Quando Maradona trascinò il suo Napoli nel fango di Acerra

Il racconto di un'incredibile partita di beneficenza organizzata dal Pibe De Oro

Illustrazione di Mario Monno

25 gennaio 1985, Acerra. Sugli spalti di un campetto di periferia, 10 mila spettatori attendono l’ingresso dei propri beniamini. È lunedì pomeriggio, il giorno prima il Napoli ha battuto la Lazio con un secco 4-0 che ha visto – tanto per cambiare – protagonista Maradona con una meravigliosa tripletta.

Gli stessi Azzurri, a ventiquattro ore dalla sfida con gli uomini di Juan Carlos Lorenzo (allora tecnico della compagine romana), si scaldano in un parcheggio mentre vento e pioggia sfiorano loro le guance.

In un’immagine che, oggi più che mai, definire anacronistica sarebbe riduttivo.

Perché si trovano lì?

Pietro Puzone, ala partenopea, ha saputo che un bambino della sua città natale (Acerra) ha urgentemente bisogno di sottoporsi a un’operazione in Francia. I costi per la famiglia Quarto sono alti, il padre, non dispone della cifra necessaria per le cure del piccolo.

Nessun problema, organizziamo una partita di beneficenza” pensa Puzone. Un breve consulto con i compagni, e la palla- come in partita- viene passata a Diego: “Considerala cosa fatta“.

L’assenso dell’argentino all’iniziativa, ovviamente, vale automaticamente quello di tutto lo spogliatoio pronto a seguirlo.

Per lui, si sa, i compagni sarebbero andati anche in guerra.

Il no di Ferlaino

Maradona si mette in moto per organizzare l’evento, ma a mettergli i bastoni tra le ruote è colui che l’ha fortemente voluto ad agosto: Corrado Ferlaino. Il presidente, infatti, non ha nessuna intenzione di rischiare l’incolumità dei propri giocatori contro l’Aceranna, né tanto meno di pagare l’assicurazione, e gli addetti ai lavori per utilizzare come palcoscenico il San Paolo.

La risposta del 10? “Che si fottano i Lloyd’s di Londra. Questa partita si deve giocare per quel bambino”.

Detto, fatto.

Ma a modo suo.

La partita

Impossibile sapere con certezza il risultato finale di quella sfida disputata allo Stadio Comunale di Acerra. Ma, nonostante si trovassero a circa 20 km dal curatissimo rettangolo verde nel quale erano abituati a scendere in campo, i giocatori azzurri non si risparmiavano, anzi.

Maradona non si risparmiò: correva, si sporcava, dribblava, cercava il gol come fosse una partita di campionato” dirà Puzone.

Non si fanno attendere emozioni e sprazzi di classe. Secondo i presenti, addirittura, Diego deliziò il pubblico con uno stralcio del gol del secolo. Un assaggio, di quello che avrebbe messo a segno a Messico 1986 contro gli inglesi.

L’assicurazione? Pagata dal fuoriclasse argentino per una cifra intorno ai 12 milioni di lire. Il ricavato della partita? 20 milioni che permettono le operazioni necessarie al giovanissimo Luca.

Del resto Diego l’aveva promesso appena arrivato in Italia: “Voglio diventare l’idolo dei ragazzi poveri di Napoli, perché loro sono come ero io a Buenos Aires”.

Il dipinto di un bambino della favela di Villa Fiorito che con quel pallone si è fatto uomo, campione.

Pietro Caneva
Mi sono occupato dell'intera stesura di "Domenica alle 15. Il calcio al tempo dei social" di Luca Diddi (ex Match Analyst dell'Hellas Verona e CEO di Calciatoriignoranti)

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