Indossare la maglia numero nove non è mai facile. Hai il peso dell’attacco sulle spalle. A Firenze, poi, lo è ancor meno. Basta guardare la storia: Stefano Borgonovo, Gabriel Omar Batistuta, Christian Riganò, Alberto Gilardino. E ancora, più di recente, Nikola Kalinic e Dusan Vlahovic.
Oggi, quella maglia è sulle spalle di Arthur Cabral.
IL 9 DELLA FIORENTINA
Arrivato nella capitale mondiale dell’arte con un compito arduo, sostituire l’attuale centravanti della Juventus, il venticinquenne brasiliano arriva alla corte di Commisso e della Fiesole nell’inverno di dodici mesi fa. Il mittente è il Basilea, dove Re Artù (questo il soprannome circolante a Firenze) aveva sin lì collezionato 27 gol in 31 partite tra Super League, Coppa di Svizzera e Conference League.
Un approdo, comunque, non troppo vincolato alla partenza di Vlahovic: la Fiorentina, infatti, era sulle sue tracce già da un anno e mezzo. A colpire, le sue caratteristiche: forza fisica, potenza ma anche tecnica e mobilità in zona offensiva. D’altronde, s’ispira al collega di reparto del Porto e dello Zenit San Pietroburgo Hulk, esulta mostrando i muscoli come lui e la cattiveria agonistica se la porta nelle vene. Così come l’istinto del gol: a sedici anni decide la finale di Coppa di Brasile Cearà-Tupi.
I NUMERI ALLA FIORENTINA
Arrivato in Italia fresco di prima convocazione con la nazionale verdeoro, la sua seconda parte di stagione 2021-2022 in Serie A ha detto poco: quattordici uscite, due gol e due assist. Si parlava di eredità pesante, quella da raccogliere da Vlahovic, e di un confronto impietoso per il brasiliano. Oggi, invece, dopo 21 partite disputate le reti sono sei cui si somma un assist. In Europa, in nove partite della fase a eliminazione Cabral ha gonfiato cinque volte la rete. Un altro gol era arrivato nelle qualificazioni ai gironi. In entrambi i casi, la doppia cifra non è lontana e ricongiungerebbe il brasiliano con quanto di routinario avveniva in Svizzera, in maglia rossoblu: 106 partite e 66 reti totali, quota dieci sempre superata.
In maglia viola, il 9 lavora in coppia con Jovic e produce tanto di buono soprattutto in Conference League. Dove i viola vanno forte: superato il girone ed eliminato il Sivasspor, ai quarti di finale ci sarà il Lech Poznan.
DICONO DI LUI
Lo scorso autunno i dubbi, però, erano ancora tanti. Vincenzo Italiano gli preferiva spesso il serbo, relegandolo in panchina e destinandogli troppi pochi minuti per fare progressi. Il Corriere fiorentino scriveva a fine novembre che “il suo rendimento, non è mai stato all’altezza”.
Sei giorni fa, dopo la vittoria di Cremona, l’allenatore gigliato ha detto di Cabral: “Finalmente ha messo le scarpe giuste (ride ndr.), le ha trovate e speriamo non si consumino. Anche Jovic sta trovando la rete spesso rispetto all’inizio. Ci alleniamo, lo facciamo bene, la rifinitura è attenta. Dobbiamo continuare così”. Capito, King Arthur?