
Succede anche questo quando giochi contro campioni di questo calibro e non sai se ti ricapita…
Siamo nell’intervallo di Man City – Young Boys, match della quarta giornata della fase a gironi di UEFA Champions League. Il risultato in quel momento è di 2-0 per i citizens (gol di Haaland e Foden, finirà poi 3-0 con doppietta del norvegese) e i giocatori stanno rientrando negli spogliatoi.
È qui che Mohamed Camara, capitano guineano degli svizzeri, si avvicina impavido a Erling Haaland per chiedergli la maglia: una mossa, quella del difensore classe ‘97, volta probabilmente ad anticipare tutti i suoi compagni che alla fine del match avrebbero potuto “scippargliela”.
Il centravanti norvegese, però, con pochi gesti e poche parole mostra al giallonero tutto il suo disappunto: non riesce a credere ai suoi occhi, anzi alle sue orecchie.
“Non puoi fare questo” sembra dire scuotendo la testa e senza nemmeno guardarlo, sfilandosi e consegnando comunque la sua maglia prima di rientrare negli spogliatoi. Per uno come lui è inconcepibile pensare alla maglia di un avversario nel bel mezzo di un match (che si sta tra l’altro perdendo per 2-0).
Sta anche lì probabilmente la differenza tra un calciatore normale e uno come Erling Haaland.
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