Romanzando con… Costinha!

Intervista al centrocampista portoghese campione d’Europa 2003/04 con il Porto

Un mediano di personalità e carisma, capace di conquistare Coppa Uefa e Champions League con il Porto di José Mourinho, e di collezionare 53 presenze e 2 reti con la nazionale portoghese (con cui è stato voce campione d’Europa nel 2004).

Francisco José Rodrigues da Costa, meglio noto come Costinha, è stato un perno fondamentale di quel Porto campione d’Europa. Ha poi giocato con Dinamo Mosca, Monaco e Atletico Madrid, prima di chiudere – e male – la sua carriera a Bergamo con l’Atalanta. Una sola presenza e tante incomprensioni in tre anni, che hanno deluso non poco il lusitano.

Ho avuto modo di farci una bella chiacchierata – insieme a Moris Carrozzieri a Contropiede su Livesport360 (in studio anche Alessia Spagnulo e Fabrizia Falà) – svariando un po’ tra Italia, Portogallo e rapporti personali…

 

So che segui molto la nostra Serie A, come valuti l’evoluzione di questi ultimi anni della tua ex squadra, l’Atalanta? 

L’Atalanta bene, mi piace moltissimo. È cambiata tantissimo da quando non ci sono più io, ha preso una strada diversa: acquista più giovani valorizzandoli. Sono contento abbia raggiunto uno step successivo, grazie soprattutto al lavoro di mister Gasperini. È un allenatore di grande qualità, fa giocare la squadra con tanta intensità, uno contro uno a tutto campo. I giocatori devono capire il suo calcio. È dispendioso ma, se seguito, valorizza gioco e giocatori ed è molto difficile affrontarli”. 

Ti dispiace non aver avuto modo di poter giocare in quegli anni a Bergamo?

“Era il mio sogno giocare in Italia e l’Atalanta mi stava dando questa possibilità a 31 anni. Ma lì purtroppo ho trovato due imbecilli nella dirigenza che mi hanno fatto stare tre anni senza giocare. Non mi hanno nemmeno lasciato andare via quando potevo andare all’Inter con Mourinho, quando lo scambio con Dacourt era fatto. Perché? Perché se lì avessi giocato, dovevano poi giustificare ai tifosi il perché da loro non giocavo. Non ci voglio più pensare guarda…”.

Tu hai avuto la possibilità di lavorare con José Mourinho al Porto, stai seguendo un po’ il suo percorso alla Roma?

Non ho visto l’ultima partita contro la Cremonese di Coppa Italia perché stavo commentando Betis – Barcellona per una tv portoghese. Ma poi, vedendo il risultato, ho detto: “No, non è possibile?”. Mi ero sentito qualche giorno fa con Mou per il suo compleanno e gli dicevo che avrebbe avuto diverse partite per fare risultato a parte Napoli, dove la partita poteva essere difficile. Davvero un peccato sia uscito dalla Coppa Italia. Mancano i campioni alla Roma: deve avere più grandi calciatori in squadra”.

Cosa ne pensi di Rafael Leao? Come viene visto in Portogallo? Pensi possa diventare un top player? 

“Rafa Leao non ha ancora deciso cosa vuole essere nel calcio. Se lui vuole essere numero uno, può esserlo, ha qualità incredibili. Ma sta a lui. In questo momento non lo è. È un giocatore difficile, bisogna lavorare molto con lui mentalmente e avere pazienza. Pioli lo ha fatto bene ma a lui manca ancora qualcosa. Può diventare un top player assoluto, sia per la nazionale che nei top club europei, ma deve volerlo in primis lui. Deve aver voglia e mentalità di diventarlo, quella che hanno Messi o Cristiano Ronaldo, quella mentalità”.

Hai giocato nell’Atalanta con Simone Inzaghi. Avresti mai pensato diventasse allenatore a questi livelli? 

Simone Inzaghi non mi aspettavo diventasse un grande allenatore. Mi ha stupito. Un ragazzo molto intelligente, a Bergamo lo guardavo, ci parlavo e ho capito che a volte faceva finta di non sapere o conoscere…”.

Vista la tua esperienza riguardante il calcio portoghese, quali sono i talenti lusitani più in ascesa? 

“Giovani portoghesi? Mi piacciono molto Mendes e Vitinha del Psg, Fabio Vieira dell’Arsenal… Florentino del Benfica. A lui per esempio avevo consigliato di andare in Italia per il suo stile di gioco, invece ha scelto di andare in “vacanza” per un anno al Monaco… Ora vedremo più in là.
Ma vi dico Antonio Silva, difensore del Benfica 2003. Forte fisicamente, tecnicamente e soprattutto di testa. Sono convinto diventerà grande”.

