King Kevin Keegan

La storia di uno dei calciatori inglesi più grandi di sempre

Impressionante. Sì, probabilmente l’aggettivo più adatto per descrivere le gesta sul rettangolo verde di Kevin Keegan è proprio questo.

O forse, ancor meglio, sorprendentemente impressionante.

Circa 170 centimetri di altezza, numero 7 sulle spalle, corsa travolgente e una predisposizione innata per il gol.

Il suo ruolo? Prima esterno destro, poi, centravanti.

Il suo habitat naturale? L’area di rigore.

I primi passi

“Non so quanti siano i calciatori che possono dire di essere stati ‘scoperti’ da una suora. A me andò esattamente cosi: la direttrice della scuola saveriana di Bally Bridge, a Doncaster, era suor Mary Oliver. Fu lei, un giorno, a scrivere sul mio diario che riteneva che la mia voglia di giocare a calcio andasse incoraggiata. Quelle parole mi vennero in mente quando firmai un contratto da ottocento milioni con l’Amburgo, il 3 giugno del 77. Aveva ragione, suor Mary”.

Sì, avete capito bene. Da bambino frequenta per un periodo un collegio e, dopo aver provato il cricket, passo dopo passo inizia a coltivare la passione per il calcio.

La prima tappa della sua carriera? Lo Scunthorpe a 17 anni compiuti.

Nella quarta divisione inglese, è implacabile. Nonostante non sia un gigante, non perde mai un duello con i propri dirimpettai, e una delle sue armi migliori si dimostra sin da subito il colpo di testa.

Gli bastano tre stagioni per calamitare gli occhi di diversi club di First Division.

Il 1 luglio 1971, è il Liverpool a comprarlo per poco più di 40 mila sterline.

Reds

È lo storico manager dei Reds Bill Shankly a volerlo fortemente. Kevin, non disattende le aspettative.

Muove i primi passi nella seconda squadra, poi, arriva l’opportunità tra i grandi. Precisamente, il 14 agosto 1971 contro il Nottingham Forest.

È la prima giornata di campionato, in panchina siede Shankly e, in campo, finalmente si vede Kevin Keegan tra i titolari.

Davanti ai 51mila spettatori di Anfield, la giovane promessa impiega solo 12 minuti per mettere la sua firma, mandando in visibilio il suo nuovo pubblico con la rete dell’1-0 (la gara finirà 3-1 per il Liverpool).

Insomma, se il buongiorno si vede dal mattino, Kevin è decisamente sin da subito sulla buona strada.

Negli anni, vittorie e gol avrebbero confermato questa tesi.

 Vittorie

Alla corte del Liverpool esplode. Viene spostato sempre più verso l’area di rigore, divenendo a tutti gli effetti un centravanti moderno. Esplosivo, fantasioso, ma allo stesso tempo tremendamente concreto.

Segna in tutti i modi: in qualunque frangente, e soprattutto con la stessa travolgente fame (al minuto 4:40 la sua impressionante rete contro il Leicester City targata 1971).

È instancabile, lotta su ogni pallone e manda in tilt qualunque difesa inglese e europea.

Con i Reds vince 3 campionati, 1 Coppa d’Inghilterra, 2 Charity Shield, 2 Coppe Uefa e 1 Coppa dei Campioni.

Rigorosamente con il suo numero 7 sulle spalle, e con il calore dei tifosi che restano subito ammaliati dalla determinazione del proprio baronetto inglese.

Dopo 6 stagioni, con le vittorie sui campi internazionali che lo fanno conoscere anche al di fuori del Regno Unito, Kevin decide di cambiare aria.

Ha vinto tutto e nel 1977 – dopo aver conquistato la Coppa dei Campioni a Roma contro il Borussia Mönchengladbach, con annesso secondo posto nella classifica per il pallone d’oro – è l’Amburgo a farsi avanti.

L’esperienza in Germania

In Germania diventa il giocatore più pagato d’Europa. Il progetto dei Dinasaurier è ambizioso e, dopo una prima fase di assestamento, reti e risultati non tardano ad arrivare.

Keegan non lesina grandi giocate sin da subito, conquistandosi per l’ennesima volta le luci dei riflettori, ma faticando a sollevare trofei. In tre anni, infatti – seppur sfiorando la vittoria della Coppa dei Campioni persa in finale contro il Nottingham Forest nel 1979 – mette in bacheca solamente un Campionato tedesco.

Scelta sbagliata quella di trasferirsi in terra teutonica? Forse, considerando le vittorie di squadra messe a segno precedentemente con i Reds. Ma, a livello individuale, Kevin riesce a conquistare per due anni consecutivi (1978, 1979), il trofeo più ambito da ogni giocatore del mondo: il Pallone d’oro (seppur all’epoca riservato solamente ai calciatori europei).

Il ritorno in Inghilterra

A 29 anni, Keegan decide di tornare nel Regno Unito. A farsi avanti per primo è il Southampton, con il quale il centravanti inglese disputerà due stagioni di grande livello, divenendo anche per la prima volta nella sua carriera capocannoniere del campionato con 26 reti.

Poi, a 31 anni compiuti, è il Newcastle United a puntare su di lui. Anche qui i gol non si fanno attendere (segna 49 reti in 85 partite tra First Division e serie cadetta), ma quello che scende in campo non è più il giocatore a cui i tifosi erano abituati.

Conclusa la sua seconda annata con i bianconeri, infatti, Kevin decide di dire addio al calcio giocato, intraprendendo subito dopo quella di allenatore.

Questa è la storia di KKK, un re che nel calcio non ha avuto bisogno di primeggiare in altezza: gli è bastato farlo sul campo.

 

 

 

Pietro Caneva
Mi sono occupato dell'intera stesura di "Domenica alle 15. Il calcio al tempo dei social" di Luca Diddi (ex Match Analyst dell'Hellas Verona e CEO di Calciatoriignoranti)

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