4 luglio 1954, Arenzano. In una pensione del comune ligure, vi è un ragazzino monzese di 10 anni in vacanza con la mamma. Si chiama Adriano e, quasi per caso, legge su un giornale genovese (il Secolo XIX) che alle 17, lì vicino, sarebbe stata proiettata su un maxischermo la finale Mondiale Germania Ovest- Ungheria.
Ci pensa e ripensa, poi si convince: “Prendo il pullman di nascosto e vado a vedere la partita“.
Detto, fatto (per la felicità della mamma Annamaria immaginiamo).
Nessuno avrebbe potuto pronosticare che la passione di quel bambino il cui cognome – come avrete intuito – era Galliani, un giorno avrebbe scritto la storia del calcio italiano e mondiale.
Ma da dove parte la sua carriera?
Papà segretario comunale, e mamma piccola imprenditrice nel settore dei trasporti. Il futuro di Adriano? Prima si diploma come geometra, poi – dopo aver lavorato per otto anni nel comune di Monza – si lancia nel mondo delle apparecchiature per la ricezione dei segnali televisivi.
Il tutto, ovviamente, senza mai abbandonare il suo amato pallone.
Nel 1975 entra nel Monza come dirigente, nel 1979 l’incontro con Silvio Berlusconi che gli avrebbe cambiato la vita.
Prima si mettono d’accordo per sviluppare il segnale televisivo con ripetitori per tutta la nazione (fondando Canale 5), poi, iniziano a sondare il terreno calcistico.
Dopo nove anni da dirigente e poco più di un anno da vicepresidente del Monza, infatti, il dottore nel 1986 seguirà Berlusconi al Milan.
Trofei
I suoi successi in rossonero da amministratore delegato sono al limite della realtà: 29 trofei in 31 anni alla corte del Diavolo. Senza contare i fuoriclasse assoluti portati sotto l’ombra del Duomo.
Su tutti Marco Van Basten, a detta di Adriano, il giocatore più forte che abbia mai acquistato.
L’unica macchia? La famosa Notte di Marsiglia del 20 marzo 1991, che vide i rossoneri abbandonare il campo da gioco (dopo un blackout avvenuto durante la sfida di Coppa dei Campioni con i francesi) su decisione della società rappresentata proprio dall’allora vicepresidente vicario Galliani.
Una scelta, che comportò – oltre alla sconfitta a tavolino – l’esclusione del Milan dalle coppe europee l’annata successiva.
Senza dimenticare, lo scandalo del 2006 che coinvolse tutto il calcio italiano (Milan e Galliani compresi).
Una favola
Chiude la sua carriera al Milan il 13 aprile 2017, dopo il passaggio di proprietà alla società dell’imprenditore cinese Li Yonghong. Appena un anno dopo, però si rimette in gioco scrivendo una favola meravigliosa con la squadra della sua città: il Monza.
È un grande ritorno e, a rendere il tutto ancora più magico, non poteva che essere la presenza di Berlusconi come presidente.
Nuova avventura, ma la solita coppia vincente. L’asset Berlusconi- Galliani si dimostra ancora una volta una sentenza.
In 4 anni, partendo dalla Serie C, la società brianzola ottiene per la prima volta nella sua storia la promozione in Serie A.
“Quando vedo sul giornale in ordine alfabetico Milan Monza Napoli capisco che il sogno della mia vita si è realizzato. Il mio Monza in Serie A, ancora non ci credo” dirà Galliani ai microfoni di Dazn.
Oggi, il suo Monza, si trova tredicesimo. Con il vanto, tra l’altro, di aver battuto due volte in campo la Juventus, e di aver ottenuto un incredibile pareggio all’ultimo respiro con l’Inter.
Si spera che la squadra di Palladino possa continuare a farci sognare.
Anche perché quelle pazze esultanze di Adriano, ogni volta riescono a farci tornare bambini.