Il fu Ferenc Puskas

Le due partite dove “Canoncito pum” fu ingiocabile

“Giocare per la nazionale, un sentimento che non si può spiegare”.

Con la Honved prima, e il Real Madrid poi, segnerà in carriera caterve di gol, riscrivendo a più riprese la storia dei due club.
Ma è con la nazionale ungherese che Ferenc Puskas si fa conoscere al mondo. Soprattutto in due match d’esibizione, che all’epoca valevano quanto una finale di Coppa del Mondo a volte…

Inghilterra – Ungheria, parte 1

In particolare nel match di Wembley, giocato nel novembre 1953, dove mostra la sua grandezza una volta per tutte, sancendo definitivamente la supremazia ungherese davanti al mondo intero.

La partita, organizzata e voluta dall’Inghilterra – convinta, come spesso è accaduto nella storia, di essere superiore a tutto e a tutti in quanto “ideatrice” del gioco – finisce con un sonoro 3-6 per i magiari, con gli inglesi battuti (e umiliati) in casa propria come mai era accaduto fino a quel momento.

Puskás segna due gol, ma soprattutto regala giocate che mandano in estasi persino il pubblico britannico. La prima marcatura – la terza per l’Ungheria – è una perla da custodire gelosamente nel baule dei tesori più preziosi del calcio.

Ricevuta palla al limite dell’area piccola di rigore, Ferenc intravede un avversario arrivare deciso dalle retrovie, così rimane fermo ad aspettarlo. Nel momento in cui è ormai pronto a contrastarlo, lo dribbla velocissimo con una giocata di suola rinominata drag-back, mandando il povero difensore “a prendersi un hot dog”, per dirla alla Zlatan Ibrahimovic. Infine, liberatosi della marcatura, trafigge il portiere con un tiro secco sul primo palo. “Oooh! A lovely gol!”esclama il telecronista inglese, per poi ammutolire per alcuni secondi in un silenzio incredulo. Persino l’arbitro si complimenta, mentre si appresta a raggiungere il centrocampo.

Qualche mese dopo, nella rivincita di Budapest, le cose vanno ancora peggio per gli inglesi.

Ungheria – Inghilterra, parte 2

Il 23 maggio 1954, al Nepstadion, davanti a novantaduemila persone, l’Ungheria non lascia nemmeno un istante di respiro agli avversari, completamente storditi da tanta classe e determinazione. La premiata ditta composta da Kocsis, Hidegkuti, Czibor e Bozsik è l’asse portante della squadra, che supporta magistralmente la sua stella più luminosa Ferenc: una formazione così è qualcosa di ingiocabile.

La prestazione di Puskás, poi, è la perfezione in un campo da calcio.

Dribbling, tunnel, accelerazioni, sterzate, assist… gol, due per l’occasione: quel giorno è onnipotente. Il passivo, al termine dei novanta minuti, è ancora più pesante: 7-1 per gli ungheresi! La sconfitta più schiacciante mai ricevuta nella storia della nazionale britannica.

Il glorioso “stadio del popolo”, teatro di questa vittoria memorabile e di tante altre imprese della leggendaria “Aranycsapat” – letteralmente “squadra d’oro” – nel 2002 ha preso il nome di Ferenc Puskás Stadion, proprio in suo onore, prima di essere abbattuto, ricostruito e ribattezzato Puskás Arena qualche anno dopo.

E non poteva essere altrimenti, davanti al più grande calciatore ungherese della storia. 


Da la “Magia del numero 10” – edizione aggiornata

Luigi Potacqui
Ho creato Romanzo Calcistico. Ho scritto per Sonzogno "La magia del numero 10", perché il 10 è davvero un numero magico. Poi, non contento, ho scritto “Settimo Cielo”, il romanzo dei numeri 7. Perché nel vedere giocare Garrincha, Meroni o George Best, per arrivare fino ai giorni nostri con CR7, non puoi che sentirti in paradiso.
https://www.romanzocalcistico.com

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