L’Atalanta non si sente a casa

Già nella stagione scorsa i nerazzurri hanno raccolto molto di più lontano da Bergamo, anche quest'anno è tanta la fatica al Gewiss Stadium

gasperini atalanta

Dicono che quando si torna a casa è tutta un’altra cosa. Persino quando si viene da una vacanza. Lo dicono ma c’è qualcuno pronto a smentirlo. O meglio, a dimostrare che non è cosi comodo rincasare. E’ il caso dell’Atalanta di Giampiero Gasperini,

I NUMERI DELL’ATALANTA A BERGAMO

Il trend casalingo della Dea preoccupa già dalla scorsa stagione. Quando su trentotto partite furono soltanto venti i punti raccolti a Bergamo e ben trentanove quelli ottenuti in trasferta. Il doppio. Per una classifica finale che recitò ottavo posto, primo anno fuori dalle coppe europee dopo le glorie di Champions e obiettivo rifondazione, se non tecnica (perché Gasperini è rimasto) almeno nell’organico e nello spirito di gioco.

Cedendo big come Freuler e Romero, salutando Miranchuk, Carnesecchi, Gollini e Pessina, e acquistando Lookman, Holjund, Ederson e Soppy, il mercato estivo dell’Atalanta del Gasperini VII ha fatto pensare a un nuovo corso. In parte visto negli exploit dell’ex Leicester con la maglia numero 11 e del danese in maglia 17.

Ma dentro le mura casalinghe dell’elegante Gewiss Stadium, il cui restyling continua verso la definitiva ristrutturazione a 25mila posti per il 2024, le difficoltà sono ancora ben presenti. I bergamaschi, in trasferta, sono ad oggi la terza forza del campionato dietro a Napoli e Lazio con 27 punti conquistati. Negli occhi dei più attenti osservatori delle partite c’è, per esempio, proprio la sfida dell’Olimpico contro i biancocelesti dell’8 gennaio scorso.

In casa, invece, il ruolino di marcia è ben più magro. La Dea è nona con soli 21 punti e vittorie spesso arrivate senza convincere fino in fondo. Anche contro rivali di caratura inferiore come Empoli e Sampdoria, uscite da Bergamo sconfitte con più di qualche rammarico.

IL PESO E LE CONFERME DELLA SCONFITTA CON IL BOLOGNA

Se questa è la Serie A del “ciapa no” per la corsa Champions, l’Atalanta è sicuramente la prima ad esservi iscritta. Nel gioco dei bergamaschi ci sono qualità di palleggio e aggressività offensiva (anche se non nel formato macchina da gol delle scorse annate) ma troppe volte è mancata la continuità dentro la singola partita e tra una gara e l’altra. Al netto della qualità di Holjund, Boga, Lookman, De Roon. A prescindere dall’avversario, oltretutto.

“I punti di distacco dalla Champions pesano, non è facile recuperare. Dobbiamo fare il massimo a ogni partita, se facciamo filotto possiamo riagganciarci”, aveva detto il tecnico dopo il successo sull’Empoli del 17 marzo. Ma la continuità sperata anche nelle prestazioni dei singoli fatica ad arrivare. Uomini chiave del vecchio corso gasperiniano come Muriel e Zapata sono oggi dei punti interrogativi sempre più fissi, scalzati dai nuovi innesti.

Dopo il pesante ko rimediato sabato scorso in casa dal Bologna, Gasperini ha detto che “in questo momento abbiamo difficoltà di organico”. De Roon ha aggiunto che “ci sono tanti elementi nuovi e abbiamo bisogno di crescere”.

Gli incastri mancano anche a livello tattico. Con il Bologna si è capito una volta in più. Complici sì le assenze di Toloi e Ruggeri e l’infortunio in corsa di Pasalic, ma nonostante anche le modifiche d’assetto della ripresa con gli innesti di Zapata e Demiral.

IL RISCHIO OSSESSIONE

La prossima gara è a casa della Fiorentina, una squadra tra le più in forma del momento con dieci risultati utili consecutivi tra campionato e coppe (l’1-1 con lo Spezia poteva essere la decima vittoria di fila), e l’unica certezza con cui affrontarla è la capacità di comportarsi da animale da trasferta ancora una volta. Mentre il periodo di transizione generale dell’Atalanta continua e mostra i segni più evidenti nelle partite casalinghe. A casa sua i bergamaschi giocano da troppo tempo in uno “spazio limbo”, l’ha chiamato La Gazzetta dello Sport.

Il rischio ossessione è presente da tempo nella testa del Gasp. Che fatica a trasmettere fiducia ai suoi anche nei momenti clou, come poteva essere sabato scorso dopo i passi falsi delle milanesi di venerdì. Sfociando in un pericoloso senso di appagamento che però appare inspiegabile oltre che in termini assoluti anche in questa situazione di corsa ai posti Champions, e anche nella stagione in cui gli atalantini devono tornare in Europa.

Perché se quando la formazione nerazzurra poteva sognare in grande ma Gasperini manteneva tutti con i piedi per terra, declinando ogni aspirazione Scudetto, adesso la situazione è totalmente diversa e l’obiettivo di rientrare almeno in Europa League non può essere ignorato. Ad aprile, dopo i viola, ci saranno le sfide con Roma e Torino altrettanto ostiche.

Se, forse, è ancora presto per fare ipotesi e pronostici sul futuro in panchina, l’Atalanta ha bisogno di sterzare. Un po’ come le concorrenti, certo, ma forse di più per via della piena disponibilità settimanale a preparare la gara del fine settimana. Vedasi il caso Lazio con Sarri dopo la ricercata uscita dalla Conference League e dei vantaggi scaturiti in campionato per trovare la quadra. Quella che, a livello tattico, tecnico e di rendimento, manca da troppi mesi all’Atalanta di Gasperini.

Leggi anche:

Stiamo sottovalutando Thiago Motta come allenatore?

Lascia un commento