Gerd Müller, il più grande attaccante tedesco della storia

Riviviamo la carriera dello storico centravanti tedesco

Ami il numero 9? Adori quei grandi centravanti che la buttano dentro una partita sì e l’altra pure senza pietà? Questo articolo potrebbe fare al caso tuo.

Siediti comodo e inizia a leggere, poi, precipitati su youtube davanti a un video di Gerd Müller.

Il resto verrà da sé.

Referenze? Infinite. 7 titoli di capocannoniere del campionato tedesco occidentale, 2 Scarpe d’oro, 1 pallone d’oro, 3 titoli di capocannoniere della Coppa dei Campioni, 1 titolo di capocannoniere del Campionato del Mondo, 1 titolo di capocannoniere del Campionato Europeo e – scusate l’ennesima ripetizione – 1 titolo di capocannoniere della Coppa delle Coppe.

Insomma, tutto quello a cui un attaccante possa ambire in carriera (oltre agli innumerevoli trofei di squadra vinti di cui parleremo più avanti).

I suoi numeri realizzativi? 730 gol su 788 partite giocate tra i professionisti. Una media (0,93 a partita) impressionante.

Inizi

Cresce nelle giovanili del Nordlingen – squadra della sua città natale che attualmente milita nella quinta divisione tedesca – per poi trasferirsi a 19 anni nel Bayern Monaco, dopo solo una stagione tra i grandi. I bavaresi non hanno dubbi: i 51 gol in 31 partite messi a segno nelle serie minori con il Nordlingen, sono un biglietto da visita sufficiente per puntare su Gerd.

Il ragazzo della piccola cittadina di 19mila abitanti nel land della Baviera, non disattenderà le aspettative.

A differenza di quello che ci si potrebbe aspettare oggi, nel 1964 l’ambiente in casa Bayern non è dei più semplici. I bavaresi si trovano nella serie cadetta, e puntano una non scontata promozione in Bundesliga.

Il presidente è Wihelm Neudecker, l’allenatore, Zlatko Chajkovski. Proprio il tecnico jugoslavo sembra non apprezzare inizialmente le qualità del neo acquisto Müller, tanto che gli fa collezionare una lunga serie di panchine.

Poi, la svolta.

L’emergenza in attacco porta Zlatko – alla tredicesima giornata – a schierare il giovane centravanti titolare contro il Friburgo.

Risultato? Subito una doppietta.

Da quel momento, toglierlo dal campo sarebbe stato difficile per tutti.

Ascesa

Dopo la promozione in Bundesliga, sarebbe iniziata la scalata di Müller e di tutto il Bayern.

Passo dopo passo, nel suo caso, rete dopo rete.

In quattro anni i bavaresi vincono il campionato tedesco (il primo dei quattro nella bacheca di Gerd) e si apprestano a creare un dominio a livello europeo. Giocatori come Beckenbaeur, Maier e Schwarzenbeck – oltre al rapace Müller – cambiano il volto dei Die Roten.

I risultati, non tardano ad arrivare.

Siamo nel periodo della grande Ajax, capace di vincere a inizio anni 70 tre Coppe dei Campioni di fila. A far scendere dal trono i lancieri, però, ci pensa proprio il Bayern Monaco.

Come? Replicando la loro egemonia. Anche i bavaresi, infatti, si rendono protagonisti di una clamorosa tripletta europea, vincendo rispettivamente le edizioni 1973-1974, 1974-1975 e 1975-1976 della Coppa dalle grandi orecchie.

Ovviamente, con l’immancabile zampino di Gerd Müller (capocannoniere in tutte e tre le edizioni).

Una macchina da gol

“Poi c’è quel maledetto…maledetto Gerd Müller. È tanto sgraziato quanto efficace. Tante volte addomestica un tiro sbagliato dei compagni e lo fa diventare suo e fa gol. Oppure se tu hai un’incertezza di un secondo, lui entra nella storia e fa quello che deve fare: toccarla appena e metterla in porta” dirà Federico Buffa in uno dei suoi racconti.

Come dargli torto, in poche righe, era riuscito a sintetizzare l’essenza del Bomber der Nation: quella sua implacabile fame di gol.

Müller non è un centravanti tecnico, tanto meno slanciato e dominante fisicamente, ma si trova sempre al posto giusto e al momento giusto.

Come se vedesse l’azione prima degli altri, come se il suo rapporto con la porta fosse qualcosa di indissolubile.

Almeno da quanto traspare dai suoi gol.

E soprattutto dal loro numero…

Nazionale

A rendere ancor più speciale questo giocatore – come se non bastasse – è la sua decisività indipendentemente dal palcoscenico in cui si trova.

Con la maglia del Bayern, in 15 anni con i bavaresi, è una sentenza. Segna ben 365 reti in Bundesliga divenendo il miglior marcatore di sempre della competizione (record ancora imbattuto) e vincendo ogni singolo trofeo disponibile.

La stessa incisività, la mostra anche con la maglia della Germania.

Mette a segno 68 gol in 62 presenze (avete capito bene) vincendo nel 1972 il Campionato Europeo (con annesso titolo di capocannoniere) e nel 1974 il Mondiale.

In caso ve lo steste chiedendo… no, non è stato anche il miglior marcatore di quel Campionato del Mondo, ma lo era stato nell’edizione precedente in Messico.

Dopo aver riempito la sua personale bacheca di ogni tipo di trofeo, gli ultimi anni nel calcio giocato lo vedono militare nel Lauderdale Strikers negli Stati Uniti, in conclusione di una carriera da sogno.

Affetto da anni da Alzheimer, ci ha lasciati purtroppo all’età di 75 anni, nel giorno di ferragosto del 2021.

Ma il suo ricordo, i suoi gol, le sue gesta, quelle di un irripetibile attaccante di razza, centravanti per antonomasia, non ci lasceranno mai. Saranno custodite nei romanzi calcistici più belli, per sempre.

 

 

 

 

 

Pietro Caneva
Mi sono occupato dell'intera stesura di "Domenica alle 15. Il calcio al tempo dei social" di Luca Diddi (ex Match Analyst dell'Hellas Verona e CEO di Calciatoriignoranti)

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