Era la Serie A delle Sette Sorelle, il periodo d’oro del nostro calcio che raggiunge l’apice tra gli anni ‘90 e i primi anni duemila. Squadre e periodi indimenticabili, stagioni segnate dalla presenza di campioni che hanno fatto la storia del calcio internazionale.
Anni in cui a giocarsi lo Scudetto erano Milan, Inter, Juventus, Roma, Lazio, Fiorentina… e Parma. E furono proprio gli uomini di Malesani, con un campionato a cui ormai non potevano più chiedere nulla, a dominare l’allora Coppa Uefa e a portare a casa una vittoria memorabile. L’ultima volta per una squadra italiana. Era il 12 maggio 1999. Una data che a Parma, qualcuno, non dimenticherà più.
Buffon; Thuram, Sensini, F.Cannavaro; D.Baggio, Boghossian; Fuser, Veron, Vanoli; Crespo, Chiesa. Questo l’11 guidato da Malesani nella finalissima del Luzniki di Mosca davanti a 62mila spettatori, contro il più quotato Olympique Marsiglia, che in semifinale aveva battuto il Bologna.
Il primo tempo della finale di Coppa Uefa tra Parma e Marsiglia
Gli emiliani non partono bene e si portano dietro la classica ansia da finale. I francesi invece, nonostante quattro pesanti assenze per squalifica (Gallas, Luccin, Ravanelli e Dugarry), trovano più spazi, senza però mai impensierire veramente la retroguardia del Parma. Tuttavia a volte serve soltanto un episodio per alleggerire gambe e testa. E si materializza al minuto 26, quando Blanc appoggia di testa un retropassaggio per Lemasson. Il passaggio è debole, lento, corto. Tanto basta ad Hernan Crespo per arrivare a tutta velocità, anticipare il portiere e scavalcarlo con un mrobido tocco di destro.
Un pallonetto che finisce oltre la linea di porta. L’episodio chiave che cambia tutto il corso della partita. Il Parma continua ad attaccare e dopo soltanto 10′ trova il raddoppio con Paolo Vanoli su assist di Diego Fuser. Un colpo di testa preciso ad altezza dischetto che finisce alla sinistra di Lemasson. 2-0 all’intervallo.
Il secondo tempo
Nei successivi 45′ non cambia nulla. Sempre il Parma a fare la partita, col Marsiglia che non trova sbocchi. Prima Lilian Thuram e poi Chiesa rischiano di segnare il 3-0. Ma è soltanto il preludio di ciò che avviene al 55′. Sebastián Verón crossa al centro a cercare Crespo, che fa la magia. Non interviene e si lascia passare sotto le gambe il pallone, mettendo fuori tempo la difesa. Passa un attimo tra l’impatto della palla sul piede di Enrico Chiesa e il gol. Il tiro è potente, preciso, rabbioso e convinto. La rete del 3-0 che chiude i giochi è realtà. Quella che permette a Chiesa di diventare anche il miglior marcatore della competizione con 8 gol.
Ormai l’inerzia della gara è tutta a favore degli emiliani. Solo al 70′ arriva la prima vera palla gol del Marsiglia con Titi Camara, che chiude troppo il sinistro e sfiora il palo a Buffon battuto. Resta il tempo per un’altra occasione gialloblù, in cui Crespo si divora un gol a porta spalancata, dopo che una punizione deviata da Lemasson finisce sul palo e torna in campo sul sinistro dell’attaccante argentino.
Poco male. Nei cuori gialloblù la festa è già iniziata. Si attende soltanto l’ufficialità dell’arbitro per sprigionare la gioia. Il Marsiglia va più per inerzia che per convinzione, sapendo che contro quel Parma, quella sera, c’è poco da fare. Triplice fischio ed esplosione di gioia. Il Parma vince la Coppa Uefa, la seconda dopo quella del 1995 ai danni della Juventus di Lippi.
Una serata di grande calcio, per l’Italia ma soprattutto per i parmensi.
Sembra passata un’eternità, e in effetti 24 anni non sono pochi. In mezzo ci sono stati un doloroso fallimento e una lenta ma storica risalita dalla Serie D alla Serie A (prima squadra italiana ad aver conquistato tre promozioni consecutive). Chissà che un giorno, in un futuro forse lontano, il tifo gialloblù non possa rivivere serate come quel 12 maggio. Se non altro, per chi c’era, quei momenti, quella squadra, quel calcio, potranno continuare a vivere nel cuore e nella mente per l’eternità.