Teddy Sheringham e quella folle finale di Coppa dei Campioni

Riviviamo la favola dello storico centravanti inglese

Londra, anni 70. In un clima di disagio che invoca cambiamenti, inasprito da disoccupazione e precarietà giovanile, cresce un ragazzo di nome Teddy.

In quegli anni militano in First Division giocatori come Kevin Keegan, Malcolm Macdonald, Norman Hunter (solo per citarne alcuni) e, nella testa di ogni ragazzino del Regno Unito, permane un unico pensiero fisso: “da grande voglio diventare un calciatore“.

Un sogno che, nel caso di Teddy Sheringham, parte dal piccolo club londinese del Redbridge Forest.

In una graduale scalata, all’insegna dei gol.

Percorso

A sedici anni è il Milwall a puntare su di lui. Lo acquista, poi – dopo averlo mandato in prestito in Svezia al Djurgarden – lo valorizza, inserendolo al centro del progetto.

Siamo nel 1985, i Lions sognano una promozione in First Division, e Teddy inizia a segnare a raffica nella serie cadetta.

Quattro anni più tardi, lo stesso Sheringham, avrebbe firmato il primo gol nella massima serie della storia del Milwall, dopo la storica promozione ottenuta nell’annata 1987/1988.

Ovviamente, con annesse attenzioni di diversi direttori sportivi sulle sue tracce.

Nottingham Forest

Il primo anno in First Division lo vede arrivare a quota 15 gol, la stagione seguente – nonostante le 10 partite saltate per infortunio e la retrocessione del club – riesce a confermare la doppia cifra con 12 reti.

I tifosi si aspettano un suo trasferimento, l’interesse di molte squadre non manca, ma il Milwall non riceve nessuna offerta concreta.

“Meglio così” avrà pensato a posteriori. Sì, perché Teddy metterà a segno ben 37 gol in Championship e, quella retrocessione, sarebbe quindi diventato il suo trampolino di lancio.

Il 23 luglio 1991, infatti, è il Nottingham Forest ad acquistarlo per 1,65 milioni di sterline.

Ascesa

Alla corte dei Tricky Trees, giocherà solo una stagione. Giusto in tempo per portare la squadra in finale di Coppa di Lega (persa poi con il Manchester United) e segnare il primo gol del Forest nella neonata Premier League.

A volerlo a tutti i costi è il Tottenham guidato da Ryan Mason, che spinge la società per acquistarlo. La risposta di Teddy? Il primo posto nella classifica marcatori del campionato con 21 reti, alla sua prima stagione nel Nord di Londra.

Bastano pochi mesi per diventare l’idolo di White hart Lane, con il passare delle stagioni che lo vedono protagonista di una formidabile coppia di attacco con Jürgen Klinsmann.

In cinque annate alla corte degli Spurs, sigla 76 gol in 166 partite, senza però mai riuscire ad alzare un trofeo.

Per quelli, servirà aspettare la chiamata del Manchester United.

Red Devils

A 31 anni compiuti, per Teddy arriva finalmente la grande chance. È una certezza sul suolo inglese, un attaccante capace di giocare da seconda punta, ma anche da vertice alto in solitaria. Tecnica, carattere e centimetri, lo rendono da anni un giocatore completo. Nonostante i numeri fossero dalla sua, però, la chiamata di Sir Alex Ferguson sembra un fulmine a ciel sereno.

Il ritiro di Eric Cantona porta a una serie di riflessioni in casa Red Devils, i candidati per sostituirlo sono molti, ma Sir Alex vuole un giocatore che conosca come le sue tasche il campionato inglese.

Detto, fatto.

Una scelta, che sarebbe valsa la seconda Coppa dei Campioni della storia del Manchester.

Ma facciamo un passo alla volta.

Ambientamento e difficoltà

Alla sua prima stagione in maglia rossa ottiene un bottino di 14 reti, ma ancora una volta rimane a secco di trofei. Per molti – dopo solo un’annata – l’avventura di Sheringham al Manchester United sarebbe già al capolinea.

I rapporti incrinati con il compagno di reparto Andy Cole, e l’arrivo in rosa di Dwight Yorke, sembrano presupporre una sua precoce cessione.

Alla fine, però, Teddy rimane.

Per fortuna dei Red Devils.

La notte del Camp Nou

Sì, perché nonostante ricoprisse un ruolo da comprimario, nella sua seconda stagione, Sheringham riesce a esser tremendamente decisivo. La notte del Camp Nou del 26 maggio 1999, avrebbe stravolto completamente l’opinione di società e tifosi sul suo conto.

Lo United quell’anno compie una meravigliosa cavalcata in Coppa dei Campioni, e si ritrova a giocarsi la finale contro il Bayern Monaco.

I bavaresi partono forte, siglando l’1-0 con Basler dopo soli 6 minuti, ma soprattutto dando la sensazione di poter mantenere la porta inviolata nel corso della gara nonostante le avanzate dei Red Devils.  Al 67’, però, la partita cambia.

Sheringham entra al posto di Blomqvist e, in soli 26 giri d’orologio, riesce a rendere l’impossibile possibile.

Al 91’ sigla il gol del pareggio su calcio d’angolo, girando di destro una palla rimasta nei pressi dell’area piccola. Due minuti più tardi, sempre da corner, salta più in alto di tutti di testa pescando Solskjaer tutto solo. 2-1 Manchester United!

È una notte magica, folle.

I Red Devils con la conquista della Coppa dalle grandi orecchie riescono a vincere quell’anno il treble, mentre Sheringham, a 33 anni compiuti, entra nell’olimpo delle imprese impossibili.

 

 

 

Pietro Caneva
Mi sono occupato dell'intera stesura di "Domenica alle 15. Il calcio al tempo dei social" di Luca Diddi (ex Match Analyst dell'Hellas Verona e CEO di Calciatoriignoranti)

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