Romanzando con… Cristiano Del Grosso

Quasi dieci anni di Serie A per il terzino giuliese, ora allenatore dell'Under 17 del Palermo

228 presenze in Serie A, 131 in Serie B, 148 in Serie C: fanno più di 500 presenze nei professionisti per Cristiano Del Grosso, terzino sinistro diligente e con il piede educato che ha vestito tra le altre le maglie di Ascoli, Cagliari, Siena e Atalanta nel nostro massimo campionato.

Un grandissimo traguardo per un ragazzo partito dai campi sterrati di Giulianova, comune abruzzese con tanta tradizione calcistica. Inizia proprio dal settore giovanile giuliese, infatti, la sua rincorsa al grande calcio, prima di esordire nell’allora Serie C1 (sempre in maglia giallorossa) e farsi conoscere agli addetti ai lavori, guadagnandosi la Serie A.

 

 

 

 

 

 

 

Allenatore

Ora, una volta appese le scarpette al chiodo, Cristiano è diventato tecnico dell’Under17 del Palermo, con il grande sogno di arrivare, un giorno, in Serie A anche da allenatore.

Nella puntata scorsa di Contropiede abbiamo fatto insieme a lui una piacevole chiacchierata, come piace a noi, tra calcio del passato e del presente, e momenti più o meno fortunati della sua carriera.

Prima domanda Cri: qual è stato il calciatore più forte che hai dovuto fronteggiare, il più forte contro cui hai giocato?

”Quando ho fatto il mio esordio (stagione 2005/2006), in quegli anni la Serie A era davvero di alto livello. Arrivavano fior di campioni e fronteggiarli era davvero complicato. Parto col dire quelli affrontati sulla mia fascia: Luis Figo, uno di quelli che mi ha più impressionato per classe, potenza, eleganza. Poi ricordo che mi colpì anche Ludovic Giuly, nell’anno in cui ha giocato nella Roma.

Scendendo un po’ di livello, uno che mi faceva sempre impazzire sulla fascia era Franco Semioli: tutte le volte che affrontavo il Chievo mi metteva in difficoltà. Così come Santana a Palermo o a Firenze, un altro difficile da contrastare.

In generale, poi, ho giocato contro altri grandissimi campioni. Penso a Cannavaro, Thuram, Ibrahimovic, Del Piero, De Rossi, Totti… Ma anche Hamsik, Lavezzi… Sono stati davvero anni belli per la Serie A”. 

Parlando invece del calcio attuale e del tuo ruolo: qual è il terzino sinistro in cui ti rivedi, o che ti piace di più?

“Purtroppo o per fortuna mi sto dedicando quasi totalmente ai miei ragazzi dell’Under 17 quindi non sto seguendo bene la Serie A… Comunque mi sono sempre rivisto un po’ in Biraghi, anche per il fatto che, come me, è passato dal ruolo di terzino in una classifica difesa a 4, a fare il quinto in un 3-5-2, adattandosi molto bene.

Poi, se devo dire un nome che mi piace dico Fabiano Parisi dell’Empoli, che seguo già da quando giocava nell’Avellino.

Delle grandi squadre non ho nominato nessuno perché si propone un altro tipo di gioco. I terzini spesso sono più offensivi, a loro ormai viene chiesto di interpretare il ruolo in maniera differente rispetto a come ci veniva chiesto anni fa a noi. Ecco, Di Marco mi piace, ha un grande piede e ottime qualità, ma lo vedo già più esterno o mezzala, per come interpreta il ruolo. Molti esterni “moderni” lo interpretano così ormai nel calcio di adesso”.

A livello personale, hai affrontato un periodo difficile, dovuto ad un incidente stradale a Bergamo… Ti ha cambiato in qualche modo?


“Sì, mi ha cambiato ovviamente. In primis mi ha fatto più responsabile in alcune cose, anche se non è che non lo fossi prima: non si fanno 10 anni di Serie A se non lo sei responsabile e professionista. Sono situazioni spiacevoli che possono capitare a chiunque
.

La cosa che mi ha fatto più male, però, è stata essere etichettato per quello che non sono dai giornali soltanto perché il Bari voleva in qualche modo rifarsi economicamente nei miei confronti. Alcuni media mi hanno inondato di fango, scrivendo che ero in guida di stato di ebrezza, che avevo bevuto, ma non era affatto così. Ho sbagliato, ma la mia leggerezza in quel caso è stata usare il telefonino. Per fortuna carta carta…

In questi casi le società dovrebbero tutelare i propri calciatori incappati in incidenti di questo tipo, invece per qualche stipendio in meno da pagare, che poi gli ho comunque lasciato, fanno questo tipo di cose…

Riguardo al telefonino, mi sento di lanciare un messaggio ai ragazzi: quando si guida lasciamo stare i cellulari. Io per quello ho preso un marciapiede e ho rischiato di morire. Da lì mi è cambiata la vita…”. 

Cambiando discorso Cri, qual era il tuo idolo da bambino?

“I miei idoli erano due: Paolo Maldini e Roberto Baggio. Oltre ad essere due tra i calciatori italiani più forti di sempre, sono anche grandi uomini. Baggio ho avuto modo di conoscerlo, veramente un grande. Poi di loro mi è sempre piaciuto il fatto di essere sempre stati ai margini del gossip, una vita e una carriera esemplare. Subito dopo, è subentrato anche Del Piero. Dopo Paolo e Roberto, c’è sicuramente lui.

Passiamo al tuo presente: Palermo. Sicuramente starai seguendo la prima squadra, che galleggia tra metà classifica e zona play off. Come la vedi in ottica futura?

È partita un po’ male nei risultati, poi però pian piano si è ripreso. Come ho detto più volte, mister Corini aveva bisogno ovviamente di tempo dopo il suo insediamento. Ma è un gruppo davvero speciale, uniti sia dentro che fuori il campo. Ora è un mese e mezzo che stanno facendo ottime cose e anche il Barbera sta rispondendo alla grande ogni volta”.

Con il settore giovanile? C’è un filo conduttore per tutti? Come siete strutturati?

“Sì, siamo coordinati tra le varie squadre. La fortuna è avere poi come direttore sportivo Leandro Rinaudo e Erjon Bogdani come responsabile del settore giovanile, che io conosco bene per averci giocato e lavorato già insieme. A me hanno chiamato loro ed è molto più facile coordinarmi per me.

Il lavoro maggiore quest’anno è stato ovviamente dispiegato più per la prima squadra, per il settore giovanile è un po’ l’anno zero. Ma già dall’anno prossimo sono sicuro che ci sarà ancor più questo filo conduttore, soprattutto nella mia categoria (Under 17) e nella Primavera, quelle più vicine alla prima squadra che devono formare possibili nuovi calciatori. Il prossimo anno sono sicuro faremo grandi cose…”.

E noi te auguriamo con il cuore, Cri.

 

 

Luigi Potacqui
Ho creato Romanzo Calcistico. Ho scritto per Sonzogno "La magia del numero 10", perché il 10 è davvero un numero magico. Poi, non contento, ho scritto “Settimo Cielo”, il romanzo dei numeri 7. Perché nel vedere giocare Garrincha, Meroni o George Best, per arrivare fino ai giorni nostri con CR7, non puoi che sentirti in paradiso.
https://www.romanzocalcistico.com

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