo a giganteggiare è la “scuola danubiana”, così ribattezzata perché costituita dalle squadre nazionali di tre paesi attraversati dal fiume Danubio: Austria, Ungheria e Cecoslovacchia.

È da lì, da quell’officina calcistica, che proviene un ungherese di Lost, ex discreta ala sinistra trasformatosi poi in uno straordinario allenatore di calcio: Arpad Weisz.

 

Predestinato 


La sua è una vocazione vera e propria, tanto che inizia ad allenare sin da giovanissimo: è l’Ambrosiana Inter a dargli l’opportunità. È stato aggiunto il nome Ambrosiana perché il nome “Internazionale”, in quel momento storico, stride con il regno mussoliniano.

Sì, siamo in piena epopea fascista e Benito Mussolini lavora molto nello sport perché in esso vede la possibilità di poter fare propaganda.

Mister Arpad è comunque “libero” di allenare in Italia: lo sarà ancora per pochi anni.

Lui è un vero maestro, il precursore degli schemi, antesignano della dieta sportiva nel calcio, della preparazione atletica studiata nel dettaglio e dell’introduzione del settore giovanile.

È proprio da lì che scoverà il più grande calciatore italiano di tutti i tempi, Giuseppe Meazza.

Un allenatore giovane, ambizioso, preparato, geniale: nulla sembra fermare la sua ascesa.

Campione d’Italia

Vince la prima serie A nel 1929-30, il primo campionato a girone unico detto “all’italiana”: Weisz, all’epoca trentaquattrenne, rimane ancora oggi il più giovane allenatore ad aver conquistato lo scudetto.

Poi, vi sarà lo storico dominio quinquennale della Juventus di Edoardo Agnelli, prima che Weisz stesso, e chi sennò, lo interrompesse con il Bologna.

Ma ad un certo punto succede qualcosa che, dall’uomo, non ti aspetteresti mai.

Arpad Weisz, solo perché di religione ebraica, tutto d’un tratto sembra non esistere più.

Prima, quando sta per rivincere lo scudetto con il Bologna, l’espulsione dall’Italia nel 1938 a causa delle leggi razziali. Poi, il provvisorio riparo a Parigi. Infine, la fuga in Olanda, dove per un breve periodo torna ad allenare in un piccolo club, il Dordrecht. Ma è solo un’illusione.

In Germania, nel frattempo, al potere è salito Adolf Hitler, che inizia sin da subito una vera e propria caccia all’ebreo e, in pochi anni, una terribile conquista dei paesi limitrofi. Occupa la Polonia, subito dopo Danimarca e Norvegia, quindi l’Olanda.

L’incubo dei campi

Inizia anche lì il “rastrellamento” di ebrei, tanto che Weisz viene arrestato insieme a sua moglie e ai suoi due figli. Viene deportato prima nel campo di transito di Westerbork, a nord-est dei Paesi Bassi, poi ad Auschwitz-Birkenau.

Sua moglie e i suoi piccoli vengono subito uccisi nelle camere a gas, lui invece sopravviverà per 15 mesi, prima di venire anche lui ammazzato nella stessa maniera.

Come se nulla fosse, in un attimo ad Arpad Weisz è stato tolto il lavoro.

È stata tolta la famiglia.

La libertà.

La dignità.

La vita.

Vorrei che niente di tutto questo fosse mai accaduto.

Vorrei che nessuno dimenticasse.

Luigi Potacqui
Ho creato Romanzo Calcistico. Ho scritto per Sonzogno "La magia del numero 10", perché il 10 è davvero un numero magico. Poi, non contento, ho scritto “Settimo Cielo”, il romanzo dei numeri 7. Perché nel vedere giocare Garrincha, Meroni o George Best, per arrivare fino ai giorni nostri con CR7, non puoi che sentirti in paradiso.
https://www.romanzocalcistico.com

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