Dries Mertens, il belga più napoletano di sempre

La storia di uno straniero che ha conquistato i cuori dei napoletani

Il 24 giugno 2013 arriva nel Napoli di Benitez un attaccante belga 26enne. Nessuno in quel momento si immagina che sarebbe diventato uno dei giocatori più amati di sempre della tifoseria azzurra.

Un amore profondo e reciproco con la città, tanto da chiamare persino il suo primogenito Ciro Romeo. E la tifoseria non ha mai smesso di dimostrargli tutto l’affetto di cui è capace, dedicandogli addirittura uno dei cori che fu di Diego Maradona: “Olè olè olè olè, Ciro, Ciro”.

Ma non è tutto. Nessuno, quel 24 giugno 2013, poteva immaginare di trovarsi di fronte al futuro capocannoniere della storia del Napoli: 113 in campionato, 7 in Coppa Italia, 28 nelle coppe europee, per un totale di 148 reti complessive. Un’enormità se si pensa al ruolo che il più delle volte ha ricoperto in carriera il folletto belga.

L’esordio di Mertens al Napoli: gli anni di Benitez

Nelle prime due stagioni nel calcio italiano, Dries Mertens gioca infatti solo ed esclusivamente come esterno d’attacco, alternandosi con Lorenzo Insigne. Arrivano subito una Coppa Italia e una Supercoppa italiana, segnando in due stagione 13 e 10 gol. Bottino non male per un esterno quasi mai titolare.

Le sue qualità sono sotto gli occhi di tutti. Dries è estroso, fantasioso, originale: la rapidità tra il pensiero della giocata e la sua esecuzione gli permettono di fare grandi cose anche da subentrante. Risulta essere spesso l’arma in più del Napoli a partita in corso.

Gli anni di Sarri: la consacrazione definitiva

Nella stagione 2015/16 arriva un nuovo allenatore: Maurizio Sarri. Ex impiegato di banca, il tecnico toscano ha fatto tanta gavetta prima di arrivare sotto al Vesuvio: è un insegnante di calcio più che gestore. Arrivato tra lo scetticismo generale, non viene subito apprezzato dalla gente e dalla critica visti i primi risultati negativi della squadra. E anche qui, nessuno poteva sapere che sarebbero iniziati tre anni meravigliosi dell’era De Laurentiis. Anni in cui il Napoli ha incantato l’Italia e l’Europa, ricevendo elogi da ogni dove.

Perché la bellezza era l’ideale di Sarri, e come tutte le cose belle, richiede tempo. Lo stesso vale per Mertens, che nella prima stagione col tecnico gioca soltanto sei partite da titolare, realizzando comunque 11 gol stagionali (5 in Europa League).

Ma si sa, la vita riserva sorprese inaspettate. Una serie di coincidenze, di giri, di episodi, regalano occasioni che quando capitano, bisogna sfruttare. E per far diventare Mertens il miglior marcatore all-time del Napoli, di cose ne sono successe.

Prima la cessione di Gonzalo Higuain alla Juventus per 90 milioni, poi l’arrivo di Arkadiusz Milik per sostituire l’argentino, che non dà ulteriore spazio al belga. Il polacco però, dopo un’ottima partenza, si infortuna gravemente al ginocchio in nazionale. Il centravanti titolare del Napoli resterà fuori mese e il Napoli ha bisogno di trovare una soluzione. Mertens “falso nove”? Sì, probabilmente la più grande intuizione di Maurizio Sarri.

Tripletta al Cagliari, una settimana dopo poker al Toro, tre anche al Bologna. In 22 giornate di campionato Mertens segna quasi sempre. Tre doppiette, due triplette, un poker. 28 gol (due su rigore) e 9 assist. È l’anno in cui il Napoli di Sarri raggiunge l’apice della bellezza. E per la prima ed unica volta, Dries Mertens viene inserito nella lista tra i 30 candidati al Pallone d’Oro.

Al termine della stagione 2016/17, saranno 34 i gol totali (28 in campionato). Nind qualcosa di incredibile per un giocatore delle sue caratteristiche. È qui che si cementa definitivamente la storia d’amore tra il belga e il popolo napoletano. Storia d’amore che poteva coronarsi con la vittoria dello Scudetto nel 2018/19 (che continua a far discutere), ma i clamorosi 91 punti del Napoli non sono bastati.

Sono comunque gli anni in cui Mertens ha regalato delle perle storiche, di quelle che soltanto i campioni che danno del tu al pallone riescono a regalare. Si consiglia la visione dei gol al Genoa, alla Lazio e al Torino, per citarne alcuni.

Tuttavia non serve un trofeo per farsi volere bene. I napoletani donano amore quando lo ricevono, e la parole e i gesti di Mertens nei confronti della sua tifoseria non sono mai mancati. Ciro Mertens, però, non ha ancora finito, e da grande professionista, continua a macinare giocate e gol, nonostante gli anni e il minutaggio che inizia a ridursi, soprattutto dovuto agli infortuni.

Gli anni di Ancelotti, Gattuso e Spalletti

Dopo l’addio di Sarri, arriva Ancelotti e Mertens continua a macinare gol. Saranno 16 a fine campionato e 19 totali in stagione. Con Gattuso saranno 16 e 10 complessivi, ma il minutaggio non è più quello di un tempo. Infortuni vari, l’arrivo di Osimhen, non permettono a Mertens di giocare con continuità. Eppure, il folletto belga resta sempre uno degli uomini più pericolosi. La sua presenza è sempre fastidiosa per gli avversari, la sua fantasia è leggendaria. Sarà infatti con Gattuso, a giugno del 2020, dopo l’interruzione della stagione per Covid, a battere il record di reti all time della storia azzurra, durante il ritorno della semifinale di Coppa Italia contro l’Inter.

Con Spalletti avrà ancora meno spazio, ma sarà lui il faro del Napoli nei mesi a cavallo tra il 2021 e il 2022, quando una serie di infortuni decima la squadra del tecnico di Certaldo. Negli ultimi mesi, però, viene impiegato sempre meno, forse non meritandolo. Il Napoli anche stavolta è vicino allo Scudetto, ma si perde nelle battute finali.

Nell’estate 2022 termina la sua esperienza in maglia azzurra, dopo 9 stagioni, 397 presenze e 148 gol complessivi. Torna spesso a Napoli per svago, perché non riesce a stare lontano dalla città con cui condivide un legame profondo. Perché, come dice il detto: “quando si viene a Napoli si piange due volte, quando si arriva e quando si parte”. Per questo, qualche volta, il belga più napoletano di sempre, sente il bisogno di tornare.

 

 

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