Da quando i campionati sono ricominciati, dopo la pausa Mondiale, in Premier League non si fa altro che parlare di Marcus Rashford. L’attaccante inglese è letteralmente ‘on fire’ e se ora il Manchester United è in corsa su più fronti, sicuramente lo deve alle super prestazioni del suo numero 10. Dopo stagioni deludenti a livello personale e di squadra, l’arrivo di Ten Hag si è rivelato l’antidoto più efficace per riaccendere il suo talento, a sua volta prezioso per far tornare i Red Devils dove meritano di stare, dopo anni di buio. Rispolveriamo insieme il percorso fatto finora dal classe ’97: il debutto da sogno, le difficoltà e la tanto attesa rinascita.
Doppio esordio da record: meglio di Best e Rooney
Dopo circa 10 anni trascorsi nelle giovanili del club più vincente d’Inghilterra, Louis Van Gaal decide di aggregarlo in prima squadra nella stagione 2015-16. Il suo esordio tra i professionisti è di quelli difficili da dimenticare. Arriva in Europa League, nel match casalingo contro il Midtyilland, quando subentra all’infortunato Martial e realizza una doppietta. Diventa così il più giovane calciatore nella storia dei Red Devils a segnare in una partita europea a soli 18 anni e 117 giorni, battendo il precedente record della leggenda George Best (18 anni e 158 giorni).
Passano appena tre giorni, altro debutto e altra doppietta, questa volta in Premier League contro l’Arsenal. Il 20 marzo decide il derby di Manchester facendo registrare un nuovo record: è il più giovane marcatore dello United in questa stracittadina, superando il suo compagno di squadra e capitano Wayne Rooney. Un doppio debutto da sogno, tanto da creare subito un grande entusiasmo tra i tifosi che lo considerano un predestinato.
Successivamente riesce ad affermarsi come titolare e comincia a segnare con più frequenza, fornendo anche diversi assist. Si fa apprezzare per la sua velocità e duttilità, doti che gli permettono di spaziare su tutto il fronte d’attacco. Contribuisce, sotto la guida di José Mourinho, alla vittoria dell’Europa League 2016-17. Cresce e migliora sempre di più, fino a siglare ben 43 reti, oltre a 27 passaggi vincenti, in due stagioni (2019-20 e 2020-21).
L’insostenibile pesantezza di un rigore
Con la maglia dell’Inghilterra la musica non cambia. Marcus Rashford debutta in Nazionale maggiore a 18 anni, in occasione dell’amichevole contro l’Australia, trovando la gioia personale dopo appena 135 secondi dall’inizio del match. Viene inserito dal CT Roy Hodgson nella lista dei 23 partenti per l’Europeo in Francia e fa il suo esordio in partite ufficiali il 16 giugno 2016, nel match contro il Galles. Anche in questo caso stabilisce un primato: diventa il calciatore più giovane di sempre a scendere in campo in un Europeo con la nazionale dei ‘Tre Leoni’.
Rientra tra i convocati per il Mondiale in Russia nel 2018 e per l’Europeo 2020, svoltosi l’anno successivo a causa della pandemia. Durante questo torneo, il CT Southgate lo impiega sempre da subentrante e lo seleziona come terzo rigorista nella finale contro l’Italia. Purtroppo sbaglia il tiro dagli 11 metri, colpendo in pieno la base del palo, e la sua Nazionale vede sfumare la ghiotta occasione di sollevare il trofeo in casa, a Wembley. Viene ingiustamente sommerso di critiche e insulti, molti dei quali a sfondo razzista, al pari dei suoi compagni Sancho e Saka, autori degli altri due errori.
A volte, non centrare il bersaglio dal dischetto può essere davvero fatale e compromettere il resto della carriera di un giocatore. Infatti durante la stagione successiva cala vistosamente, non raggiungendo mai la condizione fisica ottimale. Gioca appena 1235 minuti in Premier League e segna la miseria di 4 gol. Perde il posto da titolare sia nel club che in Nazionale, venendo scavalcato nelle gerarchie da calciatori più in hype e con voglia di emergere. L’allenatore dei Red Devils Ralf Rangnick arriva a non considerarlo incedibile: un duro colpo per uno che gioca nella squadra della sua città natale, di cui è tifoso sin da bambino.
La fondamentale ‘cura Ten Hag’
Fortunatamente con l’arrivo di Erik Ten Hag sulla panchina dello United, la stella di Marcus Rashford torna a illuminare l’Old Trafford. Dopo una discreta prima parte di stagione, la pausa Mondiale restituisce alla Premier League un giocatore completamente rinato. Da quando è tornato dal Qatar, dove ha segnato 3 gol pur partendo quasi sempre dalla panchina, è diventato incontenibile contribuendo con 16 gol in 18 partite al grande momento dei Red Devils, che in campionato sono risaliti a 3 punti dal City, hanno eliminato il Barcellona in Europa League e oggi si giocano il primo titolo della stagione, la Coppa di Lega contro il Newcastle. L’inglese sta vivendo il miglior periodo della sua carriera, grazie sia ad uno stato psicofisico impeccabile, sia alla collocazione in campo, dove ormai viene stabilmente impiegato come ala sinistra nel 4-2-3-1.
Le statistiche
Le 16 reti segnate dopo la pausa (nessuno ha fatto meglio) sono arrivate con appena 53 tiri, di cui 29 in porta, per un totale di 8.56xG. Avrebbe dovuto segnare 8 gol, ne ha segnati 16. Nella classifica marcatori è attualmente terzo, dietro all’inarrivabile Haaland, a 3 lunghezze da Kane e a pari merito con Toney. I suoi gol, inoltre, hanno un peso specifico fenomenale per il Manchester United. È difficile dare un peso a una marcatura all’interno di una partita, ma nessuno nella storia della Premier ha una percentuale migliore della sua in quanto a gol “per vincere la partita” (30 dei suoi 73 gol in Premier League hanno portato a una vittoria). Una statistica che evidenzia ancora di più come il numero 10, al contrario di quello che spesso gli veniva imputato, sia un giocatore consistente, quelli che banalmente chiamiamo campioni o top player.
Non dimentichiamoci la sua età: 25 anni. L’impressione è che possa dimostrare ancora tanto, magari riscrivendo altri record. E magari chissà, regalando tanti trofei al suo amato club.
Ad Old Trafford lo sanno bene: con un Marcus Rashford così, sognare non è mai abbastanza.