In campo giocava spesso esterno in quello che era forse “l’unico (o quasi) modulo tattico utilizzato in Italia all’epoca” – come lui stesso ci ha ricordato – il 4-4-2.
Ma probabilmente Cristiano Doni poteva giocare per caratteristiche in tante altre posizioni.
Aveva tutto per poter fare la mezzala in 4-3-3 o 3-5-2 per esempio, l’esterno in un 4-4-2, 4-3-3 o 3-4-3, la seconda punta in un 4-4-2 o 3-5-2 o il trequartista in un 4-2-3-1, 4-3-2-1 o 4-3-1-2. Insomma, uno così, nel calcio italiano di oggi, avrebbe probabilmente fatto ancora meglio.
Un’intervista interessante, dove abbiamo toccato diversi temi della sua carriera calcistica…
Sei il miglior marcatore della storia dell’Atalanta, hai giocato tanti anni in nerazzurro e sei stato anche capitano. Ma i due anni prima hai giocato nel… Brescia, la rivale storica della Dea. Come l’hanno presa i tifosi?
Quelli dell’Atalanta bene, anche perché poi ho giocato tanti anni lì e sono diventato un giocatore importante per loro. A Brescia male. In quegli anni non potevo nemmeno andarci in città, non ero ben visto diciamo…
A proposito di Brescia. Tu hai avuto la “fortuna”, la chiamo così anche se giocavi nell’Atalanta, di vivere un momento che fa ormai parte della storia del calcio: la corsa di Mazzone al 3-3…
«In quel momento non la presi benissimo ovviamente e, anche a distanza di anni, non mi è ancora passata del tutto quella partita. Però riconosco che è stato un momento storico: fa parte di quel calcio fatto di personaggi veri e passionali come Carlo Mazzone. Vi racconto una cosa che forse non sa nessuno, se non noi della panchina. Io ero appena stato sostituito, vincevamo 3-1, ma in 10 minuti ci fanno il 3-3… Dopo il pareggio, ci vediamo Carlo Mazzone passare davanti come un invasato, fuori di testa, era completamente in trance… La cosa buffa è che quando ripassa davanti la nostra panchina, dove c’eravamo io, mister Vavassori e tutti gli altri, ci ha anche insultati! Cornuti e mazziati!
Cosa ne pensi della mancanza di giovani italiani e del puntare poco sui settori giovanili? Leggendo la classifica marcatori, poi, ci si accorge come manchino calciatori italiani… Nei primi tredici ce ne sono solo due, Zaccagni e Immobile…
“Il discorso è molto ampio e complicato da affrontare. È anche un problema sociale, perché il ragazzino non gioca più per strada o all’oratorio, è sempre più attaccato a smartphone e Playstation. Forse la colpa è anche un po’ nostra, dei genitori dico. Magari li teniamo troppo ovattati…
Poi, è anche per un problema generale del nostro calcio, della sua struttura. Si fa poco per cambiare il sistema nei piani alti, e questo è il risultato. Ormai sono anni che si va avanti così…
Quando giocavo io c’era Mino Favini nell’Atalanta, un numero uno nel lavorare nei settori giovanili. Con lui, con cui avevo un rapporto fantastico, ne ho visti tanti di giocatori forti passare lì nell’Atalanta, il settore giovanile della Dea era il top. Adesso anche loro secondo me hanno intrapreso una strada sbagliata. Anche loro puntano più sullo scoprire stranieri tralasciando un po’ i ragazzi del territorio come faceva prima. Sì è persa un po’ la territorialità ecco…
E non credo sia un problema di mettere un limite al numero di stranieri secondo me… Fino agli anni duemila la serie A era al top, avevamo lo stesso giocatori stranieri, ma venivano quelli forti. Anche perché c’erano più risorse economiche. Ed è ovvio che avendo giocatori top alzavi il livello di tutti, anche dei giovani italiani. Ora, una delle cose che potremmo fare, è quella di dare più spazio a giovani italiani che sono alla pari di molti stranieri. Il problema è che la maggior parte degli stranieri costano molto meno…
Chi era il tuo idolo da bambino?
“Ce ne erano tanti, non avevo proprio un idolo, amavo vederli tutti. Platini, Maradona prima, Van Basten poi… Era pieno di campioni incredibili”
E il giocatore più forte con cui hai giocato o contro cui hai giocato? Che vedendolo in campo hai pensato: “È troppo forte”?
“Zidane. Era mio coetaneo, giocavamo contro, ma era lo stesso un idolo per me. Poi ho visto il primo Ronaldo, il fenomeno… Troppo forte. Poi italiano Francesco Totti…”.
Hai avuto la fortuna di giocare un mondiale, quello di Corea e Giappone 2002, e hai avuto modo di “vivere” le gesta di un personaggio davvero particolare e stravagante, che noi italiani ricordiamo sempre in maniera negativa: l’arbitro Byron Moreno!
“Ricordo che quel giorno ero in panchina e rischiai un paio di volte la borraccia in faccia… Era mister Trapattoni che le calciava in continuazione per la rabbia! Mai visto così il Trap! Moreno ha rischiato soprattutto in aeroporto il giorno dopo, perché ha avuto la sfortuna di incontrarci mentre ripartivamo e Gattuso per poco non si fa arrestare! Voleva ammazzarlo! Lo abbiamo placcato in sette/otto di noi…
Durante la partita eravamo tutti allibiti dal suo comportamento, ma forse doveva andare così. Quella era una nazionale fortissima che probabilmente sarebbe arrivata in fondo… C’erano Maldini, Nesta, Cannavaro dietro al top, davanti c’erano Totti, Del Piero, Vieri che dopo Ronaldo era il centravanti più forte al mondo in quel momento! Forse mancava il Pirlo del 2006, ma era una squadra fortissima! Peccato per quella partita disgraziata… davvero!”
C’è un giocatore di adesso in cui ti rivedi per caratteristiche?
“Bella domanda. Non è facile trovarlo perché il calcio è cambiato, ma mi rivedo in qualcosa in Milinkovic-Savic. Fisicamente dotato, Forte di testa, e anch’io facevo tanti gol di testa, tecnicamente lui superiore forse io correvo un po’ di più alla sua età, anche perché all’epoca dovevi pedalare… Ma Sergej mi piace molto.”