Qual è il giocatore più forte con cui hai giocato?

Ce ne sono tanti. Deco, Gallardo, Figo, Rui Costa, Trezeguet, Henry… Vi dico anche un italiano, Marco Simone, con cui ho giocato nel Monaco. Ho avuto la possibilità di giocare con tanti giocatori forti per fortuna. 

Quel Porto è già storia. Vitor Baia, Paulo Ferreira, Jorge Costa, Nuno Valente, Ricardo Carvalho, Deco, Costinha, Maniche, Derlei… Insomma, una squadra davvero romantica, da Romanzo Calcistico. Sono stati il tuo apice in carriera quegli anni, no?

”Sì, gli anni di Porto e poi anche di Monaco sono stati i migliori. Mi sentivo forte. Al Porto poi avevamo acquisito una mentalità pazzesca, oltre al fatto che avevamo una spina dorsale di giocatori portoghesi, cosa molto importante. Poi, io per esempio ho giocato per mesi con la clavicola rotta perché Mourinho voleva giocassi sempre. Come me anche altri avevano questo carattere, questa voglia di esserci sempre, anche mezzi rotti. E questo grazie a Mourinho, a quello che ti trasmetteva. Poi quella squadra oltre ai primi undici aveva una rosa lunga. Pensa che in panchina c’erano giocatori come Bosingwa, Ricardo Costa, Alenichev, Benni McCarthy… 

Visto che sei in attesa di una squadra, qui in Italia chi ti piacerebbe allenare?

Sono cresciuto guardando la Serie A. Quando ero ragazzino c’erano tanti campioni in Italia. Ovvio che mi piacerebbe allenare le squadre più forti e famose… Per esempio tifavo Napoli per Maradona, ma ero affascinato dal Milan di Sacchi, di Capello. Poi ho apprezzato anche il Parma di Nevio Scala. Però il fascino dell’A.C. Milan di quegli anni, però,  che oltre ai magnifici tre olandesi aveva una spina dorsale italiana, era incredibile… Tassotti, Costacurta, Maldini, Baresi, Evani, Ancelotti, Donadoni… Lascia stare! Una squadra fortissima! Adesso forse manca questa cosa a molte squadre rispetto a prima: la spina dorsale italiana e l’esempio e il senso di appartenenza che davano ai nuovi. Lo stesso con la Juventus con l’addio di Buffon, di Del Piero, Chiellini…”


E sui giovani…


I giovani di oggi vanno di pari passo con il mondo che cambia, è normale. Adesso quando arrivano in prima squadra vanno al campo e sono i primi ad andare via, si isolano. Si sentono già arrivati. Forse perché bastano due partite per guadagnare tanto e andare in grandi club. Prima, per andarci dovevi farne di strada…

Anche noi se avessimo avuto le possibilità tecnologiche di oggi durante la nostra adolescenza avremmo probabilmente fatto uguale. Le cose cambiano…

Per diventare calciatore devi avere mentalità. Il mio primo figlio per esempio ha provato a giocare a calcio. Ma quando gli chiedevo “a che ora ti alleni oggi?” Mi rispondeva “non lo so”. Oppure “Con chi giocate la prossima?”, lui sempre “non lo so”. Così gli ho consigliato: “forse meglio che studi”. Infatti sta continuando gli studi…”

Rapporto speciale con José Mourinho: volevo chiederti se c’è la possibilità di collaborare con lui? nella Roma oggi o se c’è stata la possibilità in passato? 

“Ora sono allenatore grazie a Mourinho. Lui è il migliore. È uno che cura molto i rapporti con i suoi ex calciatori. Io per esempio facevo il direttore sportivo e José ogni volta mi diceva: “tu devi fare l’allenatore”. Una volta andai a vedere i suoi allenamenti a Milano ai tempi dell’Inter, a fine allenamento disse qualcosa a Balotelli che rispose in maniera sbagliata, così gli dissi: vedi perché non voglio fare l’allenatore?”(ride ndr)…

Mi ha convinto lui a diventare allenatore. Collaborare nell’immediato con lui alla Roma? Chi lo sa… Vediamo, ne parleremo”.

 

 

 

Qui il video (clicca qui sotto) 

 

Luigi Potacqui
Ho creato Romanzo Calcistico. Ho scritto per Sonzogno "La magia del numero 10", perché il 10 è davvero un numero magico. Poi, non contento, ho scritto “Settimo Cielo”, il romanzo dei numeri 7. Perché nel vedere giocare Garrincha, Meroni o George Best, per arrivare fino ai giorni nostri con CR7, non puoi che sentirti in paradiso.
https://www.romanzocalcistico.com

Lascia un commento