Trevor John Francis è stato – e lo rimarrà per l’eternità – una leggenda del Birmingham City, club in cui ha mosso i suoi primi passi e con cui ha debuttato a 16 anni, con 15 gol in 22 partite al primo anno. Ci giocherà per ben otto stagioni, prima di trasferirsi al Nottingham Forest per la cifra record per i tempi di 999.999 sterline – poco più di un milione di Sterline con le tasse. Un trasferimento che gli varrà l’appellativo di “1£million pound man”, essendo stato il primo a superare quella soglia e a essere pagato così tanto.
L’esperienza italiana
Quando a 28 anni arriva alla Sampdoria, nell’estate del 1982, qualcuno inizia a intuire la grande visione che il presidente Paolo Mantovani ha in mente per il suo giocattolino.
Già, perché i blucerchiati, neopromossi in serie A, lo acquisteranno dal Manchester City per 2 miliardi di lire, con l’intento di attirare anche altri calciatori di livello. Uno che solo tre anni prima aveva firmato per il leggendario Nottingham Forest di Brian Clough il gol decisivo nella finale di Coppa dei Campioni contro il Malmoe (la prima di due consecutive), che arriva in una squadra appena promossa in Serie A: sono veramente gli anni d’oro per il nostro campionato.
Una squadra, la Samp – nove anni prima lo storico scudetto del ’91 – che inizia a diventare grande proprio grazie a lui, Trevor Francis, protagonista assoluto del primo trofeo conquistato dal club nella sua storia, la Coppa Italia 1984/85, vinta in finale contro il Milan: in quell’edizione il bomber di Plymouth segnerà ben 9 gol.
Nella stessa estate in cui l’inglese approda in Italia, arrivano in Liguria altri grandi calciatori come Liam Brady e Roberto Mancini. Nelle prime tre giornate della sua prima stagione, la Samp vince con Juventus, Inter e Roma. La doppietta decisiva nella vittoria di San Siro coi nerazzurri sarà siglata proprio da Francis.
Quando fece urlare Ciotti
Un altro dei suoi gol all’Inter, invece, è rimasto alla storia, oltre che per la sua bellezza, anche per l’insolito urlo in radiocronaca di un mito del giornalismo sportivo, Sandro Ciotti.
Quel giorno – era la prima giornata del campionato ’83-’84 – la Samp sotto di un gol pareggia con un tiro di prima intenzione proprio di Francis, che poi concede il bis con una rete straordinaria: una serpentina partita da tre quarti campo e conclusasi con un sinistro all’incrocio dei pali. Ciotti, solitamente pacato, interrompe Ameri alla radio per lasciare partire una delle sue rarissime urla in radiocronaca. “Scusa Carlo, ma è un capolavorooo quello di Francis!” dirà con la sua voce rauca ma con tono più alto ed estasiato del solito.
Arriveranno altri campioni negli anni seguenti, dallo scozzese Souness a Vialli, ma i tempi per lo scudetto non sono ancora maturi. Lascerà la Sampdoria nel 986, dopo i tanti infortuni che ne hanno condizionato parecchio la sua esperienza blucerchiata. Giocherà un altro anno in Serie A, nell’Atalanta, ma anche lì con poca fortuna. Saluta l’Italia lasciando una sensazione di incompletezza, di un “se non si fosse fatto male così tante volte cosa sarebbe stato?”. Chiuderà tra Scozia (Rangers), Australia e Inghilterra, prima di tentare la carriera da allenatore nella sua Inghilterra.
Ma anche se non è riuscito a dare continuità al suo percorso da calciatore, Trevor Francis verrà per sempre ricordato come uno dei più forti e talentuosi calciatori britannici di sempre.
Uno di quelli capaci di trasformare i sogni in realtà